Una cosa dare la disponibilità per ospitare i medici e gli infermieri che giungono in Valle per curare i ricoverati o che per precauzione, per non contagiare i famigliari, non vogliono andare a casa, altra cosa è “ricoverare” in albergo chi deve essere dimesso dall’ospedale covid-19 per guarito ma non sa dove andare perché a casa non può proseguire l’isolamento.
L’ipotesi di aprire gli alberghi ai guariti di covid-19 desta tante perplessità. Certo potrebbe essere utile per sostenere gli albergatori che hanno chiuso anticipatamente la stagione ma si perderebbe l’occasione per iniziare a rimodernare le strutture socio sanitarie esistenti. Si perderebbe l’occasione per avviare una nuova politica socio assistenziale per gli anziani. Togliamoci e toglietevi dalla testa che il coronavirus sia un’epidemia destinata ad esaurirsi a breve.
Si dovrà attendere che gli scienziati scoprano i vacino; poi ci saranno le campagne di vaccinazione ma nel frattempo ci sarà il coronavirus di ritorno.
Ecco allora che già oggi è necessario intervenire sulle strutture che ospitano gli anziani alcune delle quali dovranno essere trasformate in residenze per i guariti di qualsivoglia epidemia e che devono proseguire la quarantena. Altre strutture dovranno essere destinate ai positivi che non hanno possibilità stare in quarantena in modo sicuro ed evitare di ripetere gli errori di oggi, ospitando i positivi ospitati, anche se in isolamento, nelle comunità anziani.
Ci vuole un’inversione di rotta come aveva tentato di fare l’allora presidente della Regione, Nicoletta Spelgatti, che in una riunione riservata con i dirigenti della sanità aveva chiesto di concentrarsi sul pubblico e tagliare gradatamente con tutto il privato.
Caduta la Spelgatti hanno ripreso quota i servizi sanitari privati e oggi, come diceva allora la signora Spelgatti, spendiamo una quantità di soldi folle sul privato, buttando letteralmente via risorse preziosissime, distruggendo il sistema sanitario. Medici e operatori sanitari scappano dall'ospedale, vanno in altri ospedali o, peggio ancora, nel privato dove lavorando meno, senza urgenze, senza servizi notturni e guadagnano più soldi. C’è l’impressione che ci sia chi voglia subdolamente smantellare le eccellenze ospedaliere e che poca attenzione venga posta per rendere attrattiva professionalmente ed economicamente la sanità valdostana. Altra professionalità e stipendio adeguato.
E fin che siamo a tempo teniamoci stretti i bravi medici valdostani; ne abbiamo tanti consideriamoli maggiormente e non solo con una pacca sulla spalla. Un primario vale ben più di un assessore regionale. L’assessore inizi a chiedere, come aveva fatto l’allora Presidente, relazione scritte ai vari responsabili sei servi e delle strutture; metta in piedi una squadra che le valuti e presenti un progetto per rivoltare la sanità pubblica e rivedere i rapporti con la sanità privata e da quella base ripartire.
Troppo comodo ospitare i guariti di Covid-19 in albergo; tanto paga pantalone, oppure i contagiati ricoverarli in qualche micro comunità.
E’ il momento di agire per il bene comune; non per l’interesse di pochi.