In quanto 'autonoma' rispetto ad altri atti autorizzatori inerenti un progetto edilizio o stradale, invece di semplificare i procedimenti li complica. Ecco perchè, ritenendola illegittima, la Corte costituzionale ha bocciato la disciplina regionale valdostana sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via), che secondo i giudici va in direzione contraria alla semplificazione degli atti pubblici come invece vuole lo Stato.
In base alla legge regionale ora impugnata dalla Consulta, il provvedimento di Via contiene le condizioni ambientali per la realizzazione, per l’esercizio o per la dismissione dei progetti e l’autorizzazione "od ogni altro titolo abilitativo alla realizzazione dei progetti sottoposti a Via, rilasciati dalle strutture regionali, dai Comuni o Unités, devono comprendere almeno le seguenti informazioni: il provvedimento di Via; le prescrizioni per evitare, prevenire o ridurre e, se possibile, compensare gli impatti ambientali negativi e significativi, nonché le misure di monitoraggio da adottare”.
Proprio queste prescrizioni secondo la Corte sono contrarie alle norme statali che prevedono un provvedimento autorizzatorio unico cioè, spiega la Consulta, “una determinazione motivata comprensiva di tutti i titoli abilitativi necessari alla realizzazione del progetto”.
Dichiarando l’illegittimità costituzionale della legge, la Consulta spiega che “l’esercizio di una competenza legislativa regionale può incrociare la disciplina statale volta alla tutela di uno o più valori ambientali (o viceversa); solo in tali casi si può operare un attento bilanciamento fra la normativa regionale, che introduca livelli più elevati di tutela ambientale, e quella statale posta direttamente a tutela degli stessi.”
Inoltre “l’aggravamento delle procedure di Via non può produrre di per sé il miglioramento di standard ambientali” quindi si renderebbe inutile.













