Si è sviluppata, perfezionata e conclusa tra luglio e agosto l'iniziativa della Usl della Valle d'Aosta nei confronti del medico ospedaliero Livio Leo, sino a un mese fa direttore della struttura ospedaliera di Ostetricia e Ginecologia. Oggi il reparto è diretto dal ginecoloco Stefano Mosca, perchè a luglio rientrato dalle ferie Leo si è visto recapitare una raccomandata che lo avvisava della revoca del primariato con esecutività immediata; è stato sollevato dall'incarico a seguito della condanna comminatagli l'ottobre scorso al termine dell'udienza preliminare al tribunale di Aosta su presunti illeciti nel concorso per medici ginecologi promosso dall'Usl della Valle d'Aosta nella primavera del 2018; le indagini erano state coordinate dal pm Luca Ceccanti.
Dei sei imputati, cinque erano stati assolti e il 57enne Livio Leo condannato dal gup Giuseppe Colanzingari a dieci mesi di reclusione (con sospensione condizionale della pena) per abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio.
Leo era presidente della commissione giudicatrice degli esaminandi, ha fatto ricorso in Appello, la data del processo di secondo grado non è ancora stata fissata ma in questi mesi la Usl ha avviato l'iter che ha portato alla revoca dell'incarico di primario, nonostante il reato di cui è incolpato Leo sia di natura amministrativa e non professionale ovvero non di natura medico-sanitaria (per il quale è possibile il decadimento del primariato anche in caso di reato colposo).
Secondo gli inquirenti durante il concorso erano stati favoriti i quattro candidati finiti a giudizio, che conoscevano Leo e che con lui avevano già curato pubblicazioni scientifiche. Erano stati gli unici a superare la prova, dalla quale erano rimasti esclusi altri tre ginecologi che hanno contestato l'esito. L'ipotesi di abuso d'ufficio riguardava la presunta violazione della legge in merito alla tipologia di prova scelta, che sarebbe dovuta consistere in una serie di quesiti a risposta aperta e non in un test con 50 domande a risposta multipla. La rivelazione di segreto d'ufficio deriva dall'ipotesi che le domande fossero arrivate prima della prova ai quattro candidati imputati, che avevano poi realizzato punteggi attorno a 27/30.
Il fascicolo era stato aperto nei primi mesi del 2018, a seguito di un esposto dell'allora assessore regionale Emily Rini che a sua volta era venuta a conoscenza dell'accaduto da un articolo di Aostacronaca.it.