Di Andrea Gagliarducci
Lì dove Sant’Ignazio di Loyola disse la prima Messa, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, c’è l’icona di Maria Salus Populi Romani. Papa Francesco la omaggia dal primo giorno di pontificato, e torna lì all’inizio e alla fine di ogni viaggio apostolico. Quest’anno ha deciso di fare un ulteriore omaggio, inviando in occasione della festa dell’Immacolata una Rosa d’Oro. All’atto di omaggio all’Immacolata in Santa Maria di Spagna, si aggiunge anche quest’anno un altro appuntamento papale, perché il Papa consegnerà la Rosa d’oro, venerdì 8 dicembre 2023 alle ore 15.30, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
In comunicato, la Basilica ricorda che “la Rosa d’oro ha radici antiche e simboleggia la benedizione papale. La tradizione di conferire la Rosa d’oro risale al Medioevo e, nel corso dei secoli, è stata donata a monasteri, santuari, sovrani e personalità di spicco in riconoscimento del loro impegno per la fede e il bene comune”.
Con il dono della Rosa alla Salus – spiega ancora la Basilica – “Papa Francesco sottolinea l’importanza spirituale e il significato profondo che questa icona detiene nella vita della Chiesa Cattolica, essendo anche il Santuario mariano d’occidente più antico dedicato alla Madre di Dio”.
Non è la prima volta che la Salus Populi Romani riceve una rosa d’oro. La prima, ricorda la basilica, fu donata nel 1551 da Papa Giulio III profondamente devoto all’icona mariana custodita in Basilica e ove, sull’altare del Presepe, aveva celebrato la sua prima Messa. Nel 1613 Papa Paolo V donò la Rosa d’oro in occasione della traslazione della venerata Icona nella nuova cappella appositamente eretta.
Tuttavia, “la Basilica non ha alcuna traccia delle due suddette Rose d’oro donate dai due Pontefici, probabilmente perse con l’invasione napoleonica dello Stato Pontificio (Trattato di Tolentino 1797)”.
L’arcivescovo Rolandas Makrickas, Commissario straordinario della Basilica, ha fatto sapere che “il dono della Rosa d’oro è un gesto storico che esprime visibilmente il profondo legame di Papa Francesco con la Madre di Dio, che in questo santuario è venerata con il titolo di Salus Populi Romani. Il popolo di Dio potrà essere rafforzato ancora di più nel suo legame spirituale e devozionale alla Beata Vergine Maria. Alla Salus chiediamo il dono della pace per il mondo intero”.
Papa Francesco portò una rosa d’oro al santuario di Fatima nel 2017, la terza per il santuario dopo quella che era stata donata da Paolo VI e da Benedetto XVI. E in generale, nel corso degli ultimi anni, la rosa d’oro è stata portata come segno di devozione mariano in diversi santuari: Aparecida, Luján, Guadalupe, Loreto, Czestochowa, Roio, Nostra Signora de la Cabeza (Spagna), Nostra Signora del Socorro de Valencia (Venezuela), Nostra Signora de la Caridad del Cobre (Cuba), Nostra Signora di Guadalupe (Messico). Papa Francesco ne volle lasciare una sulla tomba di don Primo Mazzolari.
Tuttavia, il significato della Rosa d’Oro è più antico e differente. Un tempo veniva conferito a personalità, non a santuari.
Prima di Avignone, la rosa d’oro veniva benedetta durante la statio della IV domenica di Quaresima, che si teneva a Santa Croce in Gerusalemme.
Al rientro di Avignone, si cominciò a benedire la rosa d’oro nel Palazzo Lateranense, e la Sala dei Paramenti fu il luogo designato per la benedizione a partire dalla metà del Quattrocento.
Tra gli oltre 180 destinatari della rosa d’oro, si trovano una serie di personalità e di storie. Racconta monsignor Stefano Sanchirico, officiale dell’Archivio Apostolico Vaticano ed esperto di cerimoniale pontificio: “La prima rosa consegnata fuori Roma toccò a Fulcone d'Angers, che aveva dato ospitalità a Urbano ii (1088-1099). Le rose date ai dogi di Venezia erano, invece, considerate non come dono alla persona, ma alla Repubblica. Quella che Benedetto XI inviò nel 1304 al convento dei domenicani di Perugia fu ben presto venduta per sopperire alla necessità dei poveri.
Enrico VIII d'Inghilterra ne ricevette ben due: la prima da Giulio II, l'altra da Leone x. Quelle donate da Martino v alla basilica vaticana e da Clemente vii alla confraternita del Gonfalone saranno parte del bottino dei lanzichenecchi nel sacco di Roma del 1527.
Nel 1462 Pio ii la donò a Tommaso Paleologo, fratello di Costantino XI, ultimo imperatore di Costantinopoli, che il 29 maggio 1453 aveva trovato la morte sulle mura della città, ormai caduta in mano turca”.
Sisto IV volle inviare alla sua città di Savona non una rosa d'oro, ma un ramo di rovere, allusivo al suo cognome e al suo stemma. Alessandro vi, invece, la concesse a Cesare Borgia. Paolo VI donò la rosa d’ora alla basilica vaticana per la traslazione dei Papi santi di nome Leone nel 1608. Molte rose d’oro furono, poi, inviate alle cattedrali dove i Pontefici erano stati precedentemente vescovi: Innocenzo XII a Napoli, Urbano VIII a Spoleto, Benedetto XIV a Bologna.
E ancora: Pio IX la mandò a Maria Adelaide di Savoia, consorte di Vittorio Emanuele ii, mentre Leone xiii ne fece dono a Mary Caldwell, unica borghese ad averla ottenuta, per i meriti acquisiti nella fondazione dell'università cattolica di Washington. L'ultima sovrana italiana a riceverla sarà la regina Elena, sposa di Vittorio Emanuele III di Savoia, nel 1937, da parte di Pio XI.