Un progetto che rischia di diventare un miraggio, una riforma necessaria che inciampa nella realtà e una maggioranza che – a sentire le opposizioni – si sta infilando in un “vicolo cieco suicida”. Il dibattito andato in scena giovedì 8 maggio in Consiglio Valle attorno all’interpellanza presentata dal gruppo Progetto Civico Progressista è stato tutt’altro che burocratico. Sul tavolo, il futuro della Società di Servizi Valle d’Aosta e la prospettiva – mai così fumosa – di costituire un ente strumentale per la gestione dei servizi alla persona.
«A prevedere la Società di Servizi VdA è la legge regionale n. 44 del 2010 – ha ricordato la Capogruppo Erika Guichardaz – e con il Defr 2025-2027 il Governo si è impegnato a ripensarne la struttura giuridica, anche attraverso la costituzione di un ente strumentale». Una cornice normativa solida, ma che, secondo Guichardaz, rimane sulla carta: «L'Assessore Marzi aveva assicurato, in audizione in quinta Commissione, la volontà politica di porre le basi per la sua creazione entro la fine della Legislatura. Ora chiediamo: quali saranno i futuri passaggi? E soprattutto: che risposte avete per gli operatori di sostegno, per le loro ore insufficienti, per il vuoto contrattuale nei mesi estivi?».
La risposta dell’Assessore alle politiche sociali Carlo Marzi arriva puntuale, ma è tutt’altro che rassicurante: «Il percorso, per essere applicato nel suo complesso, travalicherà questa consiliatura. A seguito dello studio di fattibilità, sindacati ed enti locali hanno chiesto ulteriori tavoli di confronto. Lo studio è stato consegnato, e rivedremo a breve sia i Sindaci che i Sindacati. Ma già oggi il progetto può essere analizzato a fasi, per valorizzare tutti e tutte, lavoratori compresi».
Marzi elenca tre ragioni-chiave per la nascita dell’ente:
garantire trattamenti equi ai dipendenti della Società di Servizi, oggi discriminati rispetto ai colleghi pubblici;
costruire una cabina di regia unica tra Regione ed enti locali;
introdurre una distinzione tra programmazione e gestione, troppo spesso confuse nei servizi alla persona.
Peccato che, nel frattempo, sul fronte sindacale stia crescendo un’ondata opposta. Guichardaz ne dà conto con tono tranchant: «Le assemblee sindacali molto partecipate degli ultimi giorni hanno espresso un indirizzo chiaro: no all’ente strumentale, sì al mantenimento dello status di lavoratori pubblici per chi già lo è. Perché non estendere il contratto di comparto anche ai dipendenti della Società di Servizi?». La capogruppo insiste sulle criticità operative: «Gli operatori di sostegno hanno condizioni lavorative inapplicabili alla scuola: orari su 36 ore, niente periodo estivo, nessun riconoscimento delle trasferte. Questa riforma, così com'è, è un pasticcio: “un suicidio”, se vogliamo dirla tutta».
Al netto degli scontri politici, il cuore del problema resta: il personale che assiste i più fragili – nelle scuole, nei centri, nei domicili – continua a vivere nell’incertezza, mentre le soluzioni si impantanano tra le buone intenzioni e la realtà degli enti locali, dei bilanci e delle normative.
Nel frattempo, a Palazzo, si gioca una partita più ampia: quella dell'identità stessa della Regione come ente programmatore o semplice gestore. Se la Giunta pensa a un Montanelli dei servizi (tagliare per semplificare), l'opposizione teme piuttosto un centralismo mascherato da efficienza.
Il finale, per ora, è sospeso. La montagna valdostana, ancora una volta, partorisce più tavoli che decisioni.