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Chez Nous | 30 marzo 2019, 12:00

Perché

Perché

Una precisazione: chiunque è da considerare innocente fino a che la condanna non è definitiva. Augusto Rollandin ha subìto una dura condanna contro la quale può ricorrere fino in Cassazione.

Ma oggi Augusto Rollandin è l’ultimo dei Presidenti della Regione espulsi dalla politica per l’intervento della magistratura e della giustizia. Fare i nomi dei suoi predecessori non ne vale la pena anche se si può dire che erano in buona parte espressi dall’Uv. Forse è un nuovo primato della Petite Patrie. E oggi è inutile dire io l’avevo detto e prodigarsi in consigli retroattivi sulle scelte di Rollandin.

Oggi il problema non è questo. Il problema è chiedersi perché esiste il problema che non riguarda specificatamente l’ex presidente ma buona parte della politica valdostana sempre pronta a querelare chi la critica invece di riflettere sulle critiche per migliorarsi.

Inutile invocare le elezioni anticipate. Non sposterebbero di una virgola la questione. Infatti la politica valdostana invece di occuparsi delle questioni della Valle e dei valdostani e impegnata ad creare nuovi gruppi politici, nuovi raggruppamenti, nuove alleanze. Protagonisti di tutto questo sono i politichini che da oltre 10 anni sono sulla scena politica; chi già condannato, chi con pendenze alla Corte dei Conti, chi ha più volte cambiato la casacca.

E il male della politica valdostana è proprio questa classe di politichini che hanno permesso a Rollandin di condizionare le scelte di tutti. Scelte da tutti condivise per avere una presidenza, una poltrona in Valle o a Roma, avere un assessorato, entrare in una giunta comunale o in un consiglio di Amministrazione.

Sono stati proprio tali invertebrati che come le sanguisughe salassavano Rollandin che a sua volta gli accondiscendeva per poter continuare il suo progetto politico e difendere o sviluppare i proprio interessi.

La Politica valdostana è malata. E mai come oggi si ripropone la questione morale del rapporto fra morale e politica ma anche tra politica e etica. E ciò che preoccupa è  lo stato diffuso di rassegnazione passiva di fronte a fenomeni gravi dal punto di vista morale. Per questo  la condanna di Rollandin è una condanna a tutta una classe politica che ha sepolto gli anticorpi per una poltrona e oggi fanno la gara per dimostrare la propria verginità.

C’è un diffuso senso di disagio tra i valdostani nei confronti della politica, che appare spesso guidata da criteri clientelari e di spartizione del potere. La caduta delle motivazioni ideali, il rinascere di atteggiamenti populistici, l’incapacità di saper programmare e progettare il futuro di una Petite Patrie  e delle sue future generazioni, il non sapersi assumere responsabilità, fa comprendere come la politica e i suoi rappresentanti sono assenti dalla vita reale dei valdostani.

Enrico Berlinguer diceva che la politica deve avere un solido fondamento morale, che la politica deve essere fondata su e guidata dall’etica.

Enrico Berlinguer diceva che la politica deve andare oltre il contingente e il possibile “qui ed ora”; che la politica deve avere una visione larga.

Ma soprattutto Enrico Berlinguer diceva che la politica deve essere “inclusiva”, e non arroccata su stessa (o auto-referenziale); pertanto deve farsi carico dei problemi degli ultimi, degli emarginati, di coloro che hanno meno opportunità, dei giovani, delle donne, degli immigrati; e il modo migliore per essere “inclusivi” è quello di coinvolgere, far partecipare gli ultimi ai processi, ai movimenti, alle azioni e alle discussioni che decidono del loro destino tanto nello spazio.

Tutto questo non è stato fatto in Valle d’Aosta.

Perché.

piero.minuzzo@gmail.com

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