Avviate nel 1996 e condotte dall'allora giovane sostituto procuratore David Monti, si chiamano 'Phoney Money' e 'Operazione Lobbing' le due più inquietanti e forse più pericolose (per chi e perchè sta al lettore immaginarlo) inchieste della Procura di Aosta, volte a smantellare la 'Cupola delle cupole', capace di tessere una fittissima rete di intrecci occulti a livello internazionale. Rete che, secondo le ipotesi accusatorie, tra truffe miliardarie e creazioni di lobby di potere nelle sue maglie avrebbe catturato vertici mafiosi, faccendieri di spicco, potenti funzionari dei servizi segreti italiani e statunitensi, piduisti, leader politici e loro portaborse. Due inchieste - iniziate quasi per caso analizzando i conti correnti e i contatti di due presunti truffatori locali che avevano in agenda numeri telefonici di Vip e politici di spicco - concepite in un ufficio di pm al secondo piano del Palazzo di Giustizia in via Ollietti, e abortite con procedura di archiviazione nella stanza di un gip al primo piano dello stesso Palazzo dopo mesi di interrogatori (tra gli interrogati anche Paolo Berlusconi e furono convocati ad Aosta persino il capo della Cia e il Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che chissà perchè non venne...), notifiche di arresti cautelari e avvisi di garanzia inviati ai quattro angoli del mondo.
Tra gli indagati 'chiave' di Phoney Money e Operazione Lobbing, figurava Gianmario Ferramonti, affarista, leghista della prima ora a fianco di Gianfranco Miglio poi di Umberto Bossi, accanito sostenitore del padre della P2 Licio Gelli e consigliere della Pontidafin, l'allora potentissima finanziaria della Lega Nord, finito in galera nell’aprile 1996 accusato dal pm Monti di una megatruffa internazionale con titoli rubati e falsificati e con obbligazioni emesse dalla Repubblica di Weimar negli anni Venti. Altro nome di spicco nelle due inchieste, quello dell'italoamericano Enzo De Chiara, faccendiere residente negli Usa, vicino alla Cia e amico di Bill Clinton come di altri 'potentissimi', che insieme a Ferramonti avrebbe operato in Italia per creare una lobby politico-affaristica in grado di condizionare la vita politica italiana.
In tanti in Valle d'Aosta e non solo - durante i mesi in cui il pm aostano lavorava giorno e notte per demolire la 'Cupola' che lui riteneva coinvolta in mille vicende illecite e oscure - si diedero da fare per ridurre a semplici speculazioni giudiziarie, quando non a mere farneticazioni di un magistrato in carriera, le indagini di 'Phoney Money' e 'Operazione Lobbing'. Tanto tuonò che piovve e alla fine chi aveva scommesso sull'archiviazione vinse: dopo aver occupato pagine e pagine di testate locali, nazionali e internazionali (in Nicaragua, Stato coinvolto per l'emissione di falsi titoli per miliardi di dollari, il fascicolo di Monti fece tremare il palazzo presidenziale) le due inchieste si arenarono e morirono quasi improvvisamente. L'allora procuratore capo ad Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, avocò a sé i fascicoli, David Monti chiese e ottenne rapido trasferimento alla Procura di Firenze ("peccato che hanno già arrestato il Mostro...", ironizzò qualcuno) e il giudice delle indagini preliminari mise il timbro 'si archivi' sui mastodontici faldoni. I nomi di Ferramonti e De Chiara sparirono dalle scene come revénants esorcizzati da una casa infestata.
I revenants, appunto, ritornano
Lunedì 4 gennaio 2021, ieri, puntata di Report su Raitre: Sigfrido Ranucci ripercorre le stragi di mafia degli anni Novanta, quelle di Falcone e Borsellino sì, ma anche quelle contro il patrimonio artistico italiano che avranno il culmine con la strage in via Dei Georgofili a Firenze. Ranucci e i suoi inviati tratteggiano il mosaico nero di quegli anni, riportano a galla il mistero dell'Agenda Rossa di Borsellino, scomparsa nelle prime ore dopo la sua tragica morte. E spiegano che la mafia, dopo quegli attentati, si buttò in politica, cercando di condizionarla dall'interno, avvicinandosi sempre di più ai potentati massonici ma anche al mondo delle 'Leghe' che dopo la creazione della Lega Nord in Lombardia si stava affermando in tutta Italia. Nacquero così la 'Lega Meridionale', la 'Lega Siciliana' e altri Movimenti simili, tutti controllati dalle mafie per infiltrare le Amministrazioni locali e nazionali, nonchè per svolgere un'operazione di negativo 'restyling' sul lavoro svolto da Falcone e Borsellino.
Movimenti politici ideati e promossi, rivela l'inchiesta di Report, nientemeno che da Gianmario Ferramonti ed Enzo De Chiara, le figure chiave di 'Phoney Money' e 'Operazione Lobbing', inchieste che però il format ricorda vagamente senza citarle. Ed eccolo comparire sullo schermo dopo 24 anni di lontananza dai riflettori il Ferramonti, che sorridente dichiara al giornalista di essere un 'Gelliano' e parla di De Chiara come di un uomo 'straordinario'. Eccoli lì nuovamente alla ribalta Ferramonti e De Chiara, le due ossessioni del pm David Monti che voleva scoperchiare la 'Cupola delle cupole' e che invece quasi gli costarono la carriera (oggi è applicato alla Direzione distrettuale antimafia-Dda al tribunale di Milano).
Non c'è suggestione investigativa in un programma televisivo qual'è Report: i giornalisti non possono permettersi il lusso di speculare su presunti reati se non vogliono finirci loro, in galera. Sigfrido Ranucci dunque fa parlare i fatti, le carte e soprattutto i protagonisti, che non si tirano indietro; raccontano le loro verità, suggeriscono ipotesi, aprono finestre sul passato.
Phoney Money e Operazione Lobbing dovevano "frantumare un sistema globlale di malaffare" disse una volta il pm Monti ai cronisti, invece riposano il sonno perpetuo negli archivi impolverati del Palazzo di Giustizia di Aosta. Ma l'intensità della presunta, inimmaginabile portata di quei faldoni, dopo lunedì sera è tornata a premere contro i cassetti che li tengono prigionieri.