Eccoci qua, cari lettori del sottosuolo politico valdostano, a commentare l’ultima settimana in cui le notizie sembrano scritte da uno sceneggiatore di commedie più che da un cronista.
La Giunta regionale ha approvato la convenzione con l’Arer per realizzare una trentina di nuovi alloggi nel quartiere Cogne di Aosta. Si parla di rigenerazione urbana, ma in realtà si tratta di un’operazione chirurgica sulle soffitte, che finalmente smetteranno di ospitare vecchie biciclette e diventeranno appartamenti veri.
L’assessore Davide Sapinet ha dichiarato trionfante che “si conclude un iter complesso, durato circa un anno”. Le Betoneghe, che hanno un debole per la burocrazia epica, si chiedono se per costruire le nuove soffitte servirà un altro anno o due per decidere il colore delle tegole.
Il progetto vale 4 milioni di euro, di cui quasi un milione arriva da “economie di spesa” del programma “Contratto di quartiere II”. Traduzione dal burocratese: abbiamo trovato dei soldi dimenticati in un cassetto del Ministero e adesso li spendiamo prima che qualcuno se li riprenda.
Nel frattempo, gli abitanti del quartiere Cogne già sognano il nuovo skyline: palazzi storici, gru all’orizzonte e magari una nuova targa “qui un tempo c’era un solaio”.
Mentre la Regione costruisce nuove case, al Parco Saumont si gira un film dal titolo promettente: “Se venisse anche l’inferno”. E qualcuno, leggendo la notizia, ha chiesto se fosse il documentario sulla prossima campagna elettorale regionale.
Ma no, tranquilli: è un film serio, del regista Samuele Rossi, che racconta la storia di un partigiano rimasto solo a presidiare un rifugio di montagna durante il gelido inverno del 1944.
La troupe poi salirà fino all’Arp De Praz di Doues, dove – assicurano le Betoneghe – troveranno più freddo che negli uffici regionali quando si parla di tagli ai contributi.
Intanto, nei corridoi del potere si sussurra che alcuni neo-sindaci stiano già misurando le tende del loro ufficio con l’entusiasmo di chi entra in un monolocale con vista bilancio comunale.
C’è chi ha iniziato con la promessa di “cambiamento” e ha finito per cambiare solo la tazzina del caffè; chi sogna la digitalizzazione del municipio ma non trova la password del Wi-Fi; e chi ha già convocato la prima riunione straordinaria per decidere dove mettere il busto di Cavour.
Le Sentinelle del Tombino segnalano anche che, tra i nuovi consiglieri regionali, qualcuno si sta ancora chiedendo quale sia la differenza tra mozione e emozione — e qualcun altro ha scambiato il regolamento consiliare per un manuale Ikea.
Si prevedono scintille (e non solo verbali) quando, al primo Consiglio, qualcuno proporrà di istituire la “Commissione permanente per la gestione del silenzio politico”.
In questa Valle dove ogni settimana c’è un annuncio, un cantiere e un film, le Betoneghe hanno capito una cosa:
i veri protagonisti restano sempre gli stessi — quelli che, mentre gli altri parlano di rigenerazione urbana, sanno rigenerare sé stessi a ogni tornata elettorale.
Ma tranquilli, la rubrica continua: se venisse anche l’inferno, noi saremmo già lì… a prendergli le misure per un ufficio vista Monte Bianco.













