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CRONACA | 05 aprile 2018, 21:55

Condannata in primo grado a sette anni e mezzo di carcere per estorsione

Il Palazzo di Giustizia di Aosta

Il Palazzo di Giustizia di Aosta

La minaccia di arresto "in conformità alla legge italiana" per farsi consegnare 900 euro non dovuti da una magrebina, bisognosa del rinnovo del permesso di soggiorno, che aveva assunto, e licenziato poco dopo, come badante. Ma anche quella di far passare "dei guai" al figlio, se lei non avesse pagato 1.069 euro.

Il tutto spacciandosi per avvocata. Per estorsione, truffa, falso e sostituzione di persona Federica Ieromazzo (37), nata a Salerno ma per anni residente ad Aosta, è stata condannata a sette anni e mezzo di reclusione e a duemila euro di multa dal giudice monocratico del tribunale di Aosta Marco Tornatore, che le ha concesso i domiciliari (era in carcere). Il pm Carlo Introvigne aveva chiesto otto anni e mezzo, la difesa (avvocati Fortunato De Felice e Riccardo Magarelli) l'assoluzione.

Alla badante, parte civile con l'avvocato Fulvio Zhara Buda, sono andati i 369 euro non ancora risarciti sui 1.069 totali. I fatti, su cui ha indagato la Guardia di Finanza, tra il 2015 e il 2016.

Secondo quanto ricostruito dalla procura di Aosta, Ieromazzo aveva assunto la prima badante il 12 gennaio 2015 e il giorno 30 dello stesso mese aveva comunicato il licenziamento al Centro per l'impiego, senza però informare la donna. Da cui anzi pretendeva - ottenendoli - 850 euro, richiesta giustificata con obblighi contributivi e fiscali relativi all'assunzione.

Tra il giugno e l'agosto del 2016 - sempre secondo gli inquirenti - l'aveva poi costretta a farsi consegnare 900 euro (in due tranche da 450 euro), dopo averla fatta rientrare in Italia dietro minaccia: se non "avesse adempiuto al contratto di lavoro" sarebbe stata denunciata e arrestata in "conformità alla legge italiana per mancata presentazione sul posto di lavoro, con tanto di decreto di rintraccio internazionale per arresto".

L'estorsione con minaccia di far passare "dei guai" - spacciandosi, solo in questo caso, per avvocato - al figlio di una seconda donna risale all'autunno del 2015. La condanna per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico - per le mendaci attestazioni all'Inps e al Centro per l'impiego - fa riferimento all'assunzione dell'uomo e a quella della badante. La truffa, anche in questo secondo caso, ha seguito le stesse modalità del primo: assunzione il 9 giugno 2015, licenziamento (che non viene comunicato all'uomo) il giorno 22 e successiva pretesa di 90 euro, che Ieromazzo riesce ancora ad ottenere.

La condanna fa riferimento anche alla falsa dichiarazione di non aver percepito redditi nel 2015, finalizzata ad ottenere il gratuito patrocinio a spese dello Stato (per essere difesa senza costi da un avvocato) in un procedimento penale. Gli inquirenti hanno infatti scoperto che Ieromazzo aveva percepito redditi per 14 mila 31 euro.

In un altro processo di primo grado per fatti in larga parte analoghi, lo scorso 9 febbraio era stata condannata a un anno e due mesi di reclusione e 400 euro di multa per millantato credito (dato che, con l'accertata tardività delle querele, erano cadute diverse accuse tra truffa, falso e abusivo esercizio di professione).

Nell'ottobre 2017 Ieromazzo era finita in carcere su ordinanza del gip di Aosta: posta agli arresti domiciliari da giugno, dopo aver estorto - secondo la guardia di finanza - migliaia di euro a cittadini di origine magrebina, in base alle indagini aveva iniziato a compiere truffe online, mettendo in affitto ville inesistenti in località di vacanza.

ansa-rava

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