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Chez Nous | 12 gennaio 2025, 08:00

Avec Salvini, tout le monde à pied

Con Salvini tutti a piedi

Avec Salvini, tout le monde à pied

Ah, Matteo Salvini, il nostro invincibile "salvatore" del settore trasporti. Se c’è una cosa che il nostro Ministro delle Infrastrutture ha dimostrato con la sua gestione è che non è solo un esperto di meme e polemiche social, ma anche un grande innovatore nel campo dell’immobilismo infrastrutturale. E mentre il Paese si sgola per chiedere treni che non siano più simili a carrozze dell’800, lui si diverte a sognare il Ponte sullo Stretto, come se fosse la panacea di tutti i mali. Salviamo il sud con il ponte, mentre il resto d’Italia è bloccato nel traffico del quotidiano e, peggio ancora, nel traffico dei treni, che a malapena si spostano tra una fermata e l’altra.

Da quando ha preso il comando dei trasporti, il nostro Matteo ha fatto un capolavoro: ha trasformato ogni viaggio in un'avventura, e non nel senso positivo del termine. Il treno che doveva arrivare in orario è ormai un miraggio, e quando ti dicono che c’è una "leggera" deviazione o un piccolo "ritardo tecnico", ti chiedi se stai viaggiando verso un’altra città o verso un’altra epoca. Sì, perché nel regno di Salvini, ogni treno è una "macchina del tempo" che ti porta nel passato. Il futuro dei trasporti italiani sembra fermo e immobile, come il nostro sistema ferroviario che, a parte qualche raddoppio di binari qua e là, ha ben poco di innovativo. Ecco che, mentre i pendolari si destreggiano tra ritardi e cancellazioni, lui va in TV a raccontare del Ponte sullo Stretto, come se fosse la soluzione a tutti i nostri problemi. Ma davvero, Salvini, pensi che una gigantesca infrastruttura da costruire in decenni possa risolvere l’ordinarietà del caos quotidiano che affrontano milioni di cittadini?

Nel frattempo, i treni che si fermano senza preavviso, le linee regionali che non vedono un nuovo vagone da decenni e i pendolari che, da Firenze a Napoli, sono diventati degli esperti di meditazione zen, aspettano invano di vedere un cambiamento che non arriva mai. Salvini, intanto, continua a dare la colpa alla burocrazia (come se lui stesso non fosse il ministro che dovrebbe occuparsi di farla funzionare) e a promettere soluzioni che non sono mai concrete. Pensa che, mentre il Ponte sullo Stretto è una realtà che sembra realizzarsi solo nei suoi sogni elettorali, i treni che non partono sono una triste realtà che milioni di italiani vivono ogni giorno. La sua visione dei trasporti è chiara: più che garantire il diritto alla mobilità, si preoccupa di costruire qualcosa che fa più scena sui giornali che sulle strade.

Ma forse non è solo una questione di infrastrutture. Salvini, con il suo stile da "uomo del popolo", ha una capacità straordinaria di trattare i pendolari come se fossero una piccola sezione della sua campagna elettorale, ignorando che la vera lotta quotidiana per la mobilità non si gioca sui social o nelle conferenze stampa, ma tra un treno in ritardo e un autobus che non arriva mai. E, incredibile ma vero, chiunque faccia presente questi problemi, invece di trovare risposte pratiche, si sente dire: "Tutto si risolverà con il Ponte sullo Stretto". Ah, il Ponte, il totem salvifico, la visione che il nostro Ministro per i Trasporti brandisce come se fosse una bacchetta magica. Peccato che, nel frattempo, i pendolari continuino a fare la fila per il treno, senza sapere se arriveranno a destinazione a fine giornata.

Caro Matteo, invece di parlare di ponti futuristici, sarebbe forse il caso di concentrarsi su come fare in modo che i treni non siano sempre in ritardo e che le linee ferroviarie non siano sempre in "manutenzione urgente". Non serve un ponte per collegare Calabria e Sicilia quando i treni che partono da Roma per Milano sembrano destinati a diventare una leggenda metropolitana. Ogni giorno, la gente si sveglia con la speranza di riuscire a fare il suo viaggio, ma troppo spesso quella speranza si infrange contro un binario morto, tra l'indifferenza delle autorità e l'assenza di un piano di rinnovamento serio.

E qui, veniamo alla parte più amara di questa storia: Meloni, ti prego, fai qualcosa. Non possiamo più sopportare Salvini al comando dei trasporti. Il suo bilancio è chiaro: le uniche cose che sono in continuo movimento sono le sue promesse, che vanno in una direzione e subito dopo si fermano, come un treno in panne. Non possiamo continuare a sopportare l’attesa estenuante di un sistema di trasporti che non esiste, a parte nei suoi proclami. La gente ha bisogno di soluzioni reali, non di utopie elettorali. I pendolari sono stanchi, e hanno il diritto di viaggiare senza essere condannati a viaggi che somigliano più a dei pellegrinaggi senza fine che a un tragitto da punto A a punto B.

Siamo nel 2025, eppure in Italia sembra che i trasporti pubblici siano ancora fermi al secolo scorso. Un piccolo consiglio, Matteo: la prossima volta che parli di infrastrutture, ricorda che anche un treno che arriva in orario è una grande opera. O forse, chissà, potresti iniziare a costruire una metropolitana di idee che riesca a portare davvero gli italiani da un punto all’altro, non solo i sogni di un Ministro che ha dimenticato cosa significhi spostarsi in modo decente.

 

Les valdôtains doivent méditer sur le comportement du gouvernement central

Con Salvini tutti a piedi

Ah, Matteo Salvini, il nostro invincibile "salvatore" del settore trasporti. Se c’è una cosa che il nostro Ministro delle Infrastrutture ha dimostrato con la sua gestione è che non è solo un esperto di meme e polemiche social, ma anche un grande innovatore nel campo dell’immobilismo infrastrutturale. E mentre il Paese si sgola per chiedere treni che non siano più simili a carrozze dell’800, lui si diverte a sognare il Ponte sullo Stretto, come se fosse la panacea di tutti i mali. Salviamo il sud con il ponte, mentre il resto d’Italia è bloccato nel traffico del quotidiano e, peggio ancora, nel traffico dei treni, che a malapena si spostano tra una fermata e l’altra.

Da quando ha preso il comando dei trasporti, il nostro Matteo ha fatto un capolavoro: ha trasformato ogni viaggio in un'avventura, e non nel senso positivo del termine. Il treno che doveva arrivare in orario è ormai un miraggio, e quando ti dicono che c’è una "leggera" deviazione o un piccolo "ritardo tecnico", ti chiedi se stai viaggiando verso un’altra città o verso un’altra epoca. Sì, perché nel regno di Salvini, ogni treno è una "macchina del tempo" che ti porta nel passato. Il futuro dei trasporti italiani sembra fermo e immobile, come il nostro sistema ferroviario che, a parte qualche raddoppio di binari qua e là, ha ben poco di innovativo. Ecco che, mentre i pendolari si destreggiano tra ritardi e cancellazioni, lui va in TV a raccontare del Ponte sullo Stretto, come se fosse la soluzione a tutti i nostri problemi. Ma davvero, Salvini, pensi che una gigantesca infrastruttura da costruire in decenni possa risolvere l’ordinarietà del caos quotidiano che affrontano milioni di cittadini?

Nel frattempo, i treni che si fermano senza preavviso, le linee regionali che non vedono un nuovo vagone da decenni e i pendolari che, da Firenze a Napoli, sono diventati degli esperti di meditazione zen, aspettano invano di vedere un cambiamento che non arriva mai. Salvini, intanto, continua a dare la colpa alla burocrazia (come se lui stesso non fosse il ministro che dovrebbe occuparsi di farla funzionare) e a promettere soluzioni che non sono mai concrete. Pensa che, mentre il Ponte sullo Stretto è una realtà che sembra realizzarsi solo nei suoi sogni elettorali, i treni che non partono sono una triste realtà che milioni di italiani vivono ogni giorno. La sua visione dei trasporti è chiara: più che garantire il diritto alla mobilità, si preoccupa di costruire qualcosa che fa più scena sui giornali che sulle strade.

Ma forse non è solo una questione di infrastrutture. Salvini, con il suo stile da "uomo del popolo", ha una capacità straordinaria di trattare i pendolari come se fossero una piccola sezione della sua campagna elettorale, ignorando che la vera lotta quotidiana per la mobilità non si gioca sui social o nelle conferenze stampa, ma tra un treno in ritardo e un autobus che non arriva mai. E, incredibile ma vero, chiunque faccia presente questi problemi, invece di trovare risposte pratiche, si sente dire: "Tutto si risolverà con il Ponte sullo Stretto". Ah, il Ponte, il totem salvifico, la visione che il nostro Ministro per i Trasporti brandisce come se fosse una bacchetta magica. Peccato che, nel frattempo, i pendolari continuino a fare la fila per il treno, senza sapere se arriveranno a destinazione a fine giornata.

Caro Matteo, invece di parlare di ponti futuristici, sarebbe forse il caso di concentrarsi su come fare in modo che i treni non siano sempre in ritardo e che le linee ferroviarie non siano sempre in "manutenzione urgente". Non serve un ponte per collegare Calabria e Sicilia quando i treni che partono da Roma per Milano sembrano destinati a diventare una leggenda metropolitana. Ogni giorno, la gente si sveglia con la speranza di riuscire a fare il suo viaggio, ma troppo spesso quella speranza si infrange contro un binario morto, tra l'indifferenza delle autorità e l'assenza di un piano di rinnovamento serio.

E qui, veniamo alla parte più amara di questa storia: Meloni, ti prego, fai qualcosa. Non possiamo più sopportare Salvini al comando dei trasporti. Il suo bilancio è chiaro: le uniche cose che sono in continuo movimento sono le sue promesse, che vanno in una direzione e subito dopo si fermano, come un treno in panne. Non possiamo continuare a sopportare l’attesa estenuante di un sistema di trasporti che non esiste, a parte nei suoi proclami. La gente ha bisogno di soluzioni reali, non di utopie elettorali. I pendolari sono stanchi, e hanno il diritto di viaggiare senza essere condannati a viaggi che somigliano più a dei pellegrinaggi senza fine che a un tragitto da punto A a punto B.

Siamo nel 2025, eppure in Italia sembra che i trasporti pubblici siano ancora fermi al secolo scorso. Un piccolo consiglio, Matteo: la prossima volta che parli di infrastrutture, ricorda che anche un treno che arriva in orario è una grande opera. O forse, chissà, potresti iniziare a costruire una metropolitana di idee che riesca a portare davvero gli italiani da un punto all’altro, non solo i sogni di un Ministro che ha dimenticato cosa significhi spostarsi in modo decente.

 

Les valdôtains doivent méditer sur le comportement du gouvernement central

 

piero.minuzzo@gmail.com

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