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Consiglio Valle Comuni | 14 maggio 2025, 20:11

Franco Manes mette all’angolo Meloni sull’Europa. FdI VdA tenta di oscurare il confronto

Mentre Fratelli d’Italia Valle d’Aosta tenta di sminuire l’iniziativa, il deputato unionista Franco Manes ottiene dalla Premier Meloni una parziale apertura sulla possibilità di garantire un eurodeputato alla regione. La scorrettezza politica di FdI VdA colpisce ancora: ignorato il merito dell’interrogazione, pur di non riconoscere il lavoro del parlamentare valdostano

L'on. Franco Manres in aula

L'on. Franco Manres in aula

È bastata un’interrogazione ben congegnata per portare la questione valdostana fin dentro il cuore dell’Aula parlamentare. Il deputato unionista Franco Manes ha colpito nel segno: davanti alla Premier Giorgia Meloni, ha denunciato un’anomalia democratica vecchia quanto le elezioni europee – ovvero l’impossibilità, per la Valle d’Aosta, di eleggere direttamente un proprio rappresentante a Strasburgo.

E mentre a Roma si discuteva di giustizia costituzionale, a casa nostra Fratelli d’Italia Valle d’Aosta si produceva in un esercizio tanto goffo quanto politicamente imbarazzante: in un comunicato, ha fatto finta che l’interrogazione fosse arrivata dal "gruppo misto", ignorando platealmente il fatto che fosse opera proprio di Manes. Un tentativo puerile di oscurare il lavoro altrui, e un gesto che trasuda insofferenza verso le regole istituzionali più basilari. Come dire: troppo difficile dare a Cesare quel che è di Cesare?

Ecco i fatti.

Durante il question time alla Camera dei Deputati, Manes ha posto una questione che tocca il cuore dell’autonomia valdostana:

«Il limite delle 50.000 preferenze – ha evidenziato – è totalmente illogico se rapportato a una minoranza linguistica di circa 102.000 elettori. Un tale requisito rende di fatto impossibile l’elezione di un rappresentante valdostano, violando il principio di eguaglianza sostanziale previsto dall’articolo 3 della Costituzione. È una questione di coerenza costituzionale, non di appartenenza politica».

Meloni, pur senza sbilanciarsi, ha ammesso la fondatezza della riflessione e ha lasciato aperto uno spiraglio:

«La materia va affrontata in Parlamento, che è la sede storicamente più opportuna per modificare la legge elettorale. Siamo pronti a dare una mano, se necessario».

Una “porticina socchiusa”, certo. Ma quanto basta per rimettere in moto una discussione rimasta ferma per troppo tempo.

«Dal 1979 la nostra comunità non ha mai avuto accesso diretto al Parlamento europeo – ha replicato Manes – Servono soluzioni concrete: dalla riduzione della soglia di preferenze, all’abolizione del 4%, fino alla creazione di una circoscrizione uninominale per la nostra regione, misura compatibile con il diritto europeo».

In un Paese in cui le parole spesso valgono più dei fatti, Franco Manes è riuscito almeno a riportare la questione nella giusta sede. E ha ottenuto, seppur timidamente, un impegno da parte del Governo:

«Le parole della Presidente Meloni sono un buon punto di partenza – commenta – ora è opportuno concretizzare la disponibilità emersa. Alla Camera dei deputati ci sono tre disegni di legge depositati e uno al Senato. La Valle d’Aosta non chiede privilegi, chiede equità. Un seggio europeo non è un favore: è il riconoscimento di un diritto e di una storia che meritano di essere rappresentati anche in Europa».

Peccato che invece di far quadrato su un tema così identitario e fondamentale, FdI VdA abbia preferito rifugiarsi in un comunicato maldestro, dove si attribuisce l’iniziativa a un generico “gruppo misto”, evitando accuratamente di menzionare il nome di Franco Manes. Un silenzio assordante, che denuncia più fastidio che rispetto.

Eppure, in democrazia, le idee si confrontano e i meriti si riconoscono. Ma forse, per qualcuno, è troppo difficile dare a Cesare quel che è di Cesare.

Jean-Pierre Savourel

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