/ CRONACA

CRONACA | 10 agosto 2025, 20:24

Tra crepacci e silenzi di ghiaccio

Due interventi spettacolari in quota e una giornata da record per il Soccorso Alpino Valdostano, impegnato in quindici operazioni in poche ore

Foto CUS VdA

Foto CUS VdA

Il sole stava già inclinando verso l’orizzonte, tingendo di arancio il ghiaccio e le rocce scure tra il Colle del Breithorn e il Polluce, quando un grido si è perso nel vento. Un alpinista, tradito da un istante di distrazione o da una lama invisibile di neve fragile, è precipitato in un crepaccio nei pressi della Roccia Nera. Erano passate da poco le cinque del pomeriggio e l’aria rarefatta non lasciava spazio all’incertezza: ogni minuto era prezioso.
Dal fondovalle, il ronzio delle pale dell’elicottero del Soccorso Alpino Valdostano si è alzato rapido, come un presagio di salvezza. I tecnici, calati tra le ombre azzurre del ghiaccio, hanno lavorato con gesti rapidi e sicuri, riportando l’uomo alla luce. Poco dopo, la corsa verso l’ospedale, per gli accertamenti che ogni storia di montagna porta con sé.

Ma non era il primo episodio della giornata. Al mattino, un altro crepaccio, stavolta sul ghiacciaio del Lys, aveva messo alla prova corde, moschettoni e nervi saldi. L’alpinista, legato al compagno e ben equipaggiato, era rimasto sospeso a pochi metri dal vuoto, in una fenditura che sembrava inghiottire la luce. Un recupero veloce, quasi chirurgico, grazie alla prudenza e all’esperienza di chi affronta l’alta quota con rispetto.

E mentre le vette si tingevano di rosa e i rifugi accendevano le prime luci, il Soccorso Alpino Valdostano contava già quindici interventi in questa sola giornata: cadute, malori, smarrimenti. Storie diverse, unite dal filo rosso di una stessa certezza: in montagna, quando il passo sbaglia, c’è sempre qualcuno pronto a riportarti indietro, verso casa.

Eppure, ogni volta, la montagna sembra dover ricordare la sua legge più antica: non perdona la leggerezza. Perché tra un equipaggiamento mancante e un nodo di corda ben fatto c’è la distanza che separa un rientro sereno da una notte passata aggrappati al ghiaccio. Forse la vera conquista, più che una cima, è imparare a rispettare quel confine invisibile tra sfida e incoscienza.

red/cro

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore