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CRONACA | 08 marzo 2019, 23:06

Per il Casino i debiti con le banche sono un impegno impossibile da rispettare

Mentre gli istituti di credito gli chiudevano la porta in faccia, il 25 luglio 2018 l’allora au Giulio Di Matteo comunicava ai giornali con entusiasmo che ‘l’indicatore di redditività del primo semestre della società di gestione del Saint Vincent Resort & Casino ha un valore positivo di 1,5 milioni di euro e contiamo che a fine anno raggiunga una cifra oscillante tra i 4 e 5 milioni di euro’

Per il Casino i debiti con le banche sono un impegno impossibile da rispettare

Le speranze dell’allora au Giulio Di Matteo (al centro nella foto, circondato dai giornalisti) che il Casino potesse raggiungere i 4, 5 milioni di euro di redditività a fine 2018 non si sono avverate. Anzi non erano nemmeno ipotizzabili. E' scritto nero su bianco nella relazione scritta il 25 ottobre 2018 da Manuela Brusoni, presidente del CdA della Casa da gioco valdostana, dimissionario quello stesso giorno, meno di un mese dopo di aver ricevuto l'incarico dall’allora assessore regionale alle Finanze, Stefano Aggravi.

Ma è ancor più significativo il fatto che, per il Cda Brusoni, sbandierare il dato dell’indicatore di redditività come un successo che dimostrava il rilancio del Casinò fosse solo fumo negli occhi. Infatti la relazione evidenzia che “il dato positivo dell’indicatore di redditività aziendale rilevato al 30 giugno 2018 è un’informazione che non tiene conto di eventuali ulteriori accantonamenti per gli oneri di ristrutturazione aziendale”. E ancora: “L’indicatore di redditività non è un indice di solvibilità della Società; le uscite finanziarie connesse al pagamento delle rate dei mutui, degli incentivi all’esodo da corrispondere ai dipendenti, dei tributi e dei contributi non versati, dei debiti commerciali scaduti, sono nel caso della Casino spa circa otto volte superiori rispetto alla cifra dell’indicatore di redditività”.

Secondo il Cda Brusoni “i flussi finanziari derivanti dall’indicatore di redditività e quindi dall’attività operativa sono di gran lunga inferiori alle risorse finanziarie necessarie alla Società per far fronte alle proprie obbligazioni”.

Come si è visto, però, la gestione della Casa da gioco aveva scelto un metodo semplice per ovviare ai propri debiti: non saldarli.

Tanta, troppa sofferenza bancaria  

Già nella primavera del 2018 la società Casino spa non avrebbe più potuto accedere a nuovi finanziamenti bancari “perché giudicata i crisi già da tempo dai suoi stessi creditori” si legge nella relazione che mette in luce in modo drammatico l’abisso sul quale si stava affacciando il Casino di Saint-Vincent, oggi aggrappato a un concordato sul quale dovrà tra breve pronunciarsi il Tribunale di Aosta.

Oltre alle consulenze e alle esternalizzazioni ‘a pioggia’, decise mentre parte del personale trascorreva suo malgrado le giornate bighellonando da una stanza all’altra senza mansioni precise; oltre all’accumularsi dei debiti verso i fornitori, delle tasse, delle imposte e dei contributi non pagati, un altro grosso problema che contribuiva al tracollo del Casino erano, e sono ancora ovviamente, le importanti sofferenze bancarie maturate negli ultimi tre anni.

Illuminanti a questo riguardo le risultanze del Cda Brusoni dopo la disamina della documentazione contabile: Da febbraio a ottobre dello scorso anno la Casino spa si rese insolvibile con tutti gli istituti di credito presso i quali aveva acceso mutui e linee di credito. L’elenco delle sofferenze è impietoso: Banca Intesa negò la proroga di una linea di credito di 1,5 milioni e pretese un piano di rientro di 20 mesi per uno scoperto di 959mila euro; Unicredit ridusse immediatamente l’affidamento originario di 5 milioni di euro abbassando il nuovo limite massimo a 2,5 milioni; Banca Passadore azzerò la linea di credito accordando un piano di rientro biennale per lo scoperto di un milione di euro. Come se non bastasse, l’1 luglio 2018 la Casino spa non pagò la rata di 720 mila euro di un mutuo Finaosta e il 3 ottobre non pagò la rata da 268 mila di un secondo mutuo contratto con la finanziaria regionale.

Alla luce di tutto questo, il Cda così commenta un impegno preso dalla gestione della Casa da gioco e, a quanto risulta, tuttora in vigore: “Risulta molto improbabile che, in questa situazione, la Società sia in grado di provvedere, in data 23 dicembre 2019, al rimborso in un'unica soluzione della quota capitale del mutuo Finaosta di 20 milioni di euro”.

Per saperne di più:

http://www.valledaostaglocal.it/2019/03/07/leggi-notizia/argomenti/cronaca-4/articolo/sospetti-su-appalti-di-servizi-e-tanti-buchi-neri-al-casino-di-st-vincent.html

patrizio gabetti

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