Il peso è il coronavirus, le due misure sono in comportamenti delle persone e delle autorità. Siamo alla vigilia di un’apocalisse 2020 eppure pochi pare se ne rendano conto. Vengono emanate norme rispettate da pochi e disattese da molti.
Bar e ristoranti devono rispettare nuove distanze tra i clienti e gli esercenti. Le discoteche devono chiudere. Aziende attive nel terziario sono già al limite del fallimento. Ma ci sono figli e figliastri. E così mentre le discoteche devono chiudere, i cinema ed i teatri devono ridurre i posti, le scuole chiudere e l’università anche, le manifestazioni annullate, assembramenti vietati. Ma sui social sono virali le foto di sciatori pigiati nelle cabile delle funivie, lunghe file di sciatori, distanti dieci centimetri uno dall’altro, in attesa per raggiungere le piste.
La domanda è giustificata: perché le distanze non sono rispettate?
Perché la distanza di un metro deve essere rispettata da qualcuno sì e altri no?
Ogni giorno che passa dalle categorie commerciali, della ristorazione ed anche da quelle alberghiere cresce la grande preoccupazione per le conseguenze di questa situazione; non tanto del coronavirus a livello di malattia e pericolo, ma delle scelte che le attività sono state giocoforza costrette a fare con il decreto del governo per limitare il contagio.
C’è la sensazione che siano state prese misure nell’interesse della salute nazionale, ma che i sacrifici maggiori li si siano richiesti solo a chi sta sul campo e rischia grosso ogni giorno con il proprio lavoro. Il peso è unico ma le misure non sono uguali per gli esercenti e per altre categorie.
L’aria in giro è pesante e la gente è calata vistosamente; magari ci fossero gli assembramenti negli esercizi commerciali e soprattutto nei negozi di prossimità; abbiamo messo cartelli nei negozi con le norme da seguire per la sicurezza e cerchiamo di far mantenere i limiti sulle distanze, ma questo del resto è facile… magari ci fossero gli assembramenti nei negozi.
Se il coronavirus si sta rilevando un’apocalisse la classe politica non lo è da meno.
Mi ha scritto un lettore:
“Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Che dire del decreto che per ora chiude Lombardia e parte del Piemonte senza che la Regione VdA cerchi di tutelare i propri residenti limitando gli ingressi? Forse conviene oggi sfruttare neve e sole per accogliere i fuggitivi delle terre contaminate per incassare il più possibile piuttosto che avere una visione a più lungo termine chiudendo le frontiere al turismo e cercare così di limitare e contenere nel tempo gli effetti del coronavirus? Certo, fa specie pensare alle scuole chiuse e alle piste di sci sovraffollate senza problemi e senza controlli, o ancora alla piscina di Aosta invasa da atleti lombardi che si allenano perché le loro piscine sono chiuse. Forse bisogna fermarsi a ragionare sul futuro e non sul presente o sull’interesse di qualche gruppo di potere elettorale! Nell’emergenza le regole applicate per la vita ordinaria non possono valere immodificate, perché possono fare enormi danni”.
Giusta osservazione. La politica oggi pensa alle elezioni e ognuno si sente autorizzato a indicare la propria cura. Il problema è da affrontare su due binari: uno per l’emergenza e l’altro per la ripartenza; prima o poi si dovrà ripartire ed allora è necessario trovarsi pronti.
E’ bene pensare all’emergenza ma è ancor più se non più importante pensare alla ripartenza. Ora per allora si devono studiare provvedimenti per sostenere le imprese nel rilancio. Oggi si pensi all’emergenza ma senza scopi elettorali. Banche, consorzi fidi e associazioni di categoria si stanno attivando; la politica li agevoli. Per il rilancio il coordinamento della cabina di regia venga affidata alla Chambre nella quale siedono tutte le categorie produttive.
Sia la Chambre a elaborare un pacchetto di interventi concreti e con copertura finanziaria. E’ inutile oggi investire risorse senza aver la garanzia del ritorno. Se vogliamo evitare l’apocalisse prendiamoci un anno sabatico. Fino a che non è superato il coronavirus si sospendano tutte le manifestazioni: dalla Fiera di Sant’orso estate a qualsivoglia altra manifestazione.
Si riprogrammi il tutto per il 2021. Le risorse risparmiate si mettano nei capitoli di spesa per il rilancio post coronavirus. Servono, almeno, una decina di milioni. La politica invece di pensare alle elezioni si preoccupi di trovare le risorse per salvare l’economia valdostana.
Il peso è uno ma le misure devono essere due.