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CRONACA | 05 novembre 2020, 18:58

Assolti anche in appello con formula piena l'ex pm Pasquale Longarini, Gerardo Cuomo e Sergio Barathier

Il pm Pasquale Longarini

Il pm Pasquale Longarini

Confermando la sentenza di primo grado "perchè il fatto non sussiste" i giudici della Seconda sezione di Corte d'appello del Tribunale di Milano hanno assolto oggi l'ex pm aostano Pasquale Longarini (oggi giudice a Imperia), l'imprenditore alimentare Gerardo Cuomo titolare del Caseificio Valdostano e l'albergatore e commerciante di Aosta Sergio Barathier dalle accuse di induzione indebita a dare e promettere utilità e, solo Longarini, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Il procuratore generale Fabio Napoleone aveva chiesto di confermare le condanne chieste dalla procura milanese nel processo di primo gradi ovvero tre anni di carcere per Longarini, due per Cuomo e 2 mesi per Barathier.

Alle 15 i giudici Piero Gamacchio, Maurizio Boselli e Maria Rosaria Rinaldi si sono riuniti in Camera di consiglio e hanno pronunciato la sentenza alle 18,50.

La prima sentenza di assoluzione del gup Guido Salvini era stata impugnata dal pm milanese Giovanni Polizzi che l'aveva ritenuta "superficiale"; il fascicolo era poi passato nelle mani della Procura Generale di Milano che oggi ha retto l'accusa in dibattimento (pm Fabio Napoleone). L'inchiesta della Guardia di finanza milanese (avviata su segnalazione dell'allora comandante dei Carabinieri della Valle d'Aosta Samuele Sighinolfi) e coordinata dai pm Polizzi e Pellicano portò il 30 gennaio 2017 all'arresto di Longarini (difeso dai legali Claudio Soro e Corinne Margueret) e dell'imprenditore alimentare Gerardo Cuomo (legali difensori Alessandro Argento e Maria Rita Bagalà) - titolare del Caseificio Valdostano e legato all'ex pm da profonda amicizia - anch'egli assolto insieme a un terzo imputato, l'imprenditore commerciale Sergio Barathier (avvocati Fulvio Simoni e Jacques Fosson).

Il magistrato, che dopo l'arresto era stato posto ai domiciliari, era stato accusato di avere aiutato Cuomo, nell'aprile 2015, "ad eludere le investigazioni condotte dalla Dda di Torino" in un "procedimento penale" in "materia di criminalità organizzata, rivelandogli" di essere sottoposto a intercettazioni telefoniche. Per questo motivo, l'imprenditore avrebbe interrotto le conversazioni con il boss Giuseppe Nirta, assassinato in Spagna nel giugno 2017. Inoltre Sergio Barathier, per l'accusa, era stato indotto da Longarini, che era pubblico ufficiale e che stava trattando un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati fiscali (poi conclusosi con l'assoluzione, ndr) "ad effettuare - si legge nel capo di imputazione - forniture di prodotti dal Caseificio valdostano", di proprietà di Cuomo.

Per quest'ultimo, anche lui considerato 'induttore' insieme al magistrato, il pm aveva proposto due anni di carcere. Tutte accuse per le quali secondo il giudice di primo grado non erano state acquisite prove certe: di qui l'assoluzione, confermata oin secondo grado.

Nell'ambito del processo erano state acquisite - su richiesta del pm Polizzi - le carte dell'operazione 'Geenna' sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta.

p.g.

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