Gentile Direttore,
ho letto con attenzione i dati del Piano Nazionale Esiti 2025 di AGENAS, che restituiscono un quadro complessivamente positivo per l’Azienda USL della Valle d’Aosta e per l’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta. Numeri che, senza dubbio, raccontano buone performance e professionalità diffuse.
Accanto ai dati, però, esistono le storie. E alcune di queste faticano a trovare spazio nelle statistiche.
In questi giorni sono venuto a conoscenza della vicenda di un paziente valdostano — di cui ovviamente tutelo l’identità — affetto da una grave patologia della colecisti, documentata anche da esami diagnostici effettuati privatamente. Un quadro clinico caratterizzato da dolore persistente, difficoltà ad alimentarsi, dimagrimento significativo e potenziali complicanze importanti.
Nonostante ciò, il percorso assistenziale si è trasformato in una lunga sequenza di accessi, brevi ricoveri, dimissioni e rimpalli tra servizi, fino all’ennesima notte trascorsa in pronto soccorso, in barella, sedato dal dolore con più infusioni farmacologiche, prima di un ricovero avvenuto solo dopo molte ore di attesa.
La domanda che nasce spontanea non è polemica, ma profondamente civica: è questo il modo corretto di prendersi cura di un paziente fragile e sofferente? È normale che la prudenza clinica si traduca in attese estenuanti, con il rischio concreto di aggravamenti evitabili?
Nessuno mette in discussione la professionalità dei medici e degli operatori sanitari, né invoca scorciatoie o interventi avventati. Ma resta l’impressione che, in alcuni casi, manchi la capacità — o la possibilità — di assumere decisioni tempestive, ricordando che il tempo, in medicina, è una variabile fondamentale.
Il Piano Nazionale Esiti misura gli esiti, ma non sempre racconta i percorsi. E se il percorso è fatto di dolore protratto, incertezza e ripetute attese in pronto soccorso, allora anche i migliori indicatori rischiano di non coincidere con la percezione dei cittadini.
Raccontare queste storie non significa screditare la sanità pubblica valdostana, ma chiedere che i numeri dialoghino con la realtà quotidiana dei pazienti. Perché la qualità di un sistema sanitario si misura anche dalla capacità di non lasciare nessuno solo, in barella, ad aspettare.
Cordiali saluti
Gentile Lettrice,
ringrazio la riflessione che tocca un tema delicato e centrale come il funzionamento del nostro servizio sanitario regionale.
I dati del Piano Nazionale Esiti 2025 non hanno la pretesa di negare le difficoltà operative quotidiane né, tantomeno, di sminuire il vissuto dei singoli pazienti. Essi rappresentano uno strumento di valutazione complessiva degli esiti clinici, utile a orientare le politiche sanitarie e il miglioramento continuo dei servizi.
Ogni percorso di cura, tuttavia, è il risultato di valutazioni cliniche complesse, che tengono conto delle condizioni specifiche del paziente, dei rischi e delle priorità assistenziali. In particolare, in ambito chirurgico, la decisione sul momento più appropriato per intervenire deve basarsi su criteri di sicurezza e appropriatezza, evitando soluzioni affrettate che potrebbero esporre il paziente a complicanze maggiori.
Siamo consapevoli che le attese, soprattutto quando accompagnate dal dolore, possono essere vissute come insopportabili. Proprio per questo l’Azienda USL è impegnata nel rafforzamento dei percorsi di presa in carico, nel miglioramento dell’integrazione tra pronto soccorso e reparti e nella riduzione dei tempi di risposta, compatibilmente con le risorse disponibili e il contesto attuale, che vede una pressione crescente sui servizi ospedalieri.
Le segnalazioni e le testimonianze dei cittadini rappresentano uno stimolo importante per individuare criticità e margini di miglioramento. L’obiettivo resta quello di coniugare qualità clinica, sicurezza e umanizzazione delle cure, elementi che devono procedere insieme.
Il confronto pubblico, se condotto con senso di responsabilità, contribuisce a rafforzare la sanità pubblica e non a indebolirla. È in questa prospettiva che accogliamo le osservazioni emerse, confermando l’impegno a migliorare continuamente i percorsi assistenziali offerti alla comunità valdostana.
Cordiali saluti













