In occasione della recente presentazione del progetto “Youngle”, abbiamo avuto il privilegio di intervistare l’Assessore alla Sanità Carlo Marzi. Questo innovativo servizio di ascolto e counseling, dedicato agli adolescenti e gestito da coetanei con la supervisione di professionisti, si propone di affrontare le sfide emotive e relazionali che i giovani vivono quotidianamente. Durante l'intervista, l’Assessore ha condiviso la visione e gli obiettivi di “Youngle”, evidenziando l'importanza della peer education e il ruolo fondamentale della prevenzione nella salute mentale giovanile. Scopriamo insieme i dettagli di questa iniziativa rivoluzionaria e il suo impatto atteso sulla comunità.
Ieri è stata presentata l'iniziativa “Youngle”, un progetto innovativo dedicato agli adolescenti. Potrebbe spiegare ai nostri lettori in cosa consiste questo servizio?
"Buongiorno e grazie per l'opportunità. “Youngle” è il primo servizio pubblico di ascolto e counseling per adolescenti, gestito interamente da giovani, sotto la supervisione di esperti come psicoterapeuti ed educatori. L'obiettivo è offrire uno spazio sicuro e anonimo dove i ragazzi possono affrontare temi delicati come affettività, relazioni e salute mentale, utilizzando strumenti moderni come una web app".
È interessante sapere che il progetto è gestito da adolescenti. Qual è l'importanza di questa scelta?
"La peer education è fondamentale. Gli adolescenti si sentono più a loro agio a parlare con coetanei che comprendono le loro esperienze. I peer educator sono formati per offrire supporto, e la loro presenza rende il servizio accessibile e meno intimidatorio. Questo approccio riduce lo stigma associato ai problemi di salute mentale, facilitando un dialogo aperto e onesto".
Come viene garantita la qualità e la professionalità del servizio?
"Ogni peer educator è supportato da psicologi e educatori specializzati. Le chat avvengono in un contesto controllato, dove l'anonimato è garantito, e gli adolescenti possono esprimere liberamente le loro preoccupazioni. Inoltre, il progetto è già riconosciuto dall’OMS come un'eccellenza italiana, il che attesta la sua validità e affidabilità".
Ci sono dei dati sulla partecipazione o sull'impatto del progetto finora?
"Attualmente, il progetto è attivo in 11 regioni, con 15 centri. È iniziato in cinque regioni con Toscana come capofila e sta ampliando il suo raggio d'azione. I risultati sono incoraggianti; stiamo raccogliendo dati attraverso uno studio pilota dell'Istituto Superiore di Sanità per monitorare le problematiche legate all'uso di internet tra i giovani. Questo ci permetterà di adattare il servizio alle reali necessità dei ragazzi".
Cosa spera di ottenere con “Youngle” in termini di benessere per i giovani?
"Il nostro obiettivo è sviluppare la consapevolezza e le competenze necessarie per affrontare le sfide della vita. Vogliamo che i giovani apprendano abilità di autoprotezione e resistenza alle pressioni sociali. In questo modo, puntiamo a migliorare il benessere psicofisico degli under 30 e a creare una rete di supporto tra pari, essenziale per il loro sviluppo".
Infine, in che modo questo progetto si inserisce nel Piano regionale di prevenzione?
"Youngle è parte integrante del Piano regionale di prevenzione 2020-2025, incentrato sulla salute dei giovani. Collaboriamo con istituzioni scolastiche e servizi territoriali per garantire un approccio coordinato alla prevenzione e al supporto. È fondamentale per noi intervenire prima che i problemi diventino gravi, e questo progetto rappresenta un passo importante in quella direzione".
Merci
"Grazie a voi per l'attenzione a questo tema così cruciale".