Secondo la Procura di Aosta "il fenomeno del voto di scambio crea preoccupazione" perché si tratta di "un terreno di elezione classico della criminalità organizzata che, in modo molto evidente, dà dei frutti significativi, che sono dei frutti avvelenati, proprio in Valle d'Aosta". E' quanto emerge dalla trascrizione dell'audizione del 14 febbraio scorso del sostituto procuratore, Luca Ceccanti, davanti alla prima commissione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, riportata nella bozza di relazione riguardante l'attività di Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata in Valle d'Aosta. Il documento è stato approvato ieri dall'organismo consiliare e sarà esaminato nella prossima seduta dell'assemblea regionale.
"Pur non essendoci un'evidenza processuale, in questo momento, di voto di scambio elettorale politico-mafioso (non essendo state rilevate condotte coercitive o di intimidazione che attestino che il mercimonio dei voti passi attraverso le forme classiche della criminalità mafiosa)" il magistrato davanti ai commissari ha fatto "tuttavia rilevare la presenza del fenomeno, che è più insidioso e molto più preoccupante, soprattutto in realtà molto piccole come quelle valdostane, dell'accaparramento dei voti che arriva fino a forme molto più insidiose, che trovano terreno di coltura molto fertile nell'anomalia - tutta valdostana e che non ha eguali in questo Paese - del sistema delle società partecipate".
"È evidente - si legge ancora nella trascrizione dell'audizione del sostituto procuratore di Aosta - che questa galassia di Srl e Spa, a cui si aggiunge tutto un coacervo di Comitati, Associazioni e Fondazioni, comporta opportunità di guadagno e di accesso, sia in termini di posti di lavoro che di cariche". Inoltre "il sistema, anche se non direttamente legato a forme tipiche di espressione della criminalità organizzata, manifesta un esercizio rigido del potere".
"Aggiunge, senza riferirsi a persone o a forze politiche, - viene ancora riferito nel documento - in particolare, che è però un dato indiscutibile questa rigidità di esercizio del potere, che è poco fisiologica, perché il potere, in democrazia, si esercita in forme elastiche, fluide e partecipative, cosa che questo sistema non garantisce".
E dall'audizione del 16 novembre 2017 del comandante dei carabinieri del Gruppo Aosta, il tenente colonnello Emanuele Caminada, emerge che "rispetto alle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, "esiste la presenza di un substrato culturale favorevole a questo tipo di fenomeno". "Il problema principale - si legge nel documento - è rappresentato dal fatto che, se non c'è un'attenzione nel rivolgersi alle forze dell'ordine, per i carabinieri è difficile poter captare quei segnali che possono mettere in moto un'attività investigativa articolata e complessa". Sul fenomeno è "in atto una costante attività di monitoraggio anche con i reparti della Calabria".
È evidente - si legge ancora nella trascrizione dell'audizione del sostituto procuratore di Aosta - che questa galassia di Srl e Spa, a cui si aggiunge tutto un coacervo di Comitati, Associazioni e Fondazioni, comporta opportunità di guadagno e di accesso, sia in termini di posti di lavoro che di cariche". Inoltre "il sistema, anche se non direttamente legato a forme tipiche di espressione della criminalità organizzata, manifesta un esercizio rigido del potere".
"Aggiunge, senza riferirsi a persone o a forze politiche, - viene ancora riferito nel documento - in particolare, che è però un dato indiscutibile questa rigidità di esercizio del potere, che è poco fisiologica, perché il potere, in democrazia, si esercita in forme elastiche, fluide e partecipative, cosa che questo sistema non garantisce".