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POLITICA | 24 gennaio 2014, 10:45

SCUOLA: Abbiamo bisogno di innovazione, modernità e coraggio

Aostaoggi.it è stata sollecitata, da utenti della scuola valdostana, ad avviare un dibattito costruttivoe concretosul modello di istruzione attuato in Valle d'Aosta in rapporto alle nuove esigenze dei giovani che guardano al mondo del lavoro nella nostra regione ma anche nel mondo. Volentieri pubblicheremo i contributi

Joel Farcoz, assessore regionale all'Istruzione e cultura.

Joel Farcoz, assessore regionale all'Istruzione e cultura.

Gentile direttore, ci permettiamo di tornare ancora una volta sul tema scuola.

Sappiamo che la sua testata è sempre sensibile a tale argomento, ma questa volta oltre all’appello ai politici, proviamo a chiederle di fare di più: può provare a ingenerare un dibattito vero in cui non ci si nasconda dietro la panacea dell’autonomia scolastica per non esprimere un’opinione? Può per favore chiedere a chi ci governa e ai sindacati di esprimere quello che è il loro indirizzo in maniera che si possa capire se esistono dei progetti o se si può impostare un modello scolastico valdostano che funga da esempio per le altre regioni?

Per una volta, possiamo utilizzare la nostra vicinanza linguistica alla Francia, per proporre un modello scolastico ad esso assimilabile?

Per una volta la Regione può dare degli indirizzi ai dirigenti che lei paga per proporre un modello sperimentale più funzionale alla società d’oggi.

Come sempre, nell’era globale, non c’è bisogno di inventare, basta prendere il meglio che c’è per la propria dimensione, adattarlo e farlo proprio.

Quello che so è che non esiste nessuna parte al mondo dove le lezioni si concentrino in 9 mesi filati (interrotti a scaglioni da almeno un mese e mezzo di festività varie) e si resti 3 mesi a casa.

Questa concentrazione di tempo obbliga tutti, decenti e alunni, a sforzi enormi per completare il programma ministeriale, facendo vivere eventuali assenze o malattie come un dramma irreversibile.

Concentrare l’apprendimento impedisce a tutti di assimilare, metabolizzare le lezioni, in un affanno continuo che ha come sola finalità quello di giungere a giugno con il programma più o meno completato.

La scuola così impostata mi sembra tanto la brutta versione dei peggiori progetti finanziati dall’UE: non si guarda al risultato e alle ricadute a lungo termine – l’UE non lo pretende – si guarda alla forma, dovendo semplicemente rendicontare attività della cui efficacia o utilità nessuno si preoccupa.

Allora, perché, come dicevamo, non proviamo a riflettere su un modello alla francese o alla tedesca, per giungere alla sintesi del modello valdostanum o italicum (di moda ultimamente) anche per la scuola?

Perché per esempio non facciamo iniziare la scuola il 1° settembre e la facciamo concludere il 30 giugno, prevedendo interruzioni più lunghe in questo arco di tempo, l’articolazione della settimana dal lunedì al venerdì e, eventualmente l’abolizione dei rientri pomeridiani, Lasciando “solo” due mesi i ragazzi a casa? Con tutto vantaggio dei bilanci scolastici che vedrebbero alleggerirsi la bolletta del gas da riscaldamento e le spese per la pulizia dei locali?

Non mi pare che i bambini francesi o tedeschi fatichino a entrare nel mercato del lavoro europeo o debbano affrontare corsi di recupero per stare al passo con i cervelli italici?

Per non parlare del modello finlandese, che prevede lezioni di 45 minuti, e intervalli obbligatori ogni lezione, al fine di ricaricare il livello di attenzione dei ragazzi e rinforzare la loro socializzazione.

Le soluzioni sono tante, l’importante è sradicarsi da un modello vecchio, che fa riferimento ad un’epoca in cui la mamma non lavorava e la famiglia stava in vacanza dalle tre settimane al mese.

Grazie per l’attenzione che vorrete eventualmente porre a questo dibattito.

PS: il nuovo presidente di Alpe, Piero Floris, è stato un gande maestro innovatore, al punto che i suoi alunni ricordano ancora oggi lui e suoi colleghi di quei fantastici anni come esempio di scuola all’avanguardia (pur non dando compiti a casa il 70% degli alunni della sua classe elementare è oggi laureato).

Forse, vista la posizione che occupa, potrebbe anche oggi proporre qualcosa di finalmente innovativo.

Un gruppo di utenti della scuola valdostana

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