La situazione politica valdostana, se possibile, è più caotica di quella nazionale. Tutti vorrebbero fare ma nessuno ha la forza né idee. Tutti progettano senza memoria e senza strategie. Tutti vogliono ma nessuno può. Tutti sembrano lavorare l’uno per gabbare l’altro.
Un esempio è il polo autonomista che sulla carta dovrebbe nascere per dare stabilità politica e invece, mentre è ancora in corso il tentativo di coito per concepirlo, sta generando confusione e tensioni.
Due divorziati per mettersi nuovamente assieme si studiano, si frequentano, ammiccano, amoreggiano e solo alla fine dei preliminari discutono se convivere sotto lo stesso tetto.
Nella fabbrica del polo autonomista c’è chi ha fretta non si sa bene a fare cosa. Nel polo autonomista Uv, Uvp, Alpe e Stella alpina firmano documenti congiunti sulle prospettive del loro futuro ma poi smentirli il giorno dopo.
Roberto Cuneaz, Marco Curighetti, Erik Lavevaz, Carlo Marzi e Giuliano Morelli, a inizio mese, si sono incontrati per confrontarsi sul percorso e le scadenze da affrontare dopo la pausa agostina. In tal senso, auspicando si diano riscontri concreti in autunno al "programma di sviluppo politico" votato all'unanimità dal Celva nel 2018, così come la proposta di riforma elettorale degli EE.LL. del febbraio 2019, credono sia opportuno inizi il lavoro per le prossime elezioni comunali di maggio 2020. Lavoro questo che dia risalto alla ricerca di soluzioni e programmi concreti che vadano oltre i particolarismi e le appartenenze politiche. Ecco perché, credono sia partendo dal territorio, ascoltandone le cittadine e i cittadini, che debba essere condiviso e verificato il percorso federativo intrapreso dall'autunno 2018”.
Dopo questo comunicato è scoppiata la rissa tra Alpe-Uvp e Uv i primi aspirano ad un annientamento dell’Uv che a sua volta intende, per il momento a mantenere la propria identità.
E’ da ricordare che Alpe e Uvp sono nati da una scissione dell’Uv e ora vorrebbero cancellare la loro madre politica.
Per contro la Stella alpina rimane alla porta e giustamente Carlo Marzi, riflessivo segretario stelluto, si comporta nel rispetto dei comunicati congiunti fino a che non ci sarà un comunicato che sancirà la fine del coito per concepire il polo autonomista.
Difficile capire le ragione di tanta fretta a creare un soggetto unico. Siamo alla vigilia di elezioni anticipate e comunque ad un anno dalle elezioni comunali.
Strategia politica vorrebbe che più forze politiche sono in campo più elettori si raggiungono.
Oggi come oggi l’Uv non è disposta a rinunciare alla propria identità e alla propria storia. Più facile per chi ha una storia di pochi lustri e che ha girovagato e agito per mettere all’angolo l’Uv. Il post elezioni 2019 non è lontano. E poi l’esperienza insegna che le fusioni non portano voti come avviene in una colazioni di più forze politiche con identità diverse ma con programma comune. Le ammucchiate non fanno conquistare voti ma li fanno perdere. Soprattutto se sono ammucchiate con riciclati.
I tempi per un polo autonomista sotto il medesimo tetto non sono maturi. E’ invece tempo di un’alleanza, chiara, trasparente e priva di equivoci che sappia guardare al bene della Valle d’Aosta e non alle poltrone dei Consiglieri regionali che tutto fanno meno che interessarsi della Petite Patrie. Ed in questo senso i vertici unionisti dovrebbero mettere in mostra i loro attributi. Non temere di scontrarsi e magari andare ad un congresso che sappia davvero creare una nuova classe dirigente unionista.
E’ da tenere presente che chi spinge sull’acceleratore della fusione a freddo degli autonomisti sono gli stessi che hanno favorito il sezionamento del leone rampante.