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CISL VdA | 18 febbraio 2020, 18:19

Servono risposte su vertenze aperte, riforma fiscale e pensioni

Servono risposte su vertenze aperte, riforma fiscale e pensioni

“Il tema di una nuova e più equa flessibilità in uscita è una priorità sociale ed economica”. E’ quanto ha affermato il Segretario Generale Aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, presente insieme al Segretario Confederale Cisl, Ignazio Ganga, al tavolo di confronto al Ministero del Lavoro sulle nuove regole previdenziali in particolare sull'esigenza di una maggiore flessibilità in uscita. “Meccanismi più equi, uniti a una seria politica di crescita, sono essenziali per avviare un turnover nei luoghi di lavoro, incrementare consumi e produttività di sistema del Paese, assicurare a milioni di persone un'anzianità dignitosa, attiva e generativa”, ha sottolineato il numero due della Cisl ribadendo che occorre "restituire ai lavoratori regole certe e stabili almeno per un decennio. Il sistema ha bisogno di certezze" ha sottolineato.

Bisogna ridefinire criteri più equi di calcolo e di accesso sia fra le generazioni che fra i generi, restituendo ai lavoratori regole certe e stabili almeno per un decennio.  Occorre consentire alla persone di andare in pensione a partire da 62 anni . Non deve essere l’ennesima norma 'sperimentale' perché il sistema ha bisogno di certezze e di strutturalità . Il nuovo meccanismo deve prevedere che al crescere dell’età diminuisca il numero di contributi. Non ammettiamo scambi sul ricalcolo contributivo: si tratterebbe di un drenaggio sociale insostenibile per milioni di lavoratori e famiglie. 

Per Vincenzo Albanese, segretario Pensionati Cisl VdA, "bisogna affermare il principio che 41 anni di contributi a prescindere dall’età bastino per godersi il diritto alla pensione: va estesa la platea del lavoro usurante e gravoso e data continuità strutturale all’Ape Sociale. Occorre eliminare o ridurre drasticamente le soglie minime sulle pensioni che oggi impongono di raggiungere 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha 64 anni con 20 di contributi e 1,5 volte per chi ne ha 67".

Bisogna anche rivedere il sistema dei coefficienti di trasformazione per il calcolo contributivo, introducendo criteri variabili in funzione dell’anno di nascita. Da eliminare è l’incremento automatico del requisito anagrafico per le pensioni di anzianità, o quantomeno riportare la valutazione al confronto con le parti sociali. E’ necessario altresì intervenire sulla modalità di calcolo automatico dell’aspettativa di vita, tema che va lasciato al confronto negoziale con le parti sociali". Quanto alle pensioni delle donne, si tratta di un “caso nel caso”, ha osservato il Segretario Generale aggiunto Cisl, nel corso del tavolo. "Eurostat conferma come l'importo delle pensioni delle donne in Italia sia inferiore del di un terzo rispetto a quelle degli uomini. Un dato grave, a noi ben noto, che recepisce debolezze strutturali nel sostegno all’occupazione femminile.

Occorre rimuovere le zavorre che, specialmente al Sud, impediscono la partecipazione della donna ai contesti produttivi. Oltre che per le note ragioni di crescita zero, il ritardo è legato prevalentemente agli impegni familiari e alla scarsa disponibilità di servizi. Deficit che porta una donna su quattro a lasciare il lavoro al primo figlio, con riflessi molto negativi sulla ricchezza delle famiglie e, di conseguenza, sull’economia nazionale. Il problema centrale resta quello di creare pari condizioni di ingresso, permanenza e competizione nel mercato del lavoro. 

Sei le direttrici:

Il riconoscimento di almeno un anno di anticipo per figlio;la valorizzazione del lavoro di cura, vera e propria voce di welfare informale;

Il ripristino degli incentivi sulla contrattazione aziendale per la conciliazione;

Il consolidamento della fiscalità di vantaggio per le aziende che assumono donne;il rafforzamento congedi;

Un grande investimento sui servizi all’infanzia.

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