Carraro esprime il suo profondo senso di domanda e incertezza nel mezzo della guerra e della distruzione globale, chiedendosi perché continuare ad aiutare i poveri in Africa.
Tuttavia, Carraro trova la risposta nelle radici della sua organizzazione, il Cuamm, fondata da Francesco Canova, un uomo di grande coraggio che ha concepito l'idea dell'organizzazione durante la Seconda Guerra Mondiale. Canova, nonostante le avversità del suo tempo, ha immaginato un futuro di pace e bene per l'Africa, fondando il Cuamm nel 1950.
Carraro confronta le sfide attuali, come la pandemia da COVID-19 e i conflitti in corso in varie parti del mondo, con il coraggio e la determinazione di Canova nel suo tempo. Riferisce poi della sua esperienza diretta in Repubblica Centrafricana, evidenziando le terribili condizioni di povertà e mancanza di accesso alle cure mediche di base, specialmente per le donne in gravidanza.
Nonostante le difficoltà incontrate, Carraro e il Cuamm si impegnano a ricostruire e a fornire assistenza medica essenziale alle comunità più vulnerabili. La missione di Carraro riflette la storia di determinazione e tenacia dell'organizzazione, che vede nell'aiuto ai poveri una vocazione e un dovere morale.
La lettera si conclude con un ringraziamento ai lettori per il loro sostegno e incoraggiamento nel percorso della missione. Carraro invita tutti a camminare al loro fianco, riaffermando la convinzione che Dio stesso sia dalla parte dei poveri e indichi loro la strada da seguire.
LA LETTERA DI DON DANTE CARRARO
Carissime e carissimi, nel baratro di guerra e distruzione in cui sta scivolando il mondo, in questo sentirci sempre più infragiliti e impauriti, mi scava in profondità una domanda: perché continuare nella strada dell’impegno verso i più poveri, in Africa, con l’Africa? Una domanda lacerante che ho sentito ancor più forte in questi ultimi giorni che ho passato in Repubblica Centrafricana. Ritrovo la risposta nelle nostre radici. In quel Francesco Canova che ha saputo immaginare, sognare e fondare il Cuamm in mezzo alle macerie della seconda Guerra mondiale. Bambino durante la Grande Guerra, figlio di operai, studia con tenacia e si laurea grazie a una borsa di studio. Nel 1935, in un’Italia tormentata e umiliata dal fascismo parte per lavorare in un paese poverissimo e lontano, la Giordania. Torna nel 1947 e l’Italia è devastata. Eppure, tra rovine e macerie, riesce a trovare la forza di pensare all’Africa e di intravvedere un futuro diverso, di pace e di bene. Coinvolge il Vescovo di Padova e nel 1950 nasce il Cuamm. Uomo di grandissimo coraggio, non ha avuto paura delle guerre, delle povertà, delle macerie che aveva intorno a sé e ha coltivato, e realizzato, quel suo sogno, radicato nel profondo del suo animo. Il suo esempio fa bene anche a noi, oggi, che viviamo questo tempo afflitto da scontri e ferite profonde e da profonda paura. Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, quella di Gaza, i missili nel Mar Rosso e l'attentato in Russia, otto colpi di Stato in Africa solo negli ultimi tre anni. Ma la lista potrebbe essere ancora più lunga. La missione in Centrafrica, mi ha portato fino a Bossangoa, a 8 ore di macchina dalla capitale, davvero nell’ultimo miglio. Qui manca tutto, anche i pochi centesimi di euro per comperare un po’ di riso o qualche cucchiaio di farina al mercato. La gente fatica a fare un pasto al giorno, oggi ancor più di 3 anni fa. Le mamme non vanno a partorire in ospedale, perché non hanno quei miseri centesimi di euro che servono per pagare un trasporto, anche solo in motoretta, Eppure, quando come Cuamm abbiamo cominciato a garantire il trasporto gratuito, ecco che, nel giro di 3 mesi, il numero di donne che hanno partorito in ospedale è triplicato. | ||
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