“Chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.”
Totò lo diceva ridendo, ma oggi suona come un epitaffio per i conti pubblici europei. Perché se c’è una cosa che l’Europa ha fatto negli ultimi tre anni, è dare. Dare tanto. Dare tutto. Dare pure il PIN del bancomat.
In tre anni di guerra, l’Europa ha staccato un assegno da 178 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina. L’Italia, che non vuole mai fare brutta figura, ha contribuito con 1,8 miliardi in armi e oltre 100 milioni in aiuti economici.
Un gesto nobile, certo. Ma anche un po’ ingenuo. Perché, come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato… ma spesso ci si azzecca.”
La parte più affascinante di questa epopea finanziaria è che non esiste un organismo europeo che controlli dove finiscano questi soldi. È come fare beneficenza bendati, lanciando banconote da un elicottero sopra una zona di guerra e sperando che atterrino in mani oneste.
Immaginate l’industriale delle armi che riceve l’ordine da Roma. Sorriso a 64 denti, stretta di mano vigorosa… e tra le dita, un bel po’ di bigliettoni. Perché, si sa, dove ci sono appalti, c’è sempre un “grazie” in contanti.
E se non lo vedi, è perché è già stato speso in una villa sul lago. Un po’ come la famosa storia di certe tangenti sulle commesse dei farmaci per il Covid. Le ricordate? Eh sì, cari malpensanti: pare che anche lì alcune banconote siano rimaste attaccate alle dita di qualche pezzo grosso europeo.
Paese martoriato da una guerra combattuta da uomini coraggiosi, certo. Ma anche pieno di uomini che, tra corruzione e sangue dei compatrioti, si sono messi in tasca milioni.
Negli ultimi mesi, l’Ucraina è stata travolta da uno scandalo da 100 milioni di dollari in tangenti nel settore energetico.
E il gasdotto russo? Non l’avrebbero fatto saltare i terroristi: pare che il piano fosse firmato dal capo dell’esercito ucraino.
Altro che guerra: qui siamo in una puntata di House of Cards – versione slava.
Quando i leader europei parlano di “ricostruzione”, ci immaginiamo scuole, ospedali, teatri.
Ma forse dovremmo immaginare resort, centri benessere e qualche casinò. Perché dove girano soldi, gira anche la corruzione. E pensare che tutti siano santi è come credere che un gatto non rubi il pesce dal piatto.
E mi riecheggia nelle orecchie la frase di Trump su Gaza, quando diceva: “La ricostruiremo più bella di prima, con tanti resort di lusso dove la gente si riposa.”
La domanda è semplice: qualcuno in Italia si chiede dove siano finiti questi soldi?
Perché se un giorno scoprissimo che, con i nostri miliardi, qualcuno si è comprato mezza Europa, forse ci arrabbieremmo. O forse no.
Forse diremmo: “Eh vabbè, è la politica.”
E torneremmo a guardare il TG, sperando che almeno la prossima mazzetta sia fatta con stile.













