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CRONACA | 12 gennaio 2013, 10:16

INCHIESTA FONTINE: Il patois ostacolo per la ripresa del processo

Ieri è scaduto il termine per la consegna delle traduzioni delle intercettazioni ma le due consulenti incaricate non hanno finito il lavoro: accusa e difesa d'accordo per l'ennesimo rinvio del dibattimento

INCHIESTA FONTINE: Il patois ostacolo per la ripresa del processo

Le traduzioni e le trascrizioni delle centinaia di intercettazioni telefoniche in patois, presenti nel fascicolo d'inchiesta della procura aostana sulle fontine adulterate e sul bestiame contaminato non sono state concluse entro il termine fissato dal giudice. 

Per questo motivo accusa e difesa si stanno accordando per rinviare l'udienza del prossimo 15 gennaio, che il gup Giuseppe Colazingari aveva fissato lo scorso 12 dicembre in previsione della consegna, entro la giornata di ieri, venerdì 11 gennaio, dell'intera perizia.

A Jeannette Bondaz, che aveva ricevuto l'incarico tecnico il 12 gennaio del 2012, era stata affiancata dal 10 ottobre scorso una seconda esperta, Josianne Bovard. Nemmeno lavorando insieme le due ctu sono riuscite a portare a termine il lavoro di traduzione.

L'attivita' investigativa di Nas, carabinieri e Corpo forestale, coordinati dal pm Pasquale Longarini, risale ai primi mesi del 2008 e sconvolse all'epoca il mondo zootecnico valdostano. Nell'ambito dell'inchiesta nel novembre del 2009, erano state arrestate 13 persone, tra le quali 11 finirono ai domiciliari e 2 in carcere. Le accuse nei confronti degli imputati - allevatori, veterinari e produttori di formaggi operanti in Valle d'Aosta - vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Regione, al maltrattamento e uccisione di animali, all'abusivo esercizio di professione alla frode in commercio.

Nel processo si sono costituite a parte civile la Regione Valle d'Aosta, l'Anaborava (Associazione nazionale dei bovini di razza valdostana) e la Usl.

p.g.

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