In occasione del novantunesimo compleanno di mia mamma Giulia Blandino, festeggiato insieme al mio compagno Lodi, purtroppo nel poco tempo disponibile alle visite, perché attualmente ricoverata in una casa di riposo di Avigliana, mi è sorto il desiderio di raccontare la sua storia.
Inizio col dire che lei è nata in una borgata di nome Pietra Rotonda (Pera Rionda), una frazione sopra Novaretto di Caprie in bassa val di Susa, il 16 febbraio 1932. Pietra Rotonda attualmente è abitata da due famiglie e una di queste è una mia cugina che ama vivere tuttora in luoghi isolati dal mondo esterno perché mantengono un fascino arcano, colmo di ricordi del passato.
Anche la strada d’accesso è impraticabile e la borgata si raggiunge solo a piedi. L’infanzia di mia madre è stata molto dura. La famiglia era composta da cinque sorelle compresa lei e cinque fratelli di cui uno è mancato a quindici giorni dalla nascita.
L’intero nucleo famigliare viveva su quello che produceva e cioè: il grano, la vigna, l’orto con annesse cinque mucche e una decina di conigli. Non vi era comodità alcuna, ma vi era però molta collaborazione tra i vari nuclei famigliari. A quei tempi si lavavano a mano le lenzuola in una tinozza con la cenere.
Tutta la famiglia con Giulia (madre dell'autrice, ultima a destra)
Producevano loro stessi il sapone, lavandosi in una grossa bacinella e prendendo l’acqua dal pozzo che aveva costruito e scavato mio nonno. L’acqua veniva scaldata sulla stufa a legna. Mia madre per scaldarsi dormiva nella stalla con le mucche. Il gabinetto, molto artigianale, era situato fuori dall’abitazione in fondo al cortile.
Mia madre ha vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale, ospitando nella casa famigliare i partigiani feriti e curati da una levatrice che ha anche fatto nascere tutti i suoi fratelli meno lei in quanto sua mamma l’ha fatta nascere in casa da sola e le ha tagliato lei il cordone ombelicale.
Questi episodi della guerra civile hanno segnato molto la vita di mia madre. Ella visse anche il periodo in cui si andava a ballare nelle “balere” dove conobbe mio padre, ed essendo bravi ballerini di “liscio antico” vinsero in una gara di ballo una medaglia di rame.
Si sposarono nel 64 quando mia madre aveva 33 anni e mio padre 34. Prima che io nascessi, persero un maschietto di appena tre mesi. Io sono nata quando mia madre, non pensando più di avere figli, ebbe la gradita sorpresa di aspettare una bambina.
Il parto cesareo a cui dovette sottoporsi andò bene e nacqui io. La vita dei miei genitori cambiò in funzione della mia nascita. Iniziarono così ad allevare ventuno capre che a loro volta partorirono trenta deliziosi capretti che io aiutavo ad accudire per il nostro sostentamento.
Casa e vigna, ove la famiglia viveva e lavorava
A quell’epoca, essendo le scuole lontane e non essendoci mezzi adeguati per raggiungerle, diventava difficile farsi un’istruzione, preferendo a questa il lavoro dei campi e nelle fabbriche. Mia madre trascorse l’intera esistenza accudendo gli animali e ricavando da essi latte, formaggio, burro e altro.
Dopo la morte di mio padre avvenuta a 64 anni per un male incurabile, ci trovammo a dover fronteggiare la vita da sole essendo la parentela andata a vivere in paesi diversi. Gli animali furono venduti e mia madre s’isolò dal mondo esterno fino a perdere la cognizione del tempo e costringendomi mio malgrado, non essendo più in grado di accudirla da sola e prestarle le cure delle quali necessitava, a doverla ricoverare in una casa per anziani molto decorosa, ma con tanti sacrifici anche di natura economica.
Oggi vedo che mia madre è ben accudita e ha ripreso a vivere con la cognizione del presente. Sono anche riuscita a ideare una breve poesia tutta per lei, con la quale concludo quest’articolo.
DEDICATA A MIA MAMMA:
Ecco qua due vispi occhietti,
piccolini ma furbetti,
qua nel mezzo del suo cuore
c’è la pace e c’é l’amore.
La mia mamma è sempre pronta
a donare ciò che conta,
e se a volte è pensierosa
è pur sempre generosa,
che di un’altra non c’è né
e mi sta ben così com’è.