/ CRONACA

CRONACA | 15 ottobre 2020, 16:12

Sindacati in allarme per divieto visite familiari degli ospiti strutture residenziali

Gli anziani non possono essere collegati solo al tablet. Un'estate passata a pensare alle elezioni invece di programmare il ritorno della pandemia ampiamente previsto

foto di repertorio

foto di repertorio

La recrudescenza della situazione sanitaria e dell’esponenziale crescita del numero dei positivi collegati al Covid-19 porta le Organizzazioni Sindacali a tornare su quelli che sono gli argomenti ad esso collegati e, purtroppo, di nuovo di stretta attualità.

CGIL CISL UIL, SPI-CGIL, CISL FNP e UIL Pensionati Valle d’Aosta, in una nota esprimono tutta la loro preoccupazione, ma anche quella di tante famiglie e di tanti anziani, di fronte alla decisione presa dall’Amministrazione regionale della Valle d’Aosta riguardo il rinnovato divieto delle visite da parte dei familiari degli ospiti delle strutture residenziali.

"Una scelta non facile, già presa nel periodo più caldo dell’emergenza sanitaria del Covid-19, allora giustificabile di fronte all’emergenza, oggi meno, perché riteniamo non si sia fatto il possibile per scongiurarla" spiegano giustamente i sindacati.

La prospettiva di vietare gli accessi alle RSA è una scelta semplicistica di fronte al fattore RT in salita e alla crescita del numero dei contagi. Una decisione certamente funzionale a proteggere le fasce più deboli ma allo stesso tempo ci lascia perplessi perché evidenzia l’assoluta mancanza di un piano strategico e di una programmazione e medio termine.

Nella nota congiunta dei sindacati si legge ancora: "Altro non si è fatto che replicare lo schema già predisposto, senza considerare i contraccolpi psicologici che una scelta del genere comporta negli ospiti delle strutture. Anziani che, in una situazione di estrema fragilità, si aggrappano ai momenti di visita dei familiari, senza i quali la loro condizione si trasforma in una prigionia sanitaria, con un declino psicologico determinato dall’azzeramento di qualsiasi forma di relazione con i propri cari, non è sufficiente un tablet!"

Infatti nel lasso di tempo intercorso tra la prima e la seconda ondata di positivi al Covid-19, si sarebbe dovuto intervenire presso le strutture per recuperare degli spazi protetti e prevedere risorse specifiche funzionali alla gestione e, per quanto in ritardo, si chiede che si provi a fare qualcosa. Ma le elezioni e la riconquista della poltrona hanno avuto la priorità rispetto alle azioni concrete contro il Covid.

"Non vorremmo - rimarcano i sindacati - che i nostri anziani a parole, consideriamo una fondamentale risorsa, ma che nei fatti, non appena perdono la loro autonomia, diventano un fardello senza alcun valore".

Passando all’ambito sanitario CGIL CISL UIL, SPI-CGIL, CISL FNP e UIL Pensionati Valle d’Aosta sottolineano "la stridente e preoccupante mancanza di programmazione; un secondo, grave campanello di allarme. Si viene a conoscenza che, con l’innalzarsi del numero degli ospedalizzati collegati al coronavirus, la scelta operata è stata quella di tornare alla chiusura di un reparto dell’ospedale Parini, quello di neurologia. Una situazione che limita e in prospettiva rischia di rallentare pesantemente la macchina sanitaria, con una dilatazione dei tempi delle visite e degli interventi chirurgici programmati".

Dal mese di luglio si parla di un prefabbricato da 1000 mq tra il Centro prelievi ed il corpo “C” dell’ospedale, un reparto “polmone” a sostituzione della tenda di pre-triage, lo sgombero della piastra e lavori di adeguamento al reparto di Rianimazione.

Per i sindacati si tratta di "una soluzione emergenziale, relativamente alla quale, si evidenziano delle chiare incognite collegate alla sua entrata in servizio, il prefabbricato di cui si è tanto parlato, doveva essere pronto ora, che la situazione torna ad essere preoccupante".

pi.mi.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore