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CRONACA | 16 agosto 2018, 12:17

Inchiesta discount, in libertà Francesco Cannatà e il figlio Vasco

Inchiesta discount, in libertà Francesco Cannatà e il figlio Vasco

Accogliendo due delle tre istanze presentate dai difensori di tre commercianti aostani arrestati la settimana scorsa con l'accusa di ancarotta fraudolenta, il gip del tribunale di Aosta Paolo De Paola ha rimesso in libertà - con il solo obbligo di firma tre volte al giorno - Francesco Cannatà, 74 anni e suo figlio Vasco (45). Titolari di due società di fornitura alimentare, erano agli arresti domiciliari con Milo Cannatà, 41 anni, terzo arrestato e altro figlio di Francesco, che resta invece ai domiciliari.

Il pm Luca Ceccanti, titolare del fascicolo, aveva espresso parere contrario a tutte le richieste di revoca dei domiciliari, formulate degli avvocati Stefano Moniotto (Francesco Cannatà), Stefano Marchesini (Vasco) e Jacques Fosson (Milo) al termine degli interrogatori di garanzia di venerdì 10 agosto.

L'inchiesta, si legge in una nota delle Fiamme Gialle, riguarda due società operanti nel settore delle forniture alimentari e dichiarate fallite nell'agosto 2016 e nell'agosto 2018 dal tribunale. Gli inquirenti hanno accertato distrazioni dai patrimoni aziendali per 2,5 milioni di euro.

I Cannatà gestivano tre discount  in Valle; nel corso delle verifiche fiscali è stata individuata una base imponibile sottratta a tassazione pari a oltre 23 milioni di euro. Avendo superato le soglie di punibilità, per i tre arrestati è scattata anche la denuncia per il reato fiscale di dichiarazione infedele.
Le indagini, fanno sapere le Fiamme Gialle, hanno permesso di "individuare oltre 2.200.000 euro trasferiti dalle fallite a favore di altre società, circa 200.000 euro trasferiti sui conti personali degli amministratori ed altri 100.000 euro circa impiegati per scopi assolutamente personali attraverso l'uso delle carte di credito aziendali (acquisto di capi d'abbigliamento presso noti outlet del nord Italia, smartphone, biglietti aerei, gioielli ed anche per il download di software e brani musicali dagli store apple ed android, nonché per il pagamento di cure odontoiatriche).

Altri 50.000 euro circa, infine, sono stati destinati a finanziare" una "nuova società, operante nel settore della ristorazione, riconducibile alla moglie di uno degli arrestati".

Oltre alla presunta evasione (quella ipotizzata per l'Iva è di 7,5 milioni di euro), è emerso che "le società erano in grave dissesto economico e gli amministratori del 'gruppo di società', per mascherare tale situazione, non hanno fatto altro che spostare le risorse finanziarie disponibili da una società all'altra, senza alcuna ragione giuridica od economica, in totale spregio dell'autonomia gestionale ed amministrativa che dovrebbe caratterizzare ogni singolo soggetto giuridico ed aggravando ulteriormente lo stato di decozione. Così facendo, la maggior parte dei debiti sono rimasti in capo alle società fallite, avviate così all'ineluttabile fallimento".

red. cro.

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