/ Chez Nous

In Breve

lunedì 21 aprile
sabato 19 aprile
venerdì 18 aprile
giovedì 17 aprile
martedì 15 aprile
lunedì 14 aprile
domenica 13 aprile
sabato 12 aprile
venerdì 11 aprile
giovedì 10 aprile

Chez Nous | 16 aprile 2025, 08:48

Factures et charges

Bollette e oneri

Factures et charges

C’è qualcosa che stride da anni nelle nostre bollette energetiche. Non è solo il prezzo della materia prima, non è solo l’oscillazione del mercato. È quel carico nascosto, subdolo, che pesa come un macigno soprattutto su famiglie e piccole imprese: gli oneri generali di sistema.

E oggi, per la prima volta da tempo, si intravede un segnale di risveglio. La miccia l’ha accesa un valdostano: il deputato Franco Manes, che insieme al collega Steger ha portato alla Camera dei deputati un ordine del giorno chiaro, semplice, ma potente. Chiede al Governo di affrontare di petto il tema della riduzione sistematica di questi oneri impropri. Approvato. Un piccolo passo, certo, ma è pur sempre un passo. E viene da chi conosce bene le difficoltà di vivere in una regione montana come la Valle d’Aosta, dove i costi non sono solo numeri ma ostacoli quotidiani alla vita e alla sopravvivenza economica.

Ma non prendiamoci in giro: la questione è nota da almeno otto anni. Renzo Pieropan, con la lucidità del cittadino consapevole, lo ricorda bene: dal 1° gennaio 2017, lo Stato (e con esso le autorità regolatrici e distributive) ha continuato a incassare impropriamente somme significative attraverso le bollette, senza mai rimettere davvero in discussione la legittimità di quei prelievi. E questo – diciamolo chiaramente – non è solo un errore tecnico: è un atto di violenza sistemica verso i contribuenti.

Chi vive con uno stipendio modesto o gestisce una piccola impresa familiare sa perfettamente che anche 20, 30, 40 euro in più in bolletta possono fare la differenza. Eppure, per anni, questi oneri hanno finanziato tutto fuorché l’energia:

  • il decommissioning nucleare,
  • le agevolazioni al trasporto ferroviario,
  • i sussidi alle imprese energivore,
  • persino gli indennizzi per i territori che ospitavano centrali nucleari.

Giustificazioni? Nessuna che tenga. Anche l’Antitrust ha sollevato dubbi sull’intero impianto. Eppure tutto continua, in un silenzio complice, con le Regioni a Statuto Speciale – che pure avrebbero strumenti per farsi valere – spesso ferme, distratte, quando non addirittura assenti. Questo, Renzo lo definisce imperdonabile, e ha ragione.

Il rischio è che si stia consolidando una cultura del tacito assenso. Che l’ingiustizia si faccia normalità, e che la cittadinanza attiva diventi un ricordo. Ma come possiamo accettare che a Chamois, simbolo stesso della montagna che resiste, si arrivi a progettare la distribuzione del metano come fosse una grande conquista, quando il vero nodo – la redistribuzione equa delle risorse – viene sistematicamente aggirato?

Dove sono finite la nostra dignità e la nostra capacità di indignarci? Perché nessuno ha alzato la voce prima? E soprattutto: perché, a parte Franco Manes, nessun altro legislatore delle Regioni autonome ha avuto il coraggio di affrontare la questione?

Oggi Manes ha fatto ciò che ci si aspetta da un rappresentante vero: ha alzato la testa, ha trasformato una protesta in una proposta. E ora tocca a noi non lasciare che la cosa finisca lì. L’ordine del giorno non è una legge, ma è una direzione, un’apertura, forse la prima crepa nel muro.

Per questo non basta applaudire: serve vigilanza, serve pressione, serve partecipazione. Bisogna che anche gli altri parlamentari valdostani, i consiglieri regionali, gli amministratori locali raccolgano la sfida e si schierino senza ambiguità. Non possiamo più permetterci il lusso di essere governati nella distrazione.

In fondo, la questione non è tecnica. È politica. E ancora di più: è etica. Perché quando lo Stato ti prende soldi che non dovrebbe, e tu devi pure chiedere il rimborso con una domanda come se stessi elemosinando, allora non è solo una bolletta a pesare: è l’ingiustizia istituzionalizzata.

Bollette e oneri. Due parole apparentemente fredde. Ma dentro ci stanno la trasparenza, la giustizia sociale e il futuro della coesione territoriale. Stavolta, da Aosta a Roma, la fiammella si è accesa. Non spegniamola.

Bollette e oneri

Il y a quelque chose qui cloche depuis des années dans nos factures d’énergie. Ce n’est pas seulement le prix de la matière première, ni simplement les fluctuations du marché. C’est cette charge cachée, insidieuse, qui pèse comme un fardeau, surtout pour les familles et les petites entreprises : les charges générales de système.

Et aujourd’hui, pour la première fois depuis longtemps, un signe de réveil se profile. L’étincelle vient d’un Valdôtain : le député Franco Manes, qui, avec son collègue Steger, a présenté à la Chambre des députés une motion claire, simple, mais puissante. Il demande au Gouvernement d’aborder frontalement la question de la réduction systématique de ces charges indûment perçues. Adoptée. Un petit pas, certes, mais un pas tout de même. Et il vient de quelqu’un qui connaît bien les difficultés de vivre dans une région montagneuse comme la Vallée d’Aoste, où les coûts ne sont pas que des chiffres, mais des obstacles quotidiens à la vie et à la survie économique.

Mais ne nous leurrons pas : la question est connue depuis au moins huit ans. Renzo Pieropan, avec la lucidité du citoyen averti, le rappelle bien : depuis le 1er janvier 2017, l’État (avec les autorités de régulation et de distribution) a continué à percevoir de façon indue des sommes importantes par le biais des factures, sans jamais remettre sérieusement en question la légitimité de ces prélèvements. Et cela – disons-le clairement – n’est pas une simple erreur technique : c’est un acte de violence systémique envers les contribuables.

Celui qui vit avec un salaire modeste ou gère une petite entreprise familiale sait parfaitement que même 20, 30, 40 euros de plus sur une facture peuvent faire la différence. Pourtant, ces charges ont servi pendant des années à financer tout, sauf l’énergie :

le démantèlement des centrales nucléaires,

les avantages pour le transport ferroviaire,

les subventions aux industries énergivores,

et même les indemnisations des territoires qui accueillaient des centrales nucléaires.

Des justifications ? Aucune qui tienne. Même l’Autorité de la concurrence (Antitrust) a soulevé des doutes sur l’ensemble du dispositif. Et pourtant, tout continue, dans un silence complice, avec les régions à statut spécial – qui auraient pourtant les moyens de se faire entendre – souvent immobiles, distraites, voire absentes. Renzo appelle cela impardonnable, et il a bien raison.

Le risque est qu’on laisse s’installer une culture du consentement tacite. Que l’injustice devienne la norme, et que la citoyenneté active ne soit plus qu’un souvenir. Mais comment accepter que Chamois, symbole même de la montagne qui résiste, en arrive à projeter la distribution du gaz naturel comme si c’était une grande conquête, alors que le vrai problème – la redistribution équitable des ressources – est systématiquement contourné ?

Où sont passées notre dignité et notre capacité d’indignation ? Pourquoi personne n’a-t-il levé la voix plus tôt ? Et surtout : pourquoi, à part Franco Manes, aucun autre législateur des Régions autonomes n’a eu le courage d’affronter ce dossier ?

Aujourd’hui, Manes a fait ce qu’on attend d’un vrai représentant : il a relevé la tête, transformé une protestation en une proposition. Et maintenant, c’est à nous de faire en sorte que cela n’en reste pas là. Cette motion n’est pas une loi, mais c’est une direction, une ouverture, peut-être la première fissure dans le mur.

piero.minuzzo@gmail.com

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore