Per due volte consecutive, alle elezioni regionali 2018 e alle elezioni europee del 26 maggio, il voto dei valdostani è stato inquinato, indirizzato e condizionato dalla concomitanza della campagna nazionale con i leader dei partiti stato nazionali che hanno monopolizzato i programmi radio e televisivi.
Una prova per tutte è il risultato del Pd che senza testa, senza presenza, senza fare nulla ha ottenuto in Valle un risultato al pari delle percentuali di quando aveva forti presenze nel Consiglio Valle. Il Pd è cresciuto solo ed esclusivamente per via dell’attenzione nazionale su Zingaretti, Calenda e qualche altro.
Un'altra controprova del condizionamento nazionale è evidente nel rapporto preferenze voti di lista. Il Pd in Valle conta poco più delle 2.000 preferenze ottenute dalla candidata Edda Crosa; la Lega poco più dei 5.000 voti ottenuti da Paolo Sammaritani.
Significa che i valdostani hanno votato il simbolo e non il candidato a differenza del 2009 quando Aurelio Marguerettaz riportò oltre 17.000 preferenze e Robert Louvin circa 10.000. Eppure avevano, quanto meno Marguerettaz, un cognome ben più complicato di quello di Sammaritani che secondo la commissaria leghista ha preso pochi voti di preferenza per la complicazione del cognome difficile da ricordare.
La dimostrazione che il radicamento nel territorio non è acqua fresca sono i risultati elettorali riportati dai candidati valdostani sui quali primeggia Marco Gheller della lista Autonomie per l’Europa espressione dei movimenti autonomisti che ha ottenuto 4.518 voti di preferenza, il 65% per cento rispetto ai voti di lista (6.904) pari al 13,85%.
Al secondo posto Paolo Sammaritani della Lega che con 5270 preferenze su 18.525 voti di lista (37,17%) porta a casa una percentuale del 28%.
Al terso posto Edda Crosa del Pd che di voti personali ne ha presi 2.116 pari al 26% rispetto ai voti di lista che sono stati 8.084 (16,22%).
Seguono con il 47% dei voti di preferenza rispetto ai voti di lista Chiara Giordano della La Sinistra che di voti ne ha presi 628 su 1331 voti di lista (2,67) e Stefano Scopacasa di CasaPound Italia che di voti ne ha presi 159 mentre la lista ne ha ottenuti 336 (0,67%). I dati evidenziano inconfutabilmente che le promesse, la demagogia e gli slogan hanno picchiato duro anche in Valle d’Aosta dove gli elettori hanno scelto il simbolo più che il candidato valdostano.
Emblematico il rapporto voti/lista e voti/preferenza di Sammaritani e Crosa. Un abisso che spiega il candidato locale ha avuto poca influenza sul risultato della lista. E’ fuori discussione che i movimenti autonomisti, rispetto alle regionali quando riportarono circa 22.000 voti, hanno preso una legnata simile a quella del Movimento 5 Stelle riportata a livello nazionale.
I meno di 7.000 voti ricevuti domenica evidenziano la distanza che si è creata tra i movimenti e territorio. Una distanza abissale dovuta anche all’assenza dei Consiglieri regionali più interessati alla poltrona che dare risposte alla comunità e impegnarsi nella campagna elettorale.
Se poi si scopre che l’Uv si ferma, con i consiglieri regionali, a Quart è tutto detto. Il sud-est della Valle non ha più rappresentanza in consiglio Valle e si ferma a Quart con Jean Barocco.
Ma anche gli altri movimenti autonomisti non stanno meglio visto che il Consigliere regionale residente più a sud è Pierluigi Marquis (Stella alpina) di Saint Vincent fatta eccezione dell’assessore Luigi Bertschy (Uvp) che risiede a Hône.
Si evidenzia dunque lo sfilacciamento tra movimenti e consiglieri, tra movimenti consiglieri e territorio. Uno sfilacciamento che fa il gioco dei partiti stato nazionali e che lasciano in panchina i valdostani.
Visto che il rinnovo anticipato del Consiglio Valle è ineluttabile è bene che gli autonomisti si organizzino in modo da evitare che il voto per le regionali coincida con una elezione nazionale visto che tra settembre e ottobre è più che probabile si torni a votare per un nuovo Parlamento italiano.
Solo un promemoria.