È stata Susanna Florio, con un discorso intenso e vibrante, a dare voce ai sentimenti di una comunità che non intende dimenticare né banalizzare il valore della Resistenza.
«È sinceramente un grande onore e anche un grande piacere essere oggi ad Aosta», ha esordito Florio, salutando le autorità, i rappresentanti delle forze armate, le associazioni combattentistiche, e soprattutto «le famiglie dei partigiani, dei caduti, dei reduci, degli internati e dei deportati».
In questo 25 aprile, ha ricordato, «celebriamo la rinascita e il riscatto che ci regalarono gli antifascisti». Ma la Resistenza non fu solo lotta armata: fu un fenomeno civile, politico e popolare. «La Resistenza valdostana fu tra le prime in Italia ad organizzarsi», ha sottolineato, ricordando il collegamento precoce con le Brigate Garibaldi e Giustizia e Libertà, così come l'eroica esperienza della Repubblica di Cogne, simbolo di coraggio e autodeterminazione.
E qui, lasciamelo dire, Piero: la Valle d'Aosta ha dato un contributo enorme alla Liberazione nazionale, troppo spesso poco valorizzato a livello mediatico. Sentire celebrare con forza la dignità della nostra piccola-grande regione fa bene al cuore di ogni valdostano che ama la sua autonomia e la sua storia.
Susanna Florio non si è limitata alla memoria: ha lanciato un richiamo deciso all'attualità, denunciando i pericoli che minacciano ancora oggi la democrazia. «Il 25 aprile è un patto che rinnoviamo ogni anno: un progetto di pace, di libertà e di democrazia», ha ribadito.
Non è mancata una critica dura ai tentativi di «smantellamento della Carta costituzionale», ai rischi di «svuotamento del Parlamento» e all’«attacco all'indipendenza della magistratura». E ancora, Florio ha difeso con forza la libertà di stampa, oggi sotto pressione crescente.
Piero, condivido pienamente: il vento che soffia in certi ambienti politici sembra voler riportare indietro l’orologio della storia, dimenticando quanta fatica, quanti lutti e quante speranze sono servite per costruire questa nostra democrazia imperfetta, ma vitale.
Un passaggio chiave è stato quello dedicato al tema del regionalismo differenziato: «Ad un’idea di regionalismo che prevede l’aumento delle diseguaglianze, noi contrapponiamo l’idea di un regionalismo solidale», ha scandito Florio.
Come valdostano, Piero, non posso che sottoscrivere: l'autonomia deve essere solidarietà, tutela dei territori e delle identità, non un pretesto per abbandonare chi resta indietro. La Valle d'Aosta è un modello proprio perché ha saputo usare la sua autonomia per il bene di tutta la comunità, e non per pochi privilegi.
Con particolare emozione, Florio ha difeso il principio pacifista sancito dall'articolo 11 della nostra Carta: «L’Italia ripudia la guerra», ha ricordato, avvertendo sui rischi di una «folle corsa al riarmo».
«Le devastazioni delle due guerre mondiali, i milioni di morti, le persecuzioni razziali e gli orrori dell’Olocausto ce lo hanno insegnato», ha detto con forza. «Ogni Paese, ogni istituzione, ogni cittadino deve costruire ponti, diplomazia, dialogo e trattati di pace».
E qui, Piero, io mi sento di dire che oggi più che mai è un dovere morale di chi crede nella democrazia opporsi alle logiche di guerra che stanno tornando a galla. La vera sicurezza non si costruisce con le bombe, ma con l’istruzione, il lavoro dignitoso e la giustizia sociale.
L'intervento si è chiuso con un potente richiamo al sogno di Europa federale e solidale dei padri del Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. «Nazionalismi e sovranismi nella storia hanno generato solo guerre e spargimento di sangue», ha ricordato Florio.
«A questo noi contrapponiamo un’idea di federalismo solidale, rispettoso dei popoli e dei territori».
Un appello forte e chiaro, che, a mio avviso, dovrebbe diventare una bussola per chi ama davvero l’autonomia valdostana: una autonomia inclusiva, responsabile, mai egoista o chiusa su sé stessa.
Il discorso si è concluso con un coro di emozione:
«Onore alla Valle d’Aosta, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza! Viva il 25 Aprile e viva la Costituzione!»
E come non condividere, caro Piero?
In tempi difficili come questi, bisogna ripartire dai fondamentali: memoria, democrazia, giustizia sociale e pace.
Chi dimentica la storia è condannato a ripeterla. Noi, qui ad Aosta, sappiamo bene da che parte stare.