Chi sono i radioamatori? "I radioamatori sono degli appassionati sperimentatori, senza finalità di lucro, del mezzo radio e delle radiocomunicazioni. La loro storia nasce con Guglielmo Marconi e si protrae fino ai giorni nostri, malgrado Internet". Risponde Sergio Jotaz, presidente dell'associazione. In tutto il mondo vi sono associazioni riunite nell’International Amateur Radio Union (IARU). In Italia esiste, dai tempi dei pionieri, l’ARI-Associazione Radioamatori Italiani della quale fa parte la Sezione Valle d’Aosta.
"Il fatto di comunicare con persone di altri paesi nel mondo, altre culture, seguendo la propagazione delle onde radio riflesse dalla ionosfera - aggiunge Jotaz (nella foto) - è un hobby intelligente che fa crescere, a chi lo pratica, la conoscenza tecnica delle telecomunicazioni, la cultura personale, la conoscenza delle lingue di altri popoli".
La sperimentazione, basata anche su apparati autocostruiti, oggi si spinge anche nello spazio con satelliti dedicati e con stazioni che usano la Luna come riflettore di segnali per collegamenti EME (Earth-Moon-Earth).
L’attività radioamatoriale è classificata a livello internazionale come un servizio che prevede dei diritti e dei doveri ben precisi. Ad esempio, negli eventi di calamità naturali (inondazioni, incendi, terremoti) i radioamatori, fin dagli anni ’50 del secolo scorso, sono sempre stati in prima linea per aiutare e, talvolta sopperire, alla carenza di comunicazioni (come nell’alluvione del 2000).
Queste storiche esperienze portarono, nel 1985, l’allora ministro Giuseppe Zamberletti, a emanare un’ordinanza (n. 782 del 7 marzo) dove fu disposto che tutte le Prefetture Italiane, il Ministero dell’Interno e il Dipartimento della Protezione Civile, fossero collegate tramite stazioni in onde corte e ultracorte (HF-UHF) Radioamatoriali, mantenute attive e gestite da radioamatori, allo scopo di garantire le telecomunicazioni di emergenza in caso di totale disfunzione della rete telefonica standard.