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Zona Franca | 16 novembre 2018, 10:53

Aosta: Il Comune risponde alla lettera del Mouv sull'assistenza alla signora deceduta

Aosta: Il Comune risponde alla lettera del Mouv sull'assistenza alla signora deceduta

A seguito della pubblicazione su alcuni organi di informazione di una cosiddetta “lettera aperta”, inviata a tutte le redazioni, a firma di Manuel Voulaz e Tania Piras, referenti della sezione di Aosta del partito “Mouv”, l’Amministrazione comunale dichiara che quasi nessun particolare della “storia” “raccontata” dai due signori corrisponde a verità: spesso si tratta di informazioni distorte o interpretate a loro uso e per le loro finalità, quando non palesemente false.

La triste vicenda della signora deceduta qualche giorno or sono era ovviamente ben nota a questa Amministrazione e ai servizi attivi sul territorio: non è quindi necessario un grande sforzo per confutare le falsità diffuse attraverso il testo, anche se dispiace che i fatti dolorosi di una vita terminata da pochi giorni vengano utilizzati a fini propagandistici attraverso la diffusione di notizie inventate, per confutare le quali è necessario coinvolgere le redazioni degli organi di informazione in una lunga, ma indispensabile, attività di “verifica dei fatti”, ancor più necessaria nell’epoca delle “bufale” e delle “fatiche letterarie” di mitomani che sempre più spesso circolano sul web o via e-mail.

La prima palese falsità è a inizio lettera laddove viene scritto che l’assistente sociale che aveva preso in carico la persona era la stessa che si occupava anche dell’amministrazione del suo patrimonio finanziario.

A farlo era, ovviamente, un’altra persona che, a beneficio dei due scriventi, si chiama “amministratore di sostegno”, e viene incaricata dal Tribunale.

La signora in questione era assegnataria di una casa, scrivono gli autori, “spoglia non vi sono mobili, non c’è una cucina per preparare un pasto caldo”.

L’alloggio era spoglio perché, come tutti gli alloggi di Erp, viene consegnato agli affittuari non ammobiliato.

La “lettera” continua “…e se per il pranzo… può andare al GB Festaz, alla sera, quando rientra a casa, ad attenderla vi è unicamente lei, la solitudine. Il buio e la solitudine: già perché la casa della signora è senza corrente, ormai da molti, molti giorni. Nessuna luce, ma neppure l’acqua calda per potersi lavare. Spesso L.V. è senza le necessarie medicine, senza i pannoloni di cui ha necessità, a volte per giorni.

Per quanto riguarda i pasti, la signora pranzava nel centro diurno “JB Festaz” e, pur non avendo problemi di deambulazione, in ragione di altre problematiche veniva sempre accompagnata da un servizio di trasporto per la mensa attivato dall’assistente sociale. Alla sera, pur avendo la possibilità di essere accompagnata per il medesimo servizio anche per la cena, la signora ha sempre preferito non recarsi nella struttura.

Quanto alla mancanza di acqua calda, la signora ha sempre utilizzato i servizi e le docce del centro diurno, mentre all’acquisto delle medicine, come conferma, la relazione dell’assistente sociale, ha sempre provveduto autonomamente. Per tale necessità la signora disponeva di una somma prestabilita.

La lettera prosegue dicendo che la vita della signora era cambiata radicalmente in seguito alla conoscenza di un’associazione attiva sul territorio (della quale uno dei due autori della lettera è, guarda caso, membro).

La presidente – dice la lettera - si attiva e immediatamente vengono pagate le bollette arretrate e la corrente viene ripristinata”.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una falsità. Le bollette arretrate e quelle successive fino alla scomparsa della donna sono state pagate dalla Caritas su iniziativa dell’assistente sociale.

Nella lettera si legge poi: “I volontari procurano e montano un boiler per l’acqua calda, procurano le medicine, i pannoloni e persino un divano sul quale… può finalmente riposare”.

Queste affermazioni relativamente al boiler, ai pannoloni e al divano corrispondono al vero.

Si omette, però, di dire che tutte queste iniziative erano state concordate dall’associazione insieme all’assistente sociale.

Infatti, come spiega l’operatrice professionale nella sua relazione “la sig.ra Ventrini, presidente dell’associazione, si era messa in contatto con la scrivente per segnalare la situazione di estremo bisogno della signora... In un colloquio avvenuto in data 19/9 la scrivente aveva raccolto la disponibilità dell’associazione ad aiutare la sig.ra in alcune necessità (si era  chiarito che la sig.ra aveva bisogno soprattutto di un boiler e di elettrodomestici per la cucina, e si sperava di poterli reperire, usati, da privati che non ne avessero bisogno). L’Associazione aveva poi liberamente deciso di acquistare un boiler nuovo per la sig.ra, le aveva regalato un divano, e in data 1/11 era in procinto di consegnarle alcuni mobili per la cucina”.

Inoltre, per la necessità dei “pannoloni”, l’assistente sociale aveva già da alcune settimane presentato domanda per ottenerli a cura del SSN, così come, già dalla fine del mese di agosto, aveva presentato richiesta agli appositi servizi regionali affinché il magro assegno di invalidità della signora fosse integrato con un contributo economico. Le relative pratiche erano in corso.

Si giunge, purtroppo, alla descrizione dei momenti immediatamente successivi al rinvenimento e al ricovero della signora, interessata da un episodio acuto e gravissimo, senza alcun sintomo precedente. L’assistente sociale che, è bene ricordarlo, non un’operatrice di sostegno, e quindi non accudisce e cura le persone che prende in carico per 24 ore al giorno, ricorda nella sua relazione di aver incontrato la signora “il giorno precedente, 31/10, intorno alle 15,30. La sig.ra quel giorno si era recata normalmente al centro diurno, ed aveva effettuato una visita medica accompagnata dal servizio di assistenza domiciliare. Con nessuno aveva lamentato malesseri che potessero far nascere il sospetto che si potesse verificare nel giro di poche ore un problema sanitario così importante”.

Il testo continua con l’accusa all’Amministrazione comunale e all’assistente sociale di aver fornito scarsa considerazione alle richieste di collaborazione provenienti dall’associazione.

Anche in questo caso la falsità di tali dichiarazioni è palese. Come ricordato, tra l’associazione e l’assistente sociale era avvenuto un incontro per concordare le modalità di sostegno alla signora, seguiti da alcuni contatti telefonici.

Dal canto suo l’attuale assessore alle Politiche sociali, Luca Girasole, a inizio settembre, un mese dopo la nomina assessorile, aveva incontrato i rappresentanti dell’associazione per definire un percorso di collaborazione, mentre lo scorso 20 settembre era stata l’intera Giunta a ricevere una delegazione dell’associazione a margine di una riunione dell’esecutivo comunale, unico caso negli ultimi mesi, e questo nonostante la scarsa rappresentatività dell’associazione stessa, formata, a quanto risulta, da una decina di persone, in rapporto alla popolazione del quartiere. Su tale incontro, peraltro, la presidente dell’associazione aveva espresso commenti positivi puntualmente riportati dalla stampa locale.

La “lettera” prosegue dichiarando: “Com’è possibile che una signora in tali condizioni psicofisiche, seguita dall’assistente sociale, nonché sua tutrice economica, con un servizio domiciliare e un’ulteriore assistenza da parte della custode sociale si ritrovi abbandonata e debba intervenire in modo così importante un’associazione di volontariato?”

Al di là delle falsità e delle inesattezze già contestate, ci preme segnalare che, oltre agli incontri di persona con l’assistita, dal mese di giugno 2018, data della presa in carico, erano stati attivati in favore della signora da parte dell’assistente sociale:

- frequenza al centro diurno del J. B. Festaz (centro diurno privato) dal lunedì al venerdì, per tre ore al fine di assicurare alla sig.ra un pasto quotidiano adeguato dal punto di vista dietetico, un monitoraggio sanitario (presso il centro diurno è presente un’infermiera che con regolarità controllava i parametri vitali), l’aiuto per la cura dell’igiene personale, in particolare l’effettuazione della doccia settimanale;

- attivazione del servizio regionale di trasporto disabili (indispensabile a garantire la frequenza costante al centro diurno, in mancanza del quale la sig.ra frequentava in maniera discontinua) con l’aiuto dei custodi sociali;

- riattivazione di un servizio di assistenza domiciliare quotidiano dal lunedì al venerdì per un aiuto nella cura dell’igiene della casa e della biancheria, e l’accompagnamento alle visite mediche;

- predisposizione e invio di una domanda di contributo economico in Regione con richiesta di anticipo (che era stato concesso ed erogato) di alcune somme per necessità urgenti (attivazione servizio di trasporto disabili e pagamento di bollette della luce arretrate, per cui la sig.ra era stata alcuni giorno sprovvista di corrente elettrica).

La “lettera aperta” si chiude affermando: “Se il servizio sociale fosse intervenuto in modo puntuale e avesse agito con serietà ed etica la signora sarebbe forse ancora viva?”

Su questa disgustosa dichiarazione non ci sono rilievi da muovere, se non che l’Amministrazione comunale sta valutando con i propri legali se e come meglio procedere. Identica iniziativa, peraltro, sta valutando l’Ordine degli assistenti sociali a tutela del buon nome e della professionalità propria e, soprattutto, di quelli della professionista ingiustamente accusata.

Comune Aosta

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