Le linee guida definiscono quali sono le attività che possono essere svolte dalle fattorie sociali, ovvero quelle volte all’integrazione in ambito agricolo di servizi finalizzati all'inserimento lavorativo e all'inclusione sociale di soggetti svantaggiati e a rischio di emarginazione, all'abilitazione e riabilitazione di persone con disabilità e alla realizzazione di attività educative, assistenziali e formative di supporto alle famiglie e alle istituzioni. "Si tratta quindi - spiega l'assessore Davide Sapinet - di iniziative che hanno un’importante funzione anche per la multifunzionalità delle imprese agricole e per ampliare e consolidare le opportunità di occupazione e di reddito".
Possono avviare tali attività gli imprenditori agricoli, in forma singola o associata, e le cooperative sociali il cui fatturato derivante dall’esercizio dell’attività agricola sia prevalente, o comunque superiore al 30% di quello complessivo.
"Sono state anche definite, tra le altre cose - sottolinea Sapinet - le specifiche competenze che l'operatore deve possedere in relazione alla tipologia di attività che intende svolgere, le modalità di iscrizione e di tenuta dell'Albo regionale delle fattorie sociali, le modalità di presentazione e di valutazione dei progetti, la composizione dell'Osservatorio regionale sull'agricoltura sociale e tutti i requisiti per le fattorie didattiche".
Cos’è l’Agricoltura Sociale? È un intervento che recupera la funzione sociale che l’agricoltura aveva nella società rurale – solidarietà, integrazione, valorizzazione della dimensione relazionale – e la mette a disposizione dei servizi alla persona. Attraverso esperienze in aziende agricole multifunzionali, l’Agricoltura Sociale offre a soggetti svantaggiati o emarginati opportunità di inserimento socio-lavorativo o servizi sociali, socio-sanitari ed educativi.