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CRONACA | 06 maggio 2016, 14:38

Quarant’anni fa i volontari valdostani nel terremoto del Friuli

Il Duomo di Gemona dopo il sisma

Il Duomo di Gemona dopo il sisma

L’Orcolàt, il demone del terremoto come lo chiamano i friulani, fece sentire la sua voce il 6 maggio del 1976. Era una giornata di caldo sfinente in Friuli. Alle 21 si sentì un rumore fortissimo come un tuono: il sisma di magnitudo 6,4 della scala Richter, ottavo grado della Scala Mercalli, allora l'indice di misurazione più diffuso.

Nelle case ballavano i lampadari e nelle strade cadevano calcinacci. Il terremoto devastò Maiano, Buia, Gemona, Osoppo, Magnano, Artegna, Colloredo, Tarcento, Forgaria, Vito d'Asio e molti altri paesi della pedemontana. Le conseguenze furono: 989 morti, moltissimi edifici devastati, che costrinsero 45mila a passare le prime notti nelle tendopoli, allestite in un baleno, sfollate poi tra Grado, Lignano e Bibione.

Il “Fogolàr Furlan”, la comunità friulana, valdostana con gli Alpini furono rapidi a mobilitarsi: il villaggio Valle d’Aosta fu il primo ad essere approntato e per realizzarlo si sperimento la collaborazione ed il coordinamento tra  volontarie nascente Protezione civile.

aostacronaca.it

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