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CRONACA | 27 giugno 2019, 10:30

Procura di Milano intenzionata a impugnare sentenza assoluzione giudice Longarini

"Affinché non impugni, le motivazioni alla sentenza devono proprio essere scritte benissimo. Io non saprei farlo", ha dichiarato ad Aostacronaca il pm Giovanni Polizzi, titolare del fascicolo d'inchiesta

Il pm Giovanni Polizzi

Il pm Giovanni Polizzi

Sarà depositata probabilmente entro il 15 luglio in Corte d'Appello, da parte del pm della procura di Milano Giovanni Polizzi, l'impugnazione della sentenza con la quale il gup Guido Salvini lo scorso aprile ha assolto l'ex pm aostano Pasquale Longarini dalle accuse di induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Polizzi è titolare del fascicolo della nota inchiesta che il 30 gennaio 2017 portò all'arresto di Longarini e dell'imprenditore alimentare Gerardo Cuomo - titolare del Caseificio Valdostano e legato all'ex pm da profonda amicizia - anch'egli assolto insieme a un terzo imputato, l'imprenditore commerciale Sergio Barathier.

I termini per presentare appello alla sentenza scadono a fine luglio ma il magistrato milanese potrebbe accelerare i tempi: "Affinché non impugni, le motivazioni alla sentenza devono proprio essere scritte benissimo. Io non saprei farlo", ha dichiarato ad Aostacronaca il pm Polizzi, lasciando intendere di essere impegnato nella lettura delle 40 pagine con le quali il giudice Salvini ha spiegato perchè, secondo lui, le accuse contro Longarini non sussistono.

Salvini ha ravvisato lacune, imprecisioni e superficialità da parte dei carabinieri di Aosta che nel 2016 inoltrarono alla procura di Milano informative su possibili condotte illecite di Longarini e Cuomo, frutto di pedinamenti e intercettazioni in cui quest'ultimo era rimasto coinvolto (ma non indagato) nell'ambito dell'inchiesta 'Geenna' contro una presunta 'ndrina in Valle: l'imprenditore si era incontrato spesso con Giuseppe Nirta (assassinato poi in Spagna ndr), esponente della 'ndrangheta.

Ma se è vero che la mera segnalazione sulla possibilità che l'allora pm aostano potesse aver 'informato' il suo amico delle indagini (e qui starebbe il 'favoreggiamento') fu fatta dai carabinieri di Aosta, ed è stata giudicata da Salvini una mera "illazione" frutto di "frustrazione" dell'Arma per l'impossibilità di catturare Nirta, è altrettanto vero che le indagini su Longarini furono in realtà svolte dalla Guardia di finanza di Milano e furono sempre le Fiamme Gialle milanesi a compiere il clamoroso arresto durante la Fiera di Sant'Orso del 2017. Il gup però nelle motivazioni stigmatizza solo l'attività dei carabinieri aostani, quasi che le indagini su Longarini le avessero fatte loro, quando non è cosi. 

Altri passaggi delle motivazioni che ad alcuni professionisti del Diritto sono parsi lacunosi riguardano l'accusa contro Longarini di induzione indebita per aver telefonato, la mattina del 4 gennaio 2016 al direttore dell'Hotel Royal e Golf di Courmayeur, Claudio Coriasco, per segnalare Cuomo quale fornitore di formaggi e altri prodotti alimentari. Titolare dell'Hotel Royal è l'imprenditore valdostano Sergio Barathier, che all'epoca era sotto inchiesta (penale e fiscale e dalla quale fu poi assolto in formula piena) in un'indagine di cui era titolare lo stesso Longarini. 

La telefonata avvenne in un bar vicino al Tribunale in presenza di Gabriele Accornero, all'epoca funzionario di Finaosta e presidente del Forte di Bard (recentemente condannato per reati di corruzione). Il gup Salvini giudica troppo pochi i 79 secondi del colloquio tra il magistrato e il direttore del Royal per consentire al primo di 'convincere' il secondo ad acquistare i formaggi del Caseificio valdostano. Per il pm Polizzi e per la Guardia di finanza milanese, invece, 79 secondi sono un tempo più che ragionevole, "altrimenti se passa questo ragionamento dovremmo gettare in spazzatura migliaia di intercettazioni in cui due persone sanciscono patti illeciti in molto minor tempo", ha commentato un inquirente.

Inoltre, il 5 gennaio 2016 fu intercettata una telefonata di Accornero che trionfalmente comunicava a Cuomo: "E' fatta, si sono accordati, tutto a posto". Ma di questa registrazione, che parrebbe da sola sufficiente a far crollare l'opinione del gup, non vi è traccia nelle motivazioni alla sentenza di assoluzione. Anche la convinzione di Salvini che l'accordo tra il Royal e il Caseificio valdostano fu sancito sì, ma solo a febbraio del 2016, non trova riscontro alcuno nelle indagini.

Nelle motivazioni mancano anche riferimenti al viaggio del magistrato in Marocco (che compare anche in un altro procedimento penale), giudicato dallo stesso Longarini "una leggerezza". 

 

patrizio gabetti

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