Un giallo con un solo sospettato. Un delitto atroce quello di Cogne, uno di quei fatti di cronaca rimasti impressi nel ricordo collettivo.
Nella quarta puntata di 'Ossi di Seppia. Il rumore della memoria' dal 2 febbraio in esclusiva su RaiPlay, vengono ripercorsi proprio quei fatti e la narrazione mediatica che ne fu fatta. Samuele, appena tre anni, viene rinvenuto nel letto dei genitori con la testa fracassata da diciassette colpi inferti con inaudita violenza, presumibilmente con un mestolo da cucina. L’arma del delitto non è stata mai rinvenuta. Tutto il circo mediatico inizierà a girare attorno ad Annamaria Franzoni, da subito nel mirino degli inquirenti. Così la ferocia dell’infanticidio, consumato il 30 gennaio 2002, dominerà le pagine dei giornali per un lunghissimo periodo di tempo.
A parlarne, nella nuova puntata di 'Ossi di Seppia', è Stefano Balassone, esperto e studioso dei mass-media, in un racconto che descrive, già molti anni prima dell’avvento dei social, il ruolo dei sistemi di comunicazione di massa per alcuni fatti di cronaca. L’attenzione di giornali e talk show per il delitto di Cogne infatti è stata tale da trasformare gli apparecchi televisivi, nelle case degli italiani, in finestre dalle quali sbirciare in modo quasi ossessivo ogni particolare legato alla tragedia.
'Ossi di Seppia. Il rumore della memoria' racconta quegli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi trent’anni della storia italiana attraverso le testimonianze di chi l’ha vissuta. Nelle ventisei puntate un filo intreccia il passato al presente e si fonde proprio nell’impensabile, in quel qualcosa che mai nessuno avrebbe immaginato potesse accadere e che invece finisce per sconvolgere completamente le nostre vite. Un racconto seriale emozionale e immersivo, rivolto alla Generazione Z e ai Millennials, un antidoto per frenare la perdita della memoria collettiva.