/ Consiglio Valle Comuni

Consiglio Valle Comuni | 25 gennaio 2022, 08:00

Il giardino del Colle on the road

Siamo tutti stanchi di fronte alla corsa rumorosa di tanti aspiranti ad un settennato che vale tre consolati dell’antica Roma

Il giardino del Colle on the road

La famosa “beaten generation” che ha ispirato Jack Kerouac (… “Se cerco di girarmi l’universo si gira con me e dall’altra parte del’universo non va affatto meglio”…) torna a ballare nel concerto finale del giardino d’Italia, fiorito sin dal primo compleanno della Repubblica. 

Siamo tutti stanchi di fronte alla corsa rumorosa di tanti aspiranti ad un settennato che vale tre consolati dell’antica Roma. La carica in sé è pesante, i corridoi del potere sono sempre più stretti e non sarà facile guidare l’Italia senza configgere con una politica litigiosa ed inconcludente.

Ed è una politica immersa nei palazzi romani, dove l’aristocrazia occupa ancora uno spazio che ricorda le classifiche elaborate sotto il pontificato di Urbano VIII° con i famosi Orsini e Colonna, con le famiglie papali dei Boncompagni, Borghese, Barberini e con famiglie che ancora oggi vantano 300 anni di nobiltà.

La democrazia repubblicana deve abbracciare anche pezzi di storia antica, di poteri consumati all’ombra dei palazzi che contano, quelli della burocrazia, della finanza, delle grandi opportunità. La presidenza è molto importante, ma non è fondamentale, però è un cardine che regge le nostre Istituzioni. Ben 12 Presidenti si sono avvicendati sul Colle più alto, ma hanno inciso poco sulle sorti del Paese, perché in Italia comandano tutti, persino quelli che hanno perso le elezioni e che invocano il senso dello Stato.

Certo, abbiamo avuto esempi encomiabili di capi dello Stato, ma Essi hanno lasciato solo il ricordo di Presidenti galantuomini. Il ruolo della Presidenza è sempre più distante dal processo decisionale che la stessa Costituzione affida al Parlamento della Repubblica, ma che in effetti promana dal Governo, dalla decretazione d’urgenza e dai voti di fiducia. Qui, nei palazzi di Montecitorio, di Madama e di Chigi, si mettono in gioco i veri interessi della Nazione, ma si mescolano anche giochi politici e cambi di rappresentanza che tolgono margine ai partiti tradizionali. La gente è, così, disorientata e non va neanche più a votare come è accaduto proprio nella capitale per il seggio lasciato libero da Gualtieri dove ha votato solo 11% di elettori.

La gente è delusa dalla politica ed anche l’elezione del nuovo Inquilino, chiunque esso sia, non sposterà l’astensione che è un deficit di democrazia. Il tredicesimo Presidente andrà a stare in un palazzo che fu occupato dalla Chiesa, dal Regno e poi, dopo secoli, dalla Repubblica che non ha mai perso la traccia del Regime e che ancora oggi stenta a decollare verso il futuro, verso l’Europa. Troppe parole sono andate perse durante la pandemia e tra di esse la “libertà”, la “responsabilità”.

Libertà per se stessi, ma anche per gli altri: tutte le parole hanno un perché. Alcuni voteranno anche nel parcheggio di Montecitorio in modalità drive in: “grandi elettori” in un piccolo parcheggio. Il teatro romano proseguirà le sue recite perché non ha mai chiuso i battenti; Roma andrà oltre con i carnevali e con le feste di rito; proseguirà come sempre la fioritura nel giardino del Colle ed il popolo italiano continuerà a remare verso il futuro.

Jean-Louis Lebris de Kérouac, meglio conosciuto come Jack Kerouac diceva: “Le grandi cose non si compiono da parte di coloro che cedono alle tendenze e le mode e l’opinione popolare”.

gianfrancofisanotti@gmail.com

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore