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CRONACA | 01 dicembre 2020, 11:20

All'asta a febbraio la villetta Lorenzi-Franzoni a Montroz di Cogne

All'asta a febbraio la villetta Lorenzi-Franzoni a Montroz di Cogne

E' stata fissata per le ore 9 del prossimo 19 febbraio al Tribunale di Aosta la prima asta per la vendita della villetta dei coniugi Lorenzi-Franzoni a Montroz di Cogne, dove Annamaria Franzoni uccise il figlio Samuele Lorenzi di tre anni il 30 gennaio 2002.

La base d’asta è di 835.300 euro; offerta minima fissata a 626.475 euro e rialzo minimo 20.882,50 euro. Si tratta di vendita senza incanto ovvero le offerte dovranno pervenire al tribunale entro le ore 13 del 18 febbraio e il giorno dell’asta, di cui è incaricata l’avvocato e custode del bene Nadine Cunéaz saranno aperte le buste. 

La villa di Montroz era stata pignorata dall'avvocato Carlo Taormina, ex difensore di Annamaria Franzoni. L'ennesimo contenzioso sulla casa, al centro negli anni di perizie tecniche e battaglie passate dalle aule di giustizia ai plastici dei salotti televisivi, ha origine dalla sentenza civile che ha condannato la donna a risarcire Taormina con oltre 275mila euro per il mancato pagamento degli onorari difensivi risalenti ai processi penali, una cifra cresciuta a 450mila nell'atto di pignoramento.

Taormina, assistito dal figlio Giorgio, anche lui avvocato, nei mesi scorsi aveva deciso di agire sull'unico bene concretamente aggredibile, cioè la metà della proprietà immobiliare nella frazione di Montroz dove viveva Franzoni, ora residente sull'Appennino bolognese, che proprio in Val d'Aosta era tornata per qualche giorno dopo aver scontato la condanna a 16 anni per l'omicidio del figlioletto.

Franzoni e Lorenzi, che in questa vicenda sono difesi dagli avvocati Maria Rindinella e Lorenza Parenti del foro di Bologna, si sono opposti all'esecuzione, segnalando alcuni vizi formali e in particolare sostenendo che la villetta, a loro avviso, non è pignorabile perché all'interno di un fondo patrimoniale, costituito a maggio 2009.

Argomento però respinto dal giudice Paolo De Paola che, in un'ordinanza di 12 pagine, si è concentrato sulle motivazioni della costituzione del fondo, fatta da Lorenzi in qualità, all'epoca, di tutore della moglie: Franzoni, infatti, in quel periodo era interdetta a seguito della condanna penale. Secondo il tribunale la nascita dello strumento che consente di vincolare i beni era ricollegabile alla vicenda processuale di Franzoni che, appunto per il suo stato di detenzione, non poteva occuparsi dei bisogni materiali e morali della famiglia. Legato ai bisogni della famiglia è quindi anche il debito contratto con Taormina per l'attività difensiva, in quanto funzionale a ottenere la possibilità, per lei, di ritornare il prima possibile ai suoi affetti. Se il debito ha queste caratteristiche, il fondo, osserva in definitiva il giudice, non può essere motivo di opposizione.


red. cro.

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