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CRONACA | 14 febbraio 2020, 07:00

Il Convitto F. Chabod polo di eccellenza per l’inclusione e la formazione scolastica

Del Convitto Federico Chabod nei giorni scorsi se ne è parlato perché lanon ha accolto la domanda di una ragazza disabile.

Anna Poletti, Rettrice del Convitto polo di eccelenza ma troppo piccolo

Anna Poletti, Rettrice del Convitto polo di eccelenza ma troppo piccolo

Lei è una ragazza brillante, con il sogno di diventare una psicologa quando sarà grande. Ha frequentato le  medie a Torino, poi ha espresso il desiderio di tornare in Valle. Una famiglia, che l’ha adottata come una  figlia, ha allora deciso di fare domanda al Convitto per essere ospitata ma non c'erano più posti.

Il convitto F. Chabod già ospita 24 ragazzi e ragazze con disabilità che hanno trovato personale specializzato e programmi di inclusione scolastica di alto livello. Ma non può accoglierne uno di più e la lista d'attesa e lunga.

Quali  sono le motivazioni per le quali la giovanenon è stata accolta lo abbiamo chiesto alla Rettrice del Convitto, Anna Paoletti;  Gabriella Massa, rettore vicario, e Marco  Goresi, referente per la disabilità.

“Bisogna prima di tutto precisare che, da un punto di vista tecnico, abbiamo due situazioni differenti: quella  del convitto e quella del semi-convitto. Per quanto concerne la prima, la selezione dei ragazzi avviene  mediante una graduatoria ufficiale, stilata in base ad una serie di parametri ben precisi quali, ad esempio, la  distanza dal luogo di residenza rispetto al convitto, il numero di mezzi che vengono utilizzati negli  spostamenti ed i risultati scolastici.

Per Regolamento hanno la precedenza i residenti in Valle, solo  successivamente diamo risposta ai non residenti che non sempre possono essere accolti. In caso di ragazzi  con disabilità, abbiamo inoltre una valutazione ancor più dettagliata e particolare, che valuta con  attenzione situazione che ci si prospetta dinanzi. Dobbiamo sempre assicurarci che vengano garantite  sicurezza e tranquillità a tutti i ragazzi accolti, nonché che venga offerto loro un adeguato percorso  educativo: appare dunque evidente come vi sia la necessità di verificare se, in ogni caso specifico, vi sia la  possibilità effettiva di assicurare un adeguato servizio 24 ore su 24. In questo caso specifico, la richiesta  richiedeva l’intervento necessario degli operatori socio sanitari per l’assistenza, figura che non è prevista  nel nostro organico”. 

Fose la polemica è sorta per una scarsa comunicazione?

“Quando possibile, cerchiamo di contattare telefonicamente le famiglie per spiegare le ragioni del declino e  comunque inviamo una email o una lettera di conferma (o meno). Nel caso in questione, la segreteria aveva cercato di contattare la famiglia, ma invano: era stata dunque inviata una mail per una informazione celere.

Siamo sempre disponibili per un colloquio con i genitori che ne fanno richiesta per fornire maggiori  spiegazioni. Oltre i criteri di selezione, avete sottolineato la mancanza di personale adeguato: la ragazza non è però la  prima con disabilità accolta presso la vostra struttura.  Questa è la cosa che ci preme sottolineare più del singolo caso. Abbiamo accolto molti ragazzi con disabilità perché vi erano i requisiti per poterlo fare.

Quello di Viola è il  primo di questo tipo per il settore convitto.  Gli altri ragazzi presentavano e presentano delle adeguate autonomie personali e per loro è stato possibile  prevedere un progetto, anche di accordo con i vari operatori di riferimento (équipes territoriali, psicologi,  ecc.), al fine di permettere l’inserimento. Una disabilità di questo tipo – e ciò forse non è chiaro alla  maggior parte delle persone- avrebbe richiesto delle figure professionali e/o delle risorse che presso il  Convitto non sono di fatto previste nel nostro organico. Inoltre, non ci è stata presentata la situazione con  una équipe socio-sanitaria, con un progetto ben definito. Non ci è possibile far fronte a tale esigenza: sono  richieste delle competenze specifiche”.

I ragazzi con disabilità attualmente presenti nella vostra struttura quanti sono?

“Ne stiamo accogliendo 24 ragazzi con disabilità, oltre a una serie di ragazzi con difficoltà  certificate. Il prossimo anno scolastico il numero sarà lo stesso ed anzi, le domande diventano sempre  maggiori di anno in anno. Al Convitto è sempre stata riconosciuta una enorme attenzione nei riguardi dei  ragazzi con disabilità, o che vivono disagi in generale, oppure che hanno difficoltà di apprendimento. Siamo  conosciuti come una struttura che aiuta l’integrazione, permette la socializzazione e accoglie il più possibile.  Andiamo, infatti, sempre in deroga rispetto ai numeri che ci siamo dati da regolamento”.

Le domande continuano a crescere: vi è però possibilità di poterle accogliere positivamente?

“Riceviamo continue richieste: dalla prima elementare alla quinta superiore. Purtroppo non possiamo  accogliere tutti, anche per una ragione di spazi e sicurezza. Al di là delle esigenze specifiche legate al caso  con disabilità, le norme sulla sicurezza sono inderogabili e ci vincolano ai limiti della struttura. Ci farebbe piacere poter accogliere tutte le domande, ma non è possibile: quest’anno non abbiamo accolto  circa 50 richieste”.

Ci sono stati precendenti?

“Il periodo delle iscrizioni, da un po’ di anni a questa parte, è sempre un periodo particolarmente difficile per  noi. Le richieste aumentano esponenzialmente e, giustamente, le famiglie in difficoltà si sentono  amareggiate e frustrate alla vista di un nostro rifiuto. Le proteste sono quindi una naturale conseguenza.  Quello che possiamo dire è che il nostro operato è limpido: i criteri sono tutti alla luce del sole, ben spiegati  sul sito. Abbiamo sempre, inoltre, spiegato a qualunque genitore che abbia chiesto delucidazioni per una  mancata accoglienza. Anche alla famiglia in questione era stato spiegato, fin dal momento di presentazione  della domanda, che avremmo valutato ma che sarebbe stato difficile poter accogliere la ragazza”.

Cosa vi sentireste di consigliare alla famiglia della giovane?

“Di valutare la possibilità, in futuro, di fare la semi-convittrice. Abbiamo circa 100 ragazzi che dormono qui,  ma ve ne sono molti che si fermano solo il pomeriggio – fino alle 18circa- per studiare e poi tornano a  casa. Potrebbe essere una valida alternativa, che rimane però sempre legata – come in tutti i casi di  disabilità grave - alla presenza di un operatore di sostegno; in orario diurno, è una disponibilità sulla quale  non riscontriamo troppe difficoltà”.

Isabella Rosa Pivot

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