Di Simone Baroncia

“E’ tra questi due verbi, all’apparenza diversi tra loro, che si snoda il cammino di Maria. Confinata a vivere in un villaggio non identificabile nelle carte geografiche. Maria, piccola fanciulla di Nazaret, è invitata dall’arcangelo Gabriele a collaborare al progetto d’amore di Dio e subito ad intonare il canto dei poveri e degli esclusi. Per questo, anche in un momento particolare come quello della gravidanza, quando l’imperatore romano Cesare Augusto invita tutti ad un censimento, Maria non si ritiene un numero:  al contrario, insegna che nessuno è un’aggiunta e ci invita a credere anche quando tutto ci sembra precipitare verso il nulla od il vuoto. Da qui l’urgenza di cambiare e di scegliere la via dell’accoglienza, allargando i perimetri del cuore e della vita, ma anche della stessa Chiesa”.

Mentre la Chiesa dedica una novena all’Immacolata don Antonio Ruccia, parroco e direttore della Caritas di Bari-Bitonto, docente di Teologia pastorale alla Pontificia Università Urbaniana e alla Facoltà teologica di Bari, insieme a suor Mimma Scalera, docente di diritto ed economia, ha scritto una riflessione, che introduce a questa festa: ‘Il coraggio di una donna’.

A don Ruccia chiediamo di spiegarci in cosa consiste questo coraggio di una donna?

“Spesso quando parliamo di Maria, la giovane fanciulla di Nazaret, associamo la figura di questa donna ad archetipi di semplicità e di mitezza. Archetipi che appaiono anacronistici nella nostra società che ha fatto della dinamicità il suo valore aggiunto. Maria, la fanciulla di Nazaret, esce immediatamente fuori dagli schemi sia dei testi veterotestamentari sia dello ‘status’ femminile che la società ebraica aveva da sempre attribuito alla donna.

Ha avuto coraggio? Sarebbe banale dire di ‘si’. In realtà, Maria ha dettato i tempi di quello che è realmente il ruolo della donna pronta a non stare un passo indietro, ma a diventare collaboratrice e corresponsabile di un progetto: la salvezza dell’umanità. Il suo passaggio da ‘promessa sposa’ a ‘prossima madre’ mostra che i passi della futura Chiesa del terzo millennio, senza per nulla tradire il messaggio evangelico, dovranno andare nella direzione di quell’avere coraggio per annunciare e denunziare, oltre che affermare che con l’amore gratuito e la risolutezza delle scelte è possibile costruire una società della pace e della giustizia”.