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ISTRUZIONE E FORMAZIONE | 27 novembre 2025, 08:00

Sicurezza nelle scuole: risorse ferme, edifici che crollano e un appello che non si può più ignorare

Nella Giornata nazionale della sicurezza, Cittadinanzattiva VdA chiede interventi reali: “Servono due miliardi in tre anni, basta rinvii”

Scuo ad Aosta in attesa di essere demolita

Scuo ad Aosta in attesa di essere demolita

Mentre in tutta Italia si celebrava la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, Cittadinanzattiva ha scelto di trasformare una ricorrenza simbolica in un atto d’accusa diretto. Perché tra slogan, locandine e buoni propositi, la realtà parla chiaro: le scuole continuano a cadere a pezzi. E non è un modo di dire.

Sosteniamo gli emendamenti alla Legge di Bilancio per risorse aggiuntive pari a quasi due miliardi di euro in tre anni”, scrive l’organizzazione nella sua nota nazionale. Un pacchetto di interventi che includerebbe 600 milioni l’anno per il Fondo Unico dell’edilizia scolastica, fondi mirati per emergenze, indagini diagnostiche e perfino i climatizzatori — perché, nel 2025, migliaia di studenti passano ancora le estati soffocati in aule invivibili.

I numeri, del resto, non lasciano margini di interpretazione. Nel XXIII Rapporto dell’Osservatorio civico sulla sicurezza, Cittadinanzattiva segnala 71 crolli tra settembre 2024 e settembre 2025, in aumento rispetto ai 69 dell’anno precedente. Nel frattempo, l’INAIL certifica 78.365 infortuni studenteschi nel 2024, con un +7.463 rispetto al 2023. Un quadro che, più che una statistica, è un promemoria brutale di quanto sia fragile il nostro sistema.

Maria Grazia Vacchina, segretaria di Cittadinanzattiva Valle d’Aosta, lo ha ribadito con la fermezza che la contraddistingue: «Questa giornata non può ridursi a un rituale annuale. Ogni dato ci ricorda che la sicurezza scolastica è un’emergenza strutturale, non un incidente occasionale». E aggiunge: «Servono investimenti, controlli, programmazione. Non possiamo più accettare edifici senza agibilità, senza prevenzione incendi, senza i collaudi statici previsti dalla legge».

Nella nota nazionale si legge che ben il 49% degli edifici scolastici italiani è stato costruito prima del 1976, cioè prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica. E che quasi la metà delle 60.030 sedi scolastiche si trova in zone ad alta sismicità. Nonostante ciò, gli interventi di adeguamento sono pochissimi: appena il 4% per l’adeguamento e il 3,8% per il miglioramento sismico.

Vacchina insiste: «La sicurezza non è un costo, è un diritto. E un Paese che lascia che le sue scuole crollino rinuncia al futuro dei suoi figli».

Un appello forte arriva anche rispetto al ruolo delle istituzioni nazionali. “Chiediamo al Ministero dell’Istruzione e del Merito di convocare subito l’Osservatorio Nazionale per l’Edilizia Scolastica, fermo da due anni e mezzo”, afferma la nota. Un immobilismo che pesa, perché l’Osservatorio ha il compito di programmare, monitorare e diffondere la cultura della sicurezza. Un compito che oggi, semplicemente, è sospeso.

E proprio nel giorno dedicato alla sicurezza, un paradosso: è Cittadinanzattiva — non lo Stato — a mettere a disposizione delle 16.000 istituzioni scolastiche materiali formativi per prevenire rischi naturali e pericolosità degli ambienti scolastici. Un servizio essenziale che conferma, ancora una volta, il vuoto lasciato dalle istituzioni.

«Siamo stanchi di celebrare mentre gli edifici cadono», commenta ancora Vacchina. «Questa giornata deve essere una spinta all’azione, non un esercizio di stile».

Il 22 novembre, insomma, non è stata una semplice ricorrenza: è diventata un monito, una denuncia, un ultimatum. Perché continuare a ignorare la condizione reale delle nostre scuole significa non proteggere gli studenti, gli insegnanti e il personale. Significa accettare che un crollo, un ferito o un morto siano solo “incidenti”.

E questo non può più essere considerato normale in un Paese che ha il coraggio di dirsi civile.

red/pi

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