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Chez Nous | 06 agosto 2018, 10:01

Questa è la storia vera del casino di Saint Vincent

Pare, è stato impossibile verificare la notizia, che la Casino de la Vallée non abbia versato alla Finaosta la rata del mutuo che scadeva a luglio. Parafrasando De Andrè quella del casino di Saint Vincent è la storia vera del fallimento della politica. E ai nuovi arrivati è giusto ricordarla perché non ripetano gli stessi errori dei loro predecessori

Questa è la storia vera del casino di Saint Vincent

Parlando dei provvedimenti da assumere per salvare la nostra Casa da gioco, Pierluigi Marquis - già presidente della Giunta ai tempi di Albert Chatrian assessore alle Finanze che con l’Au Di Matteo hanno predisposto un piano di rilancio che a oggi non ha dato alcun esito se non ritardare gli stipendi e far pagare al personale i tagli dei costi - ha detto che è come curare con un’aspirina un malato in coma.

Caso clinico

Infatti, il Casino di Saint-Vincent è ormai un caso clinico da studiare per capire cosa assolutamente non fare. Ad abundantiam circola insistetemente la vote che Di Matteo non abbia versato a Finaosta la rata del mutuo che scadeva a luglio. Cosa farà Finaosta ora? Cosa farà la politica? Chi sa lo faccia sapere ai valdostani. Per tornare alla storia vera del casino è’ quasi impossibile ripercorrere tutte le vicende che si sono susseguite perché le stesse ormai incominciano il secolo scorso.

Lo splendore

Quella di Saint-Vincent negli anni Novanta era la Casa da gioco prima d’Europa, o almeno ci si fregiava di queste titolo in un’epoca dove i maggiori casino europei non fornivano come oggi i loro dati economici. Poi il mondo è cambiato, sono cambiate le abitudini delle persone, la concorrenza si è attrezzata e a Saint-Vincent le cose hanno cominciato ad andare meno bene, non male, ma meno bene. Ad un certo punto la politica a tutti i costi ha voluto sostituirsi ai privati nella gestione e qui sono cominciati i problemi veri.

I politicanti

La politica non può gestire aziende che operano sul mercato e i casino italiani sono l’esempio più lampante. La politica ha usato l’azienda come un bancomat, per finanziare molte attività, alcune assolutamente lontane dal core business dell’azienda e per gestire il potere politico soprattutto assumendo e gestendo il personale.

Stipendi d’oro

Negli anni sono state assunte centinaia di persone, sono stati riconosciuti stipendi fuori da ogni logica e garantiti vantaggi di ogni genere. Il problema è che si è andati avanti così per almeno vent’anni, senza badare troppo al mutamento del mondo del gioco ma, soprattutto, senza gestire professionalmente la struttura, appoggiandosi a persone che nulla avevano a che fare con la gestione di un’azienda ma erano semplicemente l’espressione di correnti politiche. Ma ancora oggi, anche i nuovi, quelli della trasparenza e del rinnovamento hanno già iniziato a piazzare i loro propagandisti.

Miliardi di euro introitati

La Regione ha introitato miliardi di euro (non lire) ma non ne ha reinvestito uno solo, non ha accantonato niente, non ha manco cambiato le lampadine. Finché un giorno, dieci anni fa, qualcuno si è reso conto che sarebbe venuto giù tutto, che dai soffitti colava l’acqua, che mancavano le norme sanitarie e di sicurezza. Per cui di tutta fretta il messaggio alla Società di gestione è stato: sbrigatevi a fare i lavori, vi daremo i soldi ma intanto andate avanti voi. Anzi, già che ci siete rifate anche l’Hotel che va a pezzi pure lui e assorbitevi le sue perdite visto che ce lo siamo comprati. Come i nobili decaduti che non si curano tanto dei soldi, suvvia cosa volete che sia.

Conti sballati

Chi gestiva la società ha alzato la mano, guardate che bisogna sistemare i conti, bisogna sviluppare diversamente le attività e per fare questo servono soldi, poi bisogna sistemare i costi, tutti, soprattutto quelli del personale. Per cui i vituperati manager hanno predisposto piani sostenibili che andavano a rimodulare i costi del personale, ma questi piani erano incoerenti con le necessità politiche. Nessun politico di maggioranza o minoranza ha mai appoggiato veramente questo percorso, troppo impopolare.

Il litemotiv era: non sono capaci i dirigenti non è colpa dei lavoratori. In pratica i manager non erano capaci di garantire i fatturati dell’epoca d’oro, magari moltiplicando pani e pesci, ma anche uno studente di ragioneria si poteva rendere conto che il problema era solo uno. Per cui traversamente sindacati e politica hanno inventato soluzioni che invece di risolvere il problema lo hanno aggravato.

Manager incapaci?

Tutti i manager che si sono succeduti sono stati accusati di incapacità. I piani alla fine erano sempre gli stessi, ridurre il costo del personale a livelli corretti e magari la Regione poteva anche pagarsi i lavori che lei stessa avrebbe dovuto fare. Tutto inutile. Se si scartabellano i piani le soluzioni non erano draconiane, da un lato diminuire i costi, dall’altro rivedere l’impegno economico per i lavori e magari restituire le strutture alla Regione visto che il loro conferimento aveva aumentato gli ammortamenti di 10 milioni di euro, forse non un gioco da ragazzi ma certamente strade che se percorse avrebbe riportato rapidamente i numeri in attivo.

Niente da fare

Niente da fare La logica spesso non può essere amica delle necessità politiche. Risoluzioni, mozioni, Task Force, gruppi di lavoro, prestiti bancari (da pagare a sé stessi…cioè a Finaosta), cambi di giunte, nuovi equilibri in seno al Consiglio regionale, leggi ad ok, denunce, indagini, processi e soprattutto, caos. Ed ora arrivati ancora una volta al limite del sopportabile si tirano fuori nuove idee, che sono poi sempre le stesse, le stesse che negli anni il Consiglio regionale ha sempre avversato con ogni forza.

Il casino è un’azienda che può essere sanata in 5 minuti, scusate la semplificazione, basta volerlo, non è né bollita né in grado di provvedere a se stessa se non libera di autodeterminarsi, è stata decotta ma se fosse gestita come una qualsiasi azienda potrebbe ancora garantire tanto alla Valle. Ma c’è da scommettere che anche questa volta le soluzioni saranno peggio del male, o almeno speriamo non sia così.

Oggi

Infatti, oggi UV e UVP paiono lavarsi le mani per lasciare governare chi ora ha i voti. Un po' come dire, lasciateli sbagliare. Ma chi ha idee deve metterle sul tavolo. Ci sono di mezzo tante famiglie.

Il fatto che tutti insistano sui fondi da dare al casinò ha solo due spiegazioni: si vuole dimostrare che aver dato i soldi accomuna tutti gli schieramenti e quindi,  anche legalmente, sono giustificati: danno comune mezzo gaudio.

Oppure i politici vogliono ancora aiutare i propri elettori che lavorano alla Casa da gioco e in questo caso è anche peggio, perché dimostrano di non avere lungimiranza alcuna. I meli per dar frutto devono essere potati e le mele portate altrimenti la Cofruit chiude.

Campione

Continuare a foraggiare il casinò signinfica solo rimandare nel tempo la ricerca di una soluzione adeguata...ovvero avvicinarsi al modello Campione del caro Chatrian fino a superarne lo splendore. O la miseria.

piero.minuzzo@gmail.com

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