Nel tentativo di contrastare l’espansione del debito pubblico è stato spostata l’attenzione dell’azione dalla prevenzione e cura della persona al taglio
indiscriminato dei costi e di conseguenza delle attività. Tagli lineari che abbiamo denunciato per anni (37 miliardi in un decennio) - che consistevano prevalentemente in riduzione di personale - hanno determinato una fragilità del sistema che ha rischiato di essere travolto dalla crisi pandemica anche per effetto delle diverse organizzazioni dei SSR ( servizi sanitari regionali). Unico argine alzatosi a contenere il disastro: il lavoro e il sacrificio, in troppi casi fino alle estreme conseguenze, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle professioniste e dei professionisti.
Nel frattempo, mentre le regioni lamentano la mancata compensazione delle maggiori spese sostenute per il covid nel 2021, un personale stremato e disilluso fa fronte quotidianamente alla situazione in un contesto fatto di organici insufficienti, turni massacranti, con quote importanti di personale precario immesso prima e durante la pandemia che – pur potendo in teoria essere stabilizzato anche grazie all’allargamento dei criteri che abbiamo contribuito a determinare - resta spesso nel limbo a causa del permanere sostanziale dei limiti alla spesa in materia di personale e quote importanti di salario messe in discussione, ancora una volta a causa del perverso meccanismo dei tetti di spesa. Si spiega così, se fosse davvero necessario dare spiegazioni, la fuga dalle professioni e la scarsa attrattività dei corsi di laurea per le professioni sanitarie: salari ancora troppo bassi, nonostante le importanti novità che abbiamo introdotto nell’ultimo rinnovo contrattuale del settore pubblico, precarietà, carichi di lavoro insostenibili. Ad oggi, tuttavia, non essendo le risorse del PNRR utilizzabili anche per la spesa del personale, è forte il rischio che alla costruzione di strutture, all’ammodernamento del parco tecnologico, ai processi di riorganizzazione non possa corrispondere un’adeguata dotazione di personale dipendente dedicato.Non possiamo accettare che, nella fase di applicazione del DM ( decreto ministeriale) 77/2022, si incorra nel pericolo di minare l’universalità dei servizi pubblici, favorendo potenzialmente un grande processo di privatizzazione della sanità del nostro paese, magari con l’alibi che nel pubblico mancano gli operatori. Senza una concreta, significativa e duratura inversione di tendenza, quindi, è forte il rischio di una profonda mutazione della natura e della funzione del servizio sanitario nazionale.
Per questo, unitariamente, insieme a tutte le lavoratrici e ai lavoratori che operano in sanità, nel pubblico e nel privato, ci mobilitiamo, chiedendo un impegno a garantire:
• MAGGIORI RISORSE PER IL FONDO SANITARIO NAZIONALE
• LOTTA ALLE ESTERNALIZZAZIONI
• IL SUPERAMENTO DEI LIMITI AI TETTI DI SPESA PER IL PERSONALE
• ASSUNZIONI – STABILIZZAZIONI
• ADEGUATE RISORSE CONTRATTUALI
• LA CONTRATTAZIONE DECENTRATA e LA VALORIZZAZIONE DEL PERSONALE
• INTEGRAZIONE FRA PUBBLICO E PRIVATO
• INTEGRAZIONE FRA SANITARIO E SOCIALE