L’Orcolàt, il demone del terremoto come lo chiamano i friulani, fece sentire la sua voce il 6 maggio del 1976. Era una giornata di caldo sfinente in Friuli. Alle 21 si sentì un rumore fortissimo come un tuono: il sisma di magnitudo 6,4 della scala Richter, ottavo grado della Scala Mercalli, allora l'indice di misurazione più diffuso.
Nelle case ballavano i lampadari e nelle strade cadevano calcinacci. Il terremoto devastò Maiano, Buia, Gemona, Osoppo, Magnano, Artegna, Colloredo, Tarcento, Forgaria, Vito d'Asio e molti altri paesi della pedemontana. Le conseguenze furono: 989 morti, moltissimi edifici devastati, che costrinsero 45mila a passare le prime notti nelle tendopoli, allestite in un baleno, sfollate poi tra Grado, Lignano e Bibione.
Il “Fogolàr Furlan”, la comunità friulana, valdostana con gli Alpini furono rapidi a mobilitarsi: il villaggio Valle d’Aosta fu il primo ad essere approntato e per realizzarlo si sperimento la collaborazione ed il coordinamento tra volontarie nascente Protezione civile.













