/ CULTURA

CULTURA | 22 gennaio 2022, 08:30

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Appuntamento settimanale del giovedì con Gianfranco Fisanotti sui temi dell'autonomia valdostana, sulla sua evoluzione, sulla sua involuzione, sui personaggi che hanno creato le premesse e su chi non ha saputo valorizzarla

L’AUTONOMIA VALDOSTANA E’ UN DIRITTO O UNA CONCESSIONE AI SUDDITI “INTRA MONTES ?”

Giunge a conclusione il “Rapporto” del Presidente Dino Vierin sulla complessa tematica sulla CVA: è una analisi imponente, severa ed attenta agli interessi della Valle d’Aosta difesi con grande passione e competenza proprio da Chi ha osato sfidare il mercato e riportare “a casa” la demanialità delle acque valdostane. Il Prof. Dino Vierin ci parla del percorso difficile connesso al riordino delle competenze ed alla possibilità di assegnare le concessioni a società a totale controllo pubblico, indica le soluzioni alternative e la prospettiva di perseguire l’opzione volta a proporre alla UE una proroga generalizzata delle concessioni in scadenza, evitando possibili “scalate” esterne, motivando tale richiesta con il fatto che l’Italia è stato l’unico Paese Europeo ad aver messo in gara le proprie concessioni idroelettriche. Il “Rapporto” si chiude con riferimento alle fonti ed alla documentazione legislativa. La mia narrazione sull’Autonomia come strumento – e non come monumento – proseguirà trattando il tema del federalismo e dell’approccio coloniale, con esempi significativi come quello della Sardegna. Seguirà l’Ordinamento finanziario della Vallée da Vittorino Bondaz a Sergio Ramera, a Renzo Testolin ingiustamente estromesso dalle cariche apicali della Regione dove aveva dato buona prova di sé: un vecchio adagio di Gressoney dice: “Morgen root, Abend Koth”, come dire : “rosso alla mattina, ci sarà fango alla sera”.

fisanotti

UN PERCORSO DIFFICILE ED ALEATORIO

Il riordino delle competenze e la possibilità di assegnare le concessioni a società a totale controllo pubblico dipendono dall’esito positivodei lavori della Paritetica. Esito auspicato sul piano politico, ma non scontato visto il disposto del citato disegno di legge concorrenza, il parere contrario dell’Autorità garante della concorrenza  e del mercato e l’osservanza della normativa comunitaria e costituzionale. La percorribilità di tale opzione presenta quindi una aleatorietà nei tempi – 6/9 mesi nell’ipotesi più favorevole di accordo del Governo italiano – e negli esiti del percorso. E, con la spada di Damocle quando, a febbraio, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, potrebbe esserci una crisi di governo con eventuale fine anticipata della legislatura.  Elezioni che, come nel gioco dell’oca, riporterebbe il nostro percorso alla “case départ”.

Pur rimanendo, in ogni caso, la norma di attuazione l’opzione preferibile,in assenza di mutamenti del quadro normativo, la riassegnazione delle concessioni dovrà avvenire secondo quanto stabilito dal decreto semplificazioni e successive modificazioni.

LE SOLUZIONI ALTERNATIVE

E’ indispensabile,  pertanto,  prepararsi a tale ipotesi, prefigurando, oltre alla norma di attuazione, diverse soluzioni alternative.

Escludendo, per ovvi motivi di governance e l’ipotesi del partenariato pubblico-privato - il partner, in contropartita dell’esborso finanziario, vorrà sicuramente, anche per superare i limiti della Madia, consolidare CVA al suo interno ed assumerne la guida strategica ed industriale, con perdita del controllo da parte della Regione e prevedibili riflessi sul piano occupazionale – e , fatta salva la sua praticabilità con l’aggiunta della procedura di evidenza pubblica per la scelta del socio privato - la società a capitale misto pubblico-privato, rimane l’ipotesi della gara con procedura di evidenza pubblica.

A tal fine, risolto il possibile e richiamato conflitto di interessi, per scongiurare il rischio di aggiudicazione ad altre società, bisogna mettere la CVA nelle condizioni di poter competere con fondate probabilità di successo, definendo percorsi e soluzioni tecniche  ed economiche innovative. Mi riferisco, ad esempio, alla formulazione  e ai contenuti del bandodi gara con opportune misure di compensazione ambientali e territoriali e clausola sociale, all’ammontare dei canoni, ad un piano di investimenti, di manutenzioni straordinarie e di rinnovamento degli impianti esistenti in funzione dell’ammontare dell’equo indennizzo a carico del concessionario subentrante,allaseparazione societaria tra gli asset idroelettrici e le altre fonti di energia rinnovabile.

Nel frattempo, Cva è stata autorizzata ad emettere due bond quotati sul mercato regolamentato per un importo di 500 milioni di Euro, di cui 50 già collocati, a copertura del fabbisogno finanziario del Piano strategico 2021-25 dell’importo di  617 milioni di Euro.  Fatto di rilievo non solo per l’attuazione del Piano, ma anche  perché, se associato al superamento del vincolo temporale  in essere, potrebbe finalmente consentire alla Cva di uscire dal perimetro della Madia.  

UNA OPZIONE ULTERIORE

Peraltro, si dovrebbe  perseguire anche una ulteriore opzione. Visto che la Direzione generale della concorrenza dell’Unione Europea, nel settembre scorso ha archiviato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia in materia di concessioni idroelettriche e considerato che l’Italia è l’unico Paese che ha messo in gara le proprie concessioni idroelettriche, mentre alcuni Paesi le hanno perpetue o con durata superiore agli 80 anni, vi sono, infatti,  le condizioni per riproporre una proroga generalizzata delle concessioni in scadenza, evitando in tal modo possibili scalate esterne. E questo, in considerazione e della rilevanza strategica delle stessee della necessità di allineare la durata dei titoli concessori a quella degli altri Paesi, tramite  una rilettura dell’impianto normativo del regime concessorio delle rinnovabili e delle idroelettriche. In tal modo, si favorirebbe lo sblocco  degli  investimenti necessari anche per assicurare l’auspicata transizione energetica e si darebbeun forte impulso al rilancio dell’economia locale.

Inoltre, si disporrebbe di tempo aggiuntivo. Fattore non marginale, in particolare per la Valle d’Aosta. Infatti, il tempo continua a scorrere, inesorabile, e le scadenze si avvicinano pericolosamente e con loro, in caso di mancanza di atti concreti, i connessi poteri sostitutivi dello Stato.

LE BUONE INTENZIONI NON BASTANO

Le buone intenzioni non bastano, visto che, se non si concretizzano, delle stesse sono lastricate le strade dell’inferno. Considerato poi che i tempi valdostani sono ulteriormente dilatati ed indefiniti, ulteriore tempo ci consentirebbe di meglio finalizzare, rispetto a quanto fatto finora, le volontà espresse.

E’ un auspicio, una sollecitazione ad agire ed a farlo in fretta.  Perché se è vero che “avant l’heure c’est pas l’heure” è però altrettanto vero che “après l’heure ce n’est plus l’heure”.

Dobbiamo, in effetti, assolutamente scongiurare un paradosso ed evitare una perdita dolorosa.

EVITARE LA “POLITIQUE POLITICIENNE”

Nello stesso momento in cui, come Valle d’Aosta, ci siamo riappropriati di un nostro diritto - le acque finalmente proprietà demaniale regionale - ne perdiamo la disponibilità e tutti i connessi e numerosi benefici economici, finanziari, occupazionali ed ambientali. Consentitemi di citarne uno solo, peraltro particolarmente significativo. Dal 2001 al 2018 (ultimo dato disponibile),  CVA ha distribuito alla Regione dividendi per 614 milioni di Euro e versato delle imposte per 2 miliardi e centoventiquattro milioni di Euro. Un totale di due miliardi e sette centotrentotto milioni di Euro in 18 anni, con un incremento del 624% rispetto al valore di acquisizione, messi a disposizione delle Regione per realizzare le sue politiche in campo culturale, economico e sociale. Sarebbe veramente folle doverci rinunciare a causa della nostra inerzia, a causa di una “politique politicienne” espressione di una classe politica quasi esclusivamente attenta all’interesse ed al consenso particolare ed immediato, ma priva di visione e di progettualità.

OLTRE AL DANNO, LE BEFFE  

Il Presidente Dino Vierin conclude il Suo “Rapporto” facendo riferimento alle fonti.

“Fonti: Dr. Paolo Farinet. Statuto speciale Valle d’Aosta. Dr. Renato Barbagallo. Prof. Robert Louvin. Avv.to Hébert D’Hérin. Normativa relativa al settore idro-elettrico. Verbali sedute commissioni consiliari Consiglio regionale Valle d’Aosta. Risoluzioni, provvedimenti e deliberazioni Consiglio Valle e Giunta Regione autonoma Valle d’Aosta. Lettere di costituzione in mora indirizzate al Governo italiano da parte della Commissione europea. Documentazione varia CVA”.

Gian Franco Fisanotti

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore