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CRONACA | 15 aprile 2020, 09:00

Colera batte coronavirus 2076 a 1100 e i danni della Spagnola

RESTIAMO A CASA -

Una foto dell'epoca

Una foto dell'epoca

Certo: il titolo potrebbe trarre in inganno. Restano i numeri che ho ricavato grazie ad un suggerimento che Elfrida Roullet ha pubblicato su Facebook nei giorni scorsi. Sostanzialmente invitava ad andare a vedere i danni che aveva fatto la “Spagnola” del 1920 in Valle d’Aosta.

Ebbene, stando al Messager Valdôtain del 1920 (pagg. 43-51), le vittime della “grippe” (era però il 1918, non il 1920) furono 1.286 e quelle del colera del 1867 furono, addirittura, 2076. Per il Coronavirus oggi siamo poco sopra i mille casi positivi. Speriamo di non arrivare a 1.100.

Molte meno le vittime (ovvia - mente) che si attestano attorno alle 120 unità. Questi sono i numeri delle pandemie a confronto anche se non si capisce bene dall’articolo cosa si intende per “vittime”.

Le persone decedute o quelle contagiate? Ad ogni modo il comune più colpito (Aosta a parte) dalla “spagnola” fu Donnas con 58 vittime su 2.445 abitanti (circa). Unici due comuni esenti, assolutamente esenti, furono Avise e Bionaz.

Commentando questo fenomeno l’autore (J.L.D.) dice “ a’ travers l’été 1918, la grippe a sévi dans tous les pays de l’ancien et du nouveau monde on estime à 24 millions le nombre de ses victimes”.

E per quanto riguarda la Valle d’Aosta, aggiunge “son passage, proportion gardée du temps, a été plus fatal que quatre années de guerre”.

Ottobre e novembre (1918) furono i mesi più duri. La media dei decessi fu dell’1,6 per cento della popolazione che, all’epoca, contava circa 80 mila residenti. Per quanto riguarda le fasce di popolazione la “spagnola” pare abbia mietuto più vittime soprattutto tra i giovani. E per quanto riguarda la durata dell’epidemia si dice che “dans la pluspart des comunes cesse net après un mois et demi à deux”.

Quindi dopo un paio di mesi il paese cominciò a vedere l’uscita dalla “grippe” e per garantire un buon decorso post-virus i medici consigliavano “une cure reconstituante: bouillon, oeufs, viande et soupes”.

Infine, magari anche come monito vista la recentissima tendenza a voler ridurre  in fretta le restrizioni, un monito “ ce qui étati fort à craindre c’étaient les rechutes. Combien qui s’étant d’abord tirés à peu de frais, ont été emportés quelques jours plus tard, à cause de leur imprudence”.

E allora come la mettiamo, oggi? Se i numeri di allora, e di oggi, sono realistici, c’è qualcosa che non quadra. Perché è vero che, pure a dire dei nostri “nonni-bisnonni” quella fu una situazione difficile, ma … oggi (forse) stiamo enfatizzando troppo questo Coronavirus. O no? … Certo il contagio è duro e decisivo, ma non è che anche come organi di informazione abbiamo contribuito ad amplificare il “caso” e, spesso, a confondere le idee della gente?

Vabbè. Rimaniamo ancora a casa, se possibile, e, nel frattempo: meditate, gente, meditate.

e.b.

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