Il simbolo di questa festa è un fiore, la mimosa, scelta nel 1946 dall'Unione Donne Italiane per essere poco costosa e perché è una delle poche piante ad essere fiorita a marzo. Eppure è ancora lunga la strada per la parità. Lo dimostrano le tante discriminazioni ancora i atto; le prevaricazioni, il sessismo dilagante e le tante donne vittime di violenze e femminicidi.
Nel nostro piccolo, nel 2019, in Valle d’Aosta sono stati accertati 33 i casi di violenza domestica o abuso sessuale e come non bastasse sono oltre cento le donne ospitate in strutture protette. Nel 1992 da Diana Russell nel libro Femicide: The Politics of woman killing, ha parlato di “una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna proprio perché donna. Quando parliamo di femminicidio quindi non stiamo semplicemente indicando che è morta una donna, ma che quella donna è morta per mano di un uomo in un contesto sociale che permette e avalla la violenza degli uomini contro le donne”. E quest’anno l’8 marzo non sarà come gli altri.
La Giornata internazionale dei diritti della donna che da anni coincide con un giorno di 'attenzione' generale, allegra per la festa, mimose donate, cene fuori all'insegna della sorellanza, persino ultimamente collezioni di moda a tema giallo, rabbiosa per i cortei femministi, è pesantemente ridimensionata per l'emergenza coronavirus e per le misure di contenimento varate nel Dpcm del 4 marzo.
Saltano i cortei ma si scelgono "altre forme di visibilità, azioni diffuse, comunicazioni social, flash mob, campagne di protesta in streaming". In molti comuni sono già state inaugurate Le Panchine Rosse. Nel pomeriggio dell’8 marzo 2020 all’Arco d’Augusto doveva essere inaugurata una Panchina Rossa contro il femminicidio ben sapendo che per femminicidio non è solo togliere la vita ad una donna ma è sufficiente bullizzarla, violentarla anche sul piano psicologico. Ma a causa del coronavirus l'iniziativa è stata rinviata.
Sono state prese decisioni definitive, vista la situazione sono stati annullate tante manifestazioni; prima di tutto per senso di responsabilità, per evitare di stare insieme in situazioni di sovraffollamento pur se all'aria aperta, anche se si ricorda, la stessa responsabilità che si esercita quotidianamente contro le donne.
E il costo dell'emergenza ricade, è facile constatarlo in questi giorni, soprattutto sulle donne lavoratrici. Ma i temi che hanno portato in piazza le donne in questi anni, ultimamente sull'onda internazionale del #Metoo, restano di enorme attualità: dalla conta infinita dei femminicidi - 15 morti dall'inizio dell'anno di cui uno alla vigilia di questo 8 Marzo, 75 nel 2019, più le centinaia di casi di violenza, per non parlare del gap economico.
In occasione della Giornata internazionale della donna, ricordare le parole del Papa sulla figura femminile capace di far rinascere l’umanità, di dare speranza al mondo, di essere solido fondamento della Chiesa può fare bene. “La donna ha detto il Santo Padre - è colei che fa il mondo bello”.
Di più: “Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità. Quante volte il corpo della donna viene sacrificato sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia, sfruttato come superficie da usare. Va liberato dal consumismo, va rispettato e onorato; è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati! Oggi pure la maternità viene umiliata, perché l’unica crescita che interessa è quella economica. Ci sono madri, che rischiano viaggi impervi per cercare disperatamente di dare al frutto del grembo un futuro migliore e vengono giudicate numeri in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore”.
Oscar Wilde ha scritto: “Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto il fiore” e i fiori non si calpestano.
8 MARZO PERCHÈ
Il 25 marzo del 1911 cadde la goccia che fece traboccare il vaso: nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Questo è probabilmente l'episodio da cui è nata la leggenda della fabbrica Cotton. Da quel momento in avanti, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono.