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CRONACA | 07 agosto 2021, 08:00

Non voleva ucciderlo ma placarne l'ira; assolto Remo Quendoz per la morte di Rachid Oussalam fuori da un bar a Charvensod

Il 50enne marocchino aveva perso la vita nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2018, fuori dal bar-ristorante 'Locanda da Mami' a Charvensod; per il giudice fu leggitima difesa di un uomo disarmato contro un altro armato di un oggetto tagliente

La collutazione avvenne all'esterno del locale 'La locanda da Mami' a Charvensod

La collutazione avvenne all'esterno del locale 'La locanda da Mami' a Charvensod

Su richiesta del pm Francesco Pizzato e dopo aver confrontato testimonianze e perizie mediche, il giudice del tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari ha archiviato il fascicolo per omicidio preterintenzionale a carico di Remo Quendoz, muratore di 48 anni di Charvensod che era stato indagato per la morte di Rachid Oussalam, suo vicino di casa.

La sentenza sull'opposizione alla richiesta di archiviazione (inoltrata dai legali della famiglia di Oussalam) è stata depositata venerdì 6 agosto; Quendoz era assistito dai legali piemontesi Fabrizio Voltan e Danilo Pastore.

Il 50enne Rachid Oussalam aveva perso la vita nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2018, fuori dal bar-ristorante 'Locanda da Mami' a Charvensod, dove era stato protagonista di una lite con Quendoz e poi era caduto a terra.

Alla base della richiesta del pm Francesco Pizzato di chiudere il fascicolo e pertanto archiviare le accuse a Quendoz ci sono tre elementi, fortemente ribaditi in udienza dall'avvocato Voltan e ritenuti fondamentali anche dal giudice: la "difficoltà di riferire specificatamengte la condotta di Quendoz alla volontà di un atto diretto a procurare percosse o lesioni", l'assenza di "un nesso causale in termini di elevata credibilità razionale tra la condotta di Quendoz e la morte di Oussalam" e la "sussistenza di presupposti per la scriminante della difesa legittima".

Dagli accertamenti fatti svolgere dalla procura era emerso che il tasso alcolemico della vittima era di 1,12 g/l mentre quello dell'imputato, misurato in ospedale un paio d'ore dopo i fatti, di 0,32 g/l.

Persona abitualmente equilibrata e poco aggressiva, quella sera invece Oussalam alterato dall'alcool aveva iniziato a inveire contro gli avventori del locale chiedendo rispetto per la fede mussulmana; poi aveva rotto un tavolino e lanciato in aria degli zaini di Quendoz ed era uscito. A quel punto anche Quendoz era uscito dal locale asserendo di "conoscere  il marocchino e di poterlo calmare" hanno riferito i testimoni. Oussalam però aveva rotto un boccale in vetro portando la parte tagliente rimastagli in mano al collo di Quendoz per poi ferirlo al volto con il vetro facendogli uscire molto sangue e provocando la frattura di ossa nasali. Era seguita una breve collutazione, il marocchino era caduto a terra urtando violentemente il capo e morendo poco dopo.

Che sia stata una spinta per allontanarlo a far cadere il marocchino è assai probabile, mentre il giudice, concordando con la tesi della difesa retta dalla perizia medico-legale e dalle testimonianze dei presenti alla collutazione, ha escluso che Quendoz possa aver sferrato un pugno al viso del suo contendente ma abbia unicamente cercato di immobilizzarlo o di tenerlo lontano da sé e che la sua reazione fu "proporzionata all'ingiusta offesa". Fu dunque leggitima difesa di un uomo disarmato contro un altro armato di un oggetto tagliente. 

patrizio gabetti

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