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ATTUALITÀ | 13 ottobre 2025, 21:08

Ballottaggio al cardiopalma: Rocco sindaco per 15 voti, il centrodestra chiede il riconteggio

Con uno scarto di soli quindici voti, Raffaele Rocco (coalizione autonomista, popolare e democratica) conquista il municipio di Aosta superando Giovanni Girardini (La Renaissance). L’Union Valdôtaine parla di “nuovo inizio”, mentre Forza Italia denuncia l’astensionismo come sconfitta di tutta la politica. Sullo sfondo, i sospetti del centrodestra e la prudenza degli autonomisti

Ballottaggio al cardiopalma: Rocco sindaco per 15 voti, il centrodestra chiede il riconteggio

Quindici voti. Appena quindici schede che decidono il futuro di Aosta. Dopo una notte di spoglio tesissima, tra verbali contestati, borse di voti e volti esausti, l’ingegnere Raffaele Rocco, sostenuto dall’Union Valdôtaine, dagli Autonomisti di Centro, dal Partito Democratico e da forze della sinistra è stato proclamato vincitore del ballottaggio. Con lui, la vice sindaca Valeria Fadda, avvocata, che porta in dote esperienza amministrativa e il profilo dialogante di chi dovrà tenere insieme una maggioranza ampia ma fragile.

Il dato finale — Rocco 50,06% (6.420 voti), Girardini 49,94% (6.405) — fotografa un capoluogo spaccato in due. La sensazione diffusa, tra i tavoli dei comitati elettorali, è che Aosta sia rimasta sospesa per ore tra la sorpresa e l’incredulità.

Un risultato sul filo di lana, che ovviamente ha bisogno di conferme e verifiche del tutto legittime” commenta a caldo Raffaele Rocco, ancora visibilmente provato. “Con questi voti non ha vinto una parte, ma deve vincere la città nel suo complesso. Governare significherà pensare anche a chi non ci ha votato, e soprattutto a chi non è andato a votare, che mi sembra il vero problema dell’elettorato.”

Un tono istituzionale, ma anche difensivo: Rocco sa che la vittoria è troppo stretta per concedersi trionfalismi. E infatti, negli ambienti dell’Union Valdôtaine, la parola d’ordine è “sobrietà”. Il Mouvement riconosce il peso del risultato, ma invita a leggerlo come un punto di partenza: “È una vittoria di misura, ma un segnale forte e inequivocabile che la comunità ha voluto esprimere. Ora si apre una fase nuova. Tocca a noi sanare la distanza tra istituzione e cittadino.”

Nel comunicato ufficiale, l’Union parla di “attenzione alle piccole cose” e di “democrazia partecipata”, quasi a marcare la distanza dai toni di campagna elettorale e a rilanciare l’immagine del partito come forza di governo concreta, vicina al territorio. L’obiettivo, dichiarano i vertici autonomisti, è “riconquistare la fiducia delle persone, partendo dai gesti quotidiani”.

Ma mentre gli autonomisti si preparano a entrare in Municipio, il centrodestra non accetta di archiviare la partita. “Lo spoglio unificato è stato organizzato molto male, le borse con i voti arrivavano come la consegna dei surgelati della Bofrost”, attacca Giovanni Girardini, presidente de La Renaissance, che per la seconda volta vede sfumare il sogno di diventare sindaco “per un soffio”. “Con calma e serenità controlleremo tutte le schede in tribunale. Non faccio alcun J’accuse, ma ci sono gravi irregolarità.”

Nelle sue parole c’è il risentimento di chi ha condotto una campagna serrata e si trova ora a inseguire nei tribunali ciò che le urne gli hanno negato. E a dargli manforte interviene subito Marialice Boldi, segretaria della Lega Valle d’Aosta: “È doveroso chiedere il riconteggio. Per un margine così minimo non si può lasciare nulla di intentato.

La posizione più articolata arriva però da Forza Italia, che attraverso la sua coordinatrice regionale Emily Rini sceglie una linea più politica e meno giudiziaria: “C’è naturalmente molto rammarico per aver perso per soli 15 voti. Ma il dato più sconcertante è un altro: l’astensionismo.

Il suo post su Facebook, diventato virale nelle ore successive, non è solo uno sfogo, ma una vera e propria riflessione sulla crisi di rappresentanza: “La maggioranza degli aostani ha scelto di non votare, e su questo la politica tutta deve interrogarsi. Non basta riempire i social di proclami: serve esserci sempre, ascoltare, stare tra la gente.

Rini rivendica comunque “il lavoro instancabile di questi cinque anni” che ha permesso a Forza Italia di tornare in Consiglio comunale con due eletti — Refat Mehmeti e Christian Chuc — dopo la mancata soglia del 2020: “Cinque anni fa eravamo fuori per 25 voti, oggi ci siamo. È il segno che la coerenza paga.”

Sul fronte autonomista, intanto, si ragiona su come consolidare una maggioranza che rischia di nascere già precaria. L’Union Valdôtaine, forte di sette consiglieri, torna primo partito del capoluogo, mentre il Partito Democratico ne porta a casa sei. Il baricentro politico della città torna così a sinistra-autonomista, ma con numeri troppo stretti per dormire sonni tranquilli.

Dobbiamo essere un’amministrazione che ascolta, che non divide, ma unisce”, ribadisce Rocco. Parole che suonano come appello ai suoi alleati e come avvertimento agli avversari: in un consiglio così frammentato, ogni equilibrio sarà prezioso.

Sul piano tecnico, la proclamazione ufficiale degli eletti è prevista per domani. Ma il vero nodo resta il clima: tra i ricorsi annunciati, le verifiche delle schede contestate e un astensionismo record (oltre 11 mila aostani non si sono recati alle urne), la vittoria di Rocco rischia di nascere sotto il segno dell’incertezza.

Eppure, in questo equilibrio instabile, c’è anche una lezione: la politica valdostana, spesso accusata di apatia, ha ritrovato un briciolo di passione. Che si tratti di entusiasmo o di rabbia, poco importa: Aosta si è rimessa in moto.

E adesso la palla passa davvero a chi ha vinto — e a chi, pur avendo perso, non ha alcuna intenzione di farsi da parte.

je.fe.

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