La legge di Bilancio appena approvata mostra luci e ombre, e se da un lato è apprezzata la gestione dei conti pubblici, dall’altro emergono scelte che fanno storcere il naso. Confcommercio riconosce i passi avanti sulla riduzione della pressione fiscale sui lavoratori e sulle famiglie, come il taglio della seconda aliquota dell’Irpef e la detassazione degli aumenti contrattuali tra il 2024 e il 2026, interventi mirati a sostenere una domanda interna ancora debole.
Sul fronte delle imprese, sono da lodare alcune scelte tecniche, come il mancato blocco delle compensazioni tra crediti d’imposta e debiti contributivi, che avrebbe messo in ginocchio le PMI e l’autotrasporto, e le norme per il turismo recettivo contro la concorrenza sleale sulle locazioni brevi. Anche il trattamento speciale per chi lavora di notte o nei festivi rappresenta un piccolo segnale di attenzione.
Ma è sul fronte delle negatività che la manovra mostra il fianco scoperto. Delude e irrita la decisione di prorogare l’aumento del 40% dell’imposta di soggiorno per tutto il 2026, un colpo per un settore già sotto pressione. Ancora più clamorosa è la mancata prosecuzione nel completo superamento dell’Irap, una misura da anni considerata fondamentale per alleggerire il peso fiscale sulle imprese, che così continuano a scontare costi elevati e poca capacità di investimento.
Insomma, la manovra conferma alcune scelte positive, ma manca il coraggio di affrontare le sfide reali dell’economia italiana. Famiglie e imprese si trovano a dover navigare in un contesto complesso, con segnali di ripresa ancora deboli e costi in aumento, mentre le misure strutturali rimangono timide e parziali. Confcommercio non nasconde la frustrazione: serve più incisività, meno prudenza e maggiore coraggio per dare veramente ossigeno alla crescita e alla competitività del Paese.













