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CISL VdA | 03 febbraio 2023, 21:25

CHIUSURA DEL TRAFORO DEL MONTE BIANCO Tre mesi all’anno per quasi un ventennio Quale futuro per i lavoratori?

Il Tunnel del Monte Bianco con il suo piano di interventi di risanamento totale della struttura spalmato in 18 anni rischia di schiantare l’economia valdostana e del nord ovest e con esso il mondo del lavoro

Da sn: Gaglianone Luigi, Crea Domenico, Terrasi Alessandro

Da sn: Gaglianone Luigi, Crea Domenico, Terrasi Alessandro

FIT CISL, che rappresenta gli iscritti dei trasporti, non può tacere di fronte a questo gravissimo campanello di allarme e si dichiara preoccupato per lo stridente silenzio di fronte a questa situazione.

“Il futuro che si prospetta è fosco – dice il segretario regionale FIT CISL Domenico Crea – ed è necessario che con sollecitudine si apra un tavolo di confronto con il Governo regionale al quale si chiede una maggior attenzione sull’argomento. Apprezziamo l’interesse e l’inquietudine esternata da Confindustria VDA, ma per il resto il silenzio che trapela ci preoccupa non poco.

Ci chiediamo se non sia opportuno creare una task force tramite la quale convogliare le criticità che dovremo affrontare nei prossimi anni e proporre una valutazione concreta sulla possibilità di raddoppio del tunnel e in caso opposto costruire una cabina di regia che intervenga per arginare le tante difficoltà che si prospettano, ragionando al contempo a garantire quella sicurezza che merita una struttura così importante e con un passato che ci avrebbe dovuto insegnare qualcosa in termini di sicurezza. Per la Valle d’Aosta – continua Crea - un futuro senza un collegamento internazionale aperto all’economia europea è un salto all’indietro di 60 anni, che porterà inesorabilmente ad una recessione strutturale ed insanabile dell’economia valdostana che già nel periodo attuale trova non poche difficoltà a competere con il resto del mercato nazionale ed internazionale”.

Ad oggi, il personale italiano in forza, distaccato presso il traforo del Monte Bianco, è di 113 risorse, di cui circa il 25% impiegato nell’esazione; il 36% sono addetti e tecnici operanti nell’ambito del controllo della sicurezza e traffico e il restante 39% sono in maggioranza tecnici operanti sull’infrastruttura (elettricisti; cantonieri, ecc.) e impiegati amministrativi. Più della metà dei lavoratori è turnista il cui lavoro dipende per la maggior parte di loro dalla fruibilità della galleria da parte degli utenti. Pertanto, per i prossimi 18 anni non è ancora chiaro ai lavoratori quale sarà lo scenario plausibile riguardo al loro futuro lavorativo in azienda, né in quale misura l’azienda ricorrerà alla cassaintegrazione. L’attuale età media dei lavoratori, relativamente elevata, è di 45 anni.

Molti di loro sono presenti in azienda da più di vent’anni, a dimostrazione dell’impegno e dell’attaccamento alla società, motivo per cui la cassaintegrazione o un’eventuale alternativa come per esempio la mobilità infragruppo, creerebbero notevoli disagi agli stessi e alle loro famiglie. Inoltre, la disponibilità della struttura ridotta al 70% nell’arco dell’anno limiterà al minimo indispensabile l’impiego di personale stagionale in somministrazione e dunque, nei diciott’anni che seguiranno si andrà incontro a sempre meno disponibilità e garanzia di ricambio generazionale proveniente da questa forza lavoro che attualmente garantisce le sostituzioni in caso di malattia o ferie, soprattutto del personale di esazione.

Il futuro del Tunnel del Monte Bianco per i prossimi anni è in salita. – conclude Crea - Se tutto resta com’è stato paventato si preannuncia un imponente lavoro di risanamento del tunnel che dovrebbe concludersi nel 2041. Gli interventi in programma impatteranno pesantemente sulla viabilità del nord ovest dell’Italia e creeranno un effetto domino sull’economia della Valle d’Aosta. Non possiamo restare passivamente a guardare.

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